Quando i vampiri parlano di anima: perché leggere Twilight

 Pantofolatevi e mettete su una teiera fumante!

Questo è uno di quei momenti in cui si tirano fuori le tazze di porcellana per gli ospiti con tanto di zuccheriera e caraffina del latte, sotto tazze, cucchiaini vintage e tè profumosi, una calda coperta di lana e una valanga di morbidi cuscini. Ecco le nostre chiacchiere da tè d’autunno: Twilight. Sì , lo so. Qualcuna lo odia qualcuna lo ama, qualcuna ce n’ha fin sopra i capelli. Team Edward, team Jacob e ..che-cavolo-di-nome-è-renesmee? Ma questi sono solo dettagli. Qui parliamo del perché questa saga è molto di più di un romanzo vampiresco, che poi come dice mio fratello: se Dracula gli faceva causa il risarcimento sarebbe stato milionario! Ora, io non parteggio mai per i film che scomodano il soprannaturale, per me il soprannaturale è una faccenda seria. Anche quando avevo iniziato a leggerlo mi domandavo con mia sorella se fosse stato il caso di appassionarsi ad una storia che aveva come protagonisti dei bevitori di sangue (che da cristiana mediamente informata dei fatti, associavo a riti spiritici ed evocazioni maligne). Però, man a mano che la lettura prendeva campo e la storia si svolgeva sotto i miei occhi, mi accorgevo che era lontana anni luce dal voler avvicinare al mondo esoterico (cosa che invece non posso dire per Vampire Diarie’s, la cui lettura da parte mia si è conclusa dopo le prime 100 pagine). Più leggevo e più mi ritrovavo, eppure non capivo cosa ci fosse di tanto attraente in quelle pagine.

Una ragazza che non conosce il suo valore e si sottovaluta (Cenerentola o, per quelle come me , “A Cinderella story” perchè Chad Michael Murray è Chad!), una storia d’amore tormentata e impossibile (niente che non avessi visto in Romeo e Giulietta), l’amore del migliore amico (singing all togeather “Oh no it happened again, she’s cool, she’s hot, she’s my friend”), la trasformazione (nulla da invidiare a “Il diavolo veste Prada”, però!) , insomma, niente che potesse sconvolgermi così tanto, dopo tutto.

E invece qualcosa di più per me c’era: perché vivere la storia da protagonista in un libro mi fa sempre cogliere il mio personale punto di vista. Ecco perché Twilight,oltre a farmi compagnia al liceo tra i banchi di scuola, mi ha accompagnata anche tra le riunioni acr e le prove del coro. Scioccata eh.

Punto primo:l’amore.

Il libro ne è pervaso. È l’unica cosa che da un senso a tutti gli avvenimenti: l’amore puro e totalizzante. Troppo assoluto per essere vero, come invece quello in una coppia o tra due sposi, è assolutamente impossibile accostare Edward all’idea reale di fidanzato-marito (e sì, lo so, gli standard di tutte noi ne hanno risentito), impossibile da ritrovare nella vita di tutti i giorni, rendendoci per forza di cose “gelose” di quella perfezione beata che vive tra Edward e Bella. Perché nessun uomo potrebbe amarmi così e la perfezione non è decisamente nelle mie corde. Eppure quell’amore io lo riconoscevo, lo conosco, in effetti, e lo desidero anche oggi, ma soprattutto so che esiste. Ma la ricerca di questo fantomatico ragazzo perfetto, che anche nella storia di umano aveva ben poco, mi ha fatto andare oltre: ho ricollegato chi è Colui che può amarmi così, e che in effetti mi ama già così da molto tempo, da prima che me ne accorgessi. L’avevo visto quell’amore, prima di leggerlo in bianco e nero, e rispetto al Suo amore per me, devo dire che il libro impallidisce! Come nel romanzo, non me lo merito, non me ne capacito, non ne sono totalmente consapevole e neanche in grado di ricambiarlo come si merita, eppure c’è, qualcuno capace di amarmi così c’è: un amore puro, divino, al di là delle smancerie e degli sbaciucchiamenti, un amore che dà la vita per davvero. Ma soprattutto un Amore reale, profondo e totalizzante. Nessuno può competere con un amore così, un amore che è quello che ho io (e anche tu, sottinteso!).

Punto due: il sesso post matrimoniale.

Ero elettrizzata quando ho letto la parte clou del libro: sapere che per una volta in un best seller si portavano avanti dei valori veri è stato uno choc e un grande soddisfazione (anche se non era poi merito mio, ero così orgogliosa della piega che la storia stava prendendo). Finalmente, un punto di vista che coincideva con la mia vita cristiana! Sì ok, ci sono più punti di vista nei libro, e la protagonista fa sembrare la cosa come la semplice volontà di rispettare una regola senza capirla fino in fondo, ma alla fine contro ogni pronostico, si dà spazio a questa idea “antiquata e demodé” dell’attesa. Certo, emerge la critica e l’incapacità del personaggio moderno di comprenderne l’importanza fino in fondo (come potrebbe, in effetti, senza alcun barlume di fede), ma quello che trionfa è il rispetto. Anche senza vere e proprie fondamenta o argomentazioni da parte di lui, anche senza la comprensione totale di lei (diciamo che è più “accordo legato ad un accordo, legato ad un accordo”) comunque, alla fine, per una volta, trionfa l’apertura ad un punto di vista differente, anche quando la maggior parte lo considera vintage e agée! E magari qualcuna avrà riflettuto e fatto i conti con la moda del “tutto e subito”.

