PRESENZA

Commento al vangelo Gv 14,23-29

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

“Vi dò la mia pace”.

Niente bombe. Niente fame. Niente urla. Niente voce grossa. Niente minacce. Niente persone moleste. Niente orari. Niente dolore. Niente problemi. La nostra pace a pensarci bene è fatta soprattutto di “assenze”. 

Togli lo stress, togli quella persona che odio, togli l’ansia, togli la macchina con la gomma a terra, togli la fila alla cassa, togli i colloqui, togli la dieta, togli i “bla bla bla” che non ho voglia di ascoltare, togli le regole che non vorrei rispettare, togli ciò che fa soffrire me e i mie cari. 

Per noi la pace è un’operazione col meno.

E a guardarla bene, staremmo sempre a sottrarre, se fosse per noi. Perché anche nella più bucolica delle situazioni, quella dello zen assoluto, dello sfondo del desktop, quella che metti te, nel bel mezzo delle ferie, senza un pensiero uno, nemmeno preparare la cena che tanto abbiamo la mezza pensione, davanti a un panorama mozzafiato a caso che per convenzione chiamerò “le tre cime di Lavaredo”, con una birra fredda o quello che volete in mano e un bel venticello né troppo freddo né troppo fastidioso, comunque ci sarebbe sempre qualcosa che si potrebbe togliere. Tipo quella simpatica zanzara che arriva nei momenti meno opportuni o l’altrettanto simpatica turista che si è piazzata davanti a noi con la musica a palla e no, non è manco la nostra preferita. 

Qualcosa che turba quella cosa ineffabile che chiamiamo “pace”.

Invece ci può essere pace nel bel mezzo di una casa molto rumorosa e molto poco zen in quanto a ordine e pulizia. 

Ci può essere pace nel bel mezzo di una guerra, in un bunker dove dei bambini cantano le canzoni di Frozen.

Ci può essere pace nella malattia, in una stanza del reparto oncologico. 

Ci può essere pace in quell’inizio di giornata storto, che sono in ritardo, becco tutti rossi o la macchina non parte.

Ci può essere pace quando non è andata come avrei voluto.

Ci può essere pace nel fare qualcosa che non mi va, che mi pesa, che detesto.

Ci può essere pace in mezzo al caos delle nostre vite solo se capiamo che la pace non è fatta di “assenze” che spetta a noi sottrarre, quanto di una sola “presenza” che dovremmo imparare ad aggiungere. 

“Vi dò la mia pace”. Quella pace che è una Persona.

Che non è mancanza di ciò che ci fa stare male, ma la certezza che in ogni luogo o situazione in cui non riusciamo a vedere un briciolo di quella pace come la intendiamo noi, c’è Qualcuno che può darci una pace immensamente più duratura e appagante del semplice “eliminare ciò che non va”, “non soffrire”, “stare in silenzio ad ammirare le tre cime di Lavaredo”. 

La sua pace non è fatta di indefinite e innumerabili assenze, ma di una vera, sola, Presenza.

Non è un fluttuare in un vuoto solitario dopo aver eliminato tutto e tutti, carenze, mancanze e imperfezioