Cosa mi ha insegnato una lattante in otto mesi di vita
No, non è il solito articolo pro vita in cui vi elenco mille motivi per cui un neonato è molto meglio di un adulto. No, questa è tutta una cosa mia personale in cui con molta umiltà dichiaro a tutti voi che mia nipote ad otto mesi sapeva e sa pregare molto meglio di me in 30 anni di esperienza. E dire che non sa neanche parlare. Perché mentre è tutta intenta a imparare le prime parole come su, giù, sì e no, sono ormai un paio di mesi che ha imparato a lanciare bacini. Li lancia a tutti, a comando o a richiesta, quando gli va o quando vuole attirare l’attenzione, ma soprattutto ha imparato a lanciare i bacini quando vede un quadro di Gesù. Eh sì perché (alla faccia che i bambini non capiscono niente) ogni volta che lei vede un crocifisso comincia a lanciargli bacini a tutto spiano. E quando entra in casa dei nonni, per prima cosa cerca il quadro, che giustamente si trova sempre lì, al solito posto, e via bacini.
La fede che tanto vorrei Signore è proprio questa:
una fede che si fida e non domanda, una fede che non ha bisogno di dimostrazioni o di favori, una fede fatta solo di vero sentire.
Ora capisco meglio cosa voleva dire Gesù per volerci tutti bambini, ora mi sembra di capire meglio che tipo di amore mi chiede.
Senza tanti pensieri, senza tante parole, fidarsi di lui, sentire l’amore intorno a noi che ci cambia e che cambia il nostro vivere.
Senza bisogno di miracoli, senza bisogno che quel quadro ci dica qualcosa, ma sentire nel più profondo di noi stessi la dolcezza.
Tante volte cerco chissà quali preghiere, nuove parole che mi aiutino a non distrarmi, ad entrare più a fondo nella preghiera, ad avvicinarmi più a te, quando invece mi alzo la mattina e la prima cosa che penso è al lavoro che mi aspetta ed alla giornata che vorrei passasse il più in fretta possibile.
Mentre invece la prima cosa che fa mia nipote quando entra in casa è girarsi verso quel quadro e cominciare a lanciare i bacini senza sapere neanche lei il perché.
Ma in fondo lei lo sa chi è quella figura che assomiglia tanto a una persona, lei lo sente quando entriamo in chiesa: mamma che si rilassa mentre la coccola tra le braccia, le persone che rispondono insieme con una sola voce, il coro e la musica, papà che con attenzione le fa accendere una candelina mentre le spiega che il fuoco scotta.
Lei lo sente che in quel luogo non si urla, che tutti cambiano tono di voce e che la più piccola vocina risuona potente tra alti archi delle volte tutto intorno (a proposito, non è solo la nostra che urla vero? Soprattutto nei momenti più solenni di silenzio quando il piu piccolo gridolino rimbomba dalle 2 alle 20 volte?). Beh lasciategli provare la gioia di quel gridolino mentre tutti sono in silenzio! Lasciategli provare lo stupore di fronte alle lucine del rosone riflesse sul pavimento di marmo, lasciatele godere quel luogo che più di ogni altro è casa sua. Perché fino a pochi mesi fa lei viveva in quel luogo, lei era sogno e disegno di Dio. Chi più di loro, dei bambini, può insegnarci a riconoscerlo e conoscerlo? Chi più di loro può captare la sua presenza? Perciò non allarmatevi neanche quando in un attimo di disattenzione avrà buttato tutti i libretti del coro per terra!
Mi rendo conto che tu non vuoi la mia fede fatta di capire, fatta di sapere, fatta di dovere. Solo adesso capisco perché tu vuoi loro, perché di me non te ne fai niente. Tu vuoi una fede che non chiede, una fede che non ha bisogno di capire o di vedere.
E i bambini non hanno bisogno di tempi, di modi o di azioni. Loro sentono la tua presenza, e sentire che ci sei gli basta.
E’ questa la fede che tu mi chiedi.
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[…] Fonte: marthamaryandme […]
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