ANDATE

Commento al Vangelo Mt 28,16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”.

Leggi queste parole di Gesù e pensi che questo è un vangelo per i sacerdoti, per i missionari, non certo per te che fai lavaggi nasali, cambi pannolini, smacchi body e cerchi di cucinare verdure verdi rendendole fucsia o con i brillantini magari, visto mai funzionasse.
La tua vita sociale è ridotta all’osso, con questo maggio che sembra ottobre i raffreddori non mollano e per non fare un torto a nessuno uno te lo sei beccato anche tu.

“Andate dunque”:

già solo questa ti sembra un’impresa, magari potessi andare, uscire, incontrare, scambiare parole con qualcuno al di sopra dei cinque anni.
Fare discepoli poi ti sembra davvero un’utopia, senti di avere il carisma di un’ostrica e la profondità spirituale di un tubetto del dentifricio.

Ma chissà, e se Gesù invece stesse parlando anche a te?
Anzi, proprio a te che dedichi le tue giornate a crescere dei piccoli esseri umani?
Visto mai che invece di essere ai margini tu finisca con l’essere al centro della sua missione?
Con i leggings sbiaditi, la maglietta macchiata e le converse quando di corsa esci la mattina per accompagnare i figli a scuola e incontri le altre mamme, alcune perfette, addirittura truccate e – mio Dio – con i tacchi ai piedi.

Ma Dio non ha nessun interesse per queste sciocchezze, neanche le vede, piuttosto vede te, e ti chiede di fare come lui fece con la Chiesa.
Infatti, se ci pensate bene, Gesù fu un buon Padre nel senso vero del termine, stette nel mondo, in mezzo alle genti, si mescolò con tutti senza badare a chi fossero ma preoccupandosi di lasciare loro un esempio, un modello di vita nuova, anzi di vita vera.
Poi, terminato il tempo, lasciò che la Chiesa facesse da sé pur ricordando: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

E questo è ciò che fanno esattamente un buon padre e una buona madre, insegnano, danno delle coordinate per muoversi nel mondo, lasciano un’impronta, un disegno, un modello, ma poi si fanno da parte affinché il figlio possa costruire la propria vita.

Sbaglierà? Cadrà? Si farà molto male?

Ma soprattutto sarà libero,

libero di scegliere che direzione prendere, anche se quell’imprinting non lo lascerà mai per tutta la vita.

Gesù ci ha lasciato quelle coordinate, a noi genitori più che ad ogni altro: battezzateli e insegnate loro i comandamenti.
Fate questo e sarà come se avrete convertito un continente intero perché solo Dio sa la potenza di una vita vissuta nel vangelo, quello che può generare intorno a sé.
Allora direi che oggi, nel festeggiare la grandezza di Gesù Cristo che ascende in Cielo ed entra nella Trinità, possiamo sentirci i primi destinatari del suo messaggio, orgogliosi della nostra vocazione, pur quando ci sembra così basica, così terrena, ma proprio per questo indispensabile a Dio.

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