San Valentino: l’amore non è mai “commerciale”

La cosa che odio di più di San Valentino

prima dei peluches trash a forma di scimmia che dicono “I love you”, più delle scatole impilate di Baci Perugina nei bar tutte uguali o peggio, delle frasi che ci sono dentro, più del marketing selvaggio e dei ristoranti pieni. Più delle rose a cinque euro l’una (Dio ci scampi se dovessero davvero servircene dodici quei giorni per qualche motivo), più delle poesie smielate che continua a suggerirmi Google quando stavo cercando una maschera per capelli. La cosa che odio di più di San Valentino è la gente che odia San Valentino nascondendosi dietro al solito “è una festa commerciale”, “in fondo l’amore lo puoi celebrare tutto l’anno”.

Certo. Pure il Natale e il mio compleanno, ma di preciso…quando?!

Siamo gente piena di impegni e se non fosse fissato che Gesù nasce il 25 dicembre sono sicura che saremo capaci di rimandare pure quello di qualche giorno per finire di fare i biscotti e tutte le altre cose che anche quest’anno non avevo terminato. Figurati per la festa dell’amore, quello che di solito, se non ci fosse un 14 febbraio ogni anno, verrebbe sempre dopo la spesa, i colloqui dei figli, la riunione di lavoro, Di Caprio in TV, il tempo per ritrovare me stessa e quei 4628286 calzini spaiati. Se c’è una cosa che può sempre aspettare un po’ di più di tutto il resto, mi rendo conto che quello è il tempo di coppia: per carità, sarà che l’altro ci appare una certezza ed è bello che sia così, un qualcosa che c’è sempre lì, ad aspettarci, ma è proprio per questo “esserci” che diamo per scontato che spesso lasciamo il rapporto a fare le ragnatele sulla mensola pur passandoci davanti tutti i giorni. Ecco che allora San Valentino serve eccome: quella data sul calendario, per quanto svuotata di senso e bla bla (inserire qui tutta la retorica sulle feste che sono diventate solo motivo di vendite e incassi al super), è lì a ricordarmi nero su bianco che devo dare quel tempo all’amore, che devo festeggiarlo, che almeno oggi non ci sono scuse che reggano, che se anche non abbiamo voglia dobbiamo impegnarci perché no, “speciale” e “romantico” e “diverso dal solito” non accadono per caso.

Non ultimo mi ricorda che dono immenso ho ricevuto da Dio. E per farlo ci vuole una torta a forma di cuore, ci vogliono candele, ci vogliono foto di quando ancora avevamo voglia di impegnarci e sceglievamo con cura pure i calzini prima di vederlo. Ci vuole un outfit speciale, il reggiseno di pizzo. Ci vuole un fiore, uno e un pensiero, qualunque esso sia. Il tempo esclusivo di una cena, una colazione diversa. Ci vuole impegno e una voglia che spesso ci manca perché pensiamo che in fondo vada sempre bene così, ma far sentire l’altro speciale è farlo sentire proprio quel dono di Dio che abbiamo ricevuto. E si può dire anche senza comprarli i cioccolatini o con le lasagne fatte a casa se non volete andare al ristorante.

In ogni caso, festeggiamolo, l’amore.

Facciamo vedere anche ai nostri figli che ci teniamo, che mamma e papà si amano, che il tempo a volte sembra appannare i sentimenti, ma loro sono sempre lì. Che l’amore è una scelta e è anche essere un po’ folli, come seguire una “stupida” festa commerciale e comprare dodici rose al prezzo di una Porsche.

C’era un tempo in cui l’abbiamo fatto.

Se c’è una cosa che San Valentino non è la festa dell’amore frivolo: quello che celebriamo è un amore impegnato, uno che si dona, che ti chiede “vuoi diventare martire con me?”. E allora no, non c’è bisogno neanche che sia una festa spontanea o “sentita”: c’è bisogno che ci mettiamo impegno e volontà. Queste sono cose davvero poco commerciali, difficili da trovare di questi tempi, più costose della cena per due da Cracco il 14 febbraio.
Festeggiate: non abbiate paura di essere banali, incoerenti, vulnerabili, pazzi. In fondo, quell’amore che oggi sembra scontato e serio, è cominciato proprio così! Ricordate?

 

DISCLAIMER: l’immagine non è di nostra proprietà. By Fetcaldu da Pixabay

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