Punto tre: è il punto più complicato, sviscerato in tutta la saga ed ovviamente senza risposta, la questione di Dio.

È portata in campo dai personaggi più longevi della saga, che essendo vissuti in un altra epoca, ne rappresentano il retaggio e “l’ultimo baluardo”. È evidentemente in contrasto con i personaggi moderni che, se da un lato si sono lasciati alle spalle qualsiasi capacità di confrontarsi con la spiritualità (Bella), o sono legati per abitudine alle tradizioni (come Charlie), vengono anche rappresentati come confusi e quasi patetici nella loro ricerca di una “religione su misura” che si adatti bene al proprio stile di vita, portando così ad un altalenarsi di scelte a caso, cambiate a piacimento come il corso in palestra (Renée, sempre alla ricerca del proprio equilibrio fisico-mentale, lungi da una vera e sensata ricerca del vero e del bene). Sono però i vampiri più autorevoli del gruppo, Carlisle ed Edward che, distanziandosi dal cammino religioso opprimente e del tutto fuorviante che hanno vissuto in gioventù, non escludono l’esistenza di Dio e fanno riaffiorare in Bella questi interrogativi, per lei del tutto nuovi. Se l’aspetto della presenza di Dio è problematico, quello del punto quattro è più frequente nella trama ed esposto più chiaramente, per quanto lo permetta una trama a tema vampiri:

l’anima.

Non viene messa in dubbio la sua presenza dai personaggi più influenti della saga, e questo è un punto senz’altro a favore. Inoltre, anche se non si capisce molto il ragionamento dietro tale conclusione, Bella, la ragazza tutta modernità e pragmatismo, nella seconda saga del libro, si batte con forza per affermare che, se veramente esiste, anche Edward ne ha una (nonostante la sua natura vampiresca). Comunque lei tutto questo rispetto nei confronti dell’anima non è che lo nutra, e le preoccupazioni riferite ai concetti di inferno-paradiso sono paradossalmente sono legate al personaggio vampiro di Edward. Trovo comunque molto positivi gli approcci degli ultimi due punti: il fatto che queste vedute, del tutto nuove per la protagonista, vengano presentate dal suo ragazzo e facciano breccia nel mondo ateo di lei fino a fargliene valutare l’eventualità. Credo sia quanto di più “riflessivo” si possa chiedere ad un romanzo di vampiri.

Punto cinque: i miei difetti non determinano chi sono.

C’è una cosa che al giorno d’oggi ci stanno facendo dimenticare: la nostra volontà. Ci dicono che no, non si può andare contro l’istinto, che natura chiama e non ci possiamo ribellare, che non assecondare le nostre voglie ci rende solo repressi ed infelici. È la volontà che mi dà la forza di fare del bene, di andare oltre i miei errori, i miei istinti, i miei limiti. Scegliere di essere una persona migliore non è solo una questione di parole e di desiderio: è impegno, forza, determinazione.

Punto sei: il rispetto per la vita,

che emerge dalla decisione di Carlisle di “trasformare” solo chi è in punto di morte, dalla difficoltà Rosalie di accettare la scelta di Bella, dalla avversione di Edward nel trasformarla e soprattutto dalla scelta di lei nel portare comunque a termine la gravidanza che ne sentenzierà la morte.

Il settimo punto è invece quello che mi rimane più caro e che mi ha aiutata più di tutti: la visione della morte.

Nei libri, ogni volta che la protagonista ci si avvicina, si assista alla presenza della morte in modo dignitoso, senza disperazione o estrema angoscia, come una conseguenza naturale della vita, che porta con sé un mistero di pace e completezza. Mentre il passaggio tra natura umana e vampira mi ha personalmente aiutata “visualizzare” (per quanto sia possibile eh!) la nostra morte reale: un passaggio doloroso dove però, all’ultimo battito di cuore, non corrisponde un eterno oblio. La nostra anima, ciò che veramente siamo, la nostra essenza, con la morte non è più fisicamente legata ai battiti del nostro cuore (non lo è mai stata!), ma anche nel primo istante del primo secondo della nostra nuova vita, saremo vivi nella nostra nuova natura (che tanto nuova non è, visto che ci accompagna da sempre!). Non c’è spazio per il vuoto e per il nulla, mettiamoci in testa che noi siamo creature immortali, destinate a vivere ed esistere per l’eternità, senza strani vuoti e oscurità. Perennemente eternamente vivi, solo suscettibili ad un cambio di forma.

Ottavo ed ultimo punto, quello che amo di più: lo scopo della nostra esistenza!

In quante abbiamo invidiato Bella ed Edward che nelle ultime parole del finale si godono eternamente il loro perfetto amore? Bene, vi do una bella notizia: anche noi siamo esseri eterni creati e nati per amare in eterno.. solo che spesso ce ne dimentichiamo!

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