Simone, la croce, il travaglio

cose di lassùIl dolore fa paura, è umano, è normale. A diciannove anni ho dovuto sottopormi ad una biopsia al midollo osseo, avevo paura e ho provato tanto dolore. Nessuno vorrebbe soffrire, se potessimo evitare il dolore, ogni tipo di dolore, lo eviteremmo. È umano ed è normale.

Ma poi c’è tutto il resto, c’è altro, c’è che dentro abbiamo l’attrazione verso l’Eterno. Giovanni Paolo II disse “L’uomo somiglia più a Dio che alla natura”. Abbiamo dentro quel respiro di vita divino, quel richiamo alle cose di lassù. E questo non c’entra nulla col credere o non credere, anche chi vive lottando ogni giorno contro l’evidenza di quel richiamo, anche chi disprezza quel mondo, il mondo dei sacramenti, della Chiesa, della fede, ha dentro, che lo voglia o no, quell’attrazione.

Siamo chiamati ad essere di più della sola carne e di quello che il mondo ci chiede, siamo chiamati ad essere come quel Cristo, figlio di Dio.

È finita da un mese o poco più la quaresima, tempo speciale per ripulire il cuore dalla muffa e per esercitarlo ad aprirsi all’ascolto di quel Padre. Se solo un attimo ci siamo fermati e abbiamo girato tutti i nostri pensieri confusi verso Gesù che vive la passione allora abbiamo fatto qualcosa. Se poi abbiamo continuato e abbiamo pensato a come poter noi, piccoli, finiti e deboli, aiutarlo a portare quella croce pesante, come fece Simone il Cireneo, allora questa quaresima è stata fatta bene.

Anche io voglio essere come Simone, anche se sono paurosa, anche se alla vista di un ago mi gira la testa, anche se ad ascoltare le mie care amiche che raccontano i particolari del parto temo sempre di rimettere di stomaco, anche se sono debole e incapace nella maggior parte delle cose, voglio essere come Simone. Anche Simone aveva paura del dolore e probabilmente la prima cosa che ha pensato è stata “Perché proprio io? Non ho fatto niente di male per meritarlo, perché io e non quello che ruba, che uccide, che tradisce? Perché proprio io devo aiutare quest’uomo a portare la sua croce, così pesante? Tutti mi vedranno, mi umilieranno, sarò vicino a lui, lui che è stato condannato e io che invece sono innocente.” Questo all’inizio. Poi Simone ha preso la croce e ha aiutato Gesù, gli ha tolto un po’ di quel peso, lo ha preso su di sé. Me lo immagino, piegato sotto la croce, avrà guardato Gesù negli occhi e avrà visto quanto invece era proprio il contrario, quell’uomo così torturato era in realtà innocente e lui invece, come tutti noi, aveva molto per cui chiedere perdono.

Allora io che voglio essere come Simone penso al parto. Tra un mese, giorno più giorno meno, nascerà una piccolina, e io non vedo l’ora, non vedo l’ora di conoscerla. Ma prima ci sarà il travaglio, ci sarà il dolore, che è un po’ come il calvario e la croce. Il travaglio precede il parto come il calvario precede la morte in croce, e in entrambi i casi il frutto è la vita.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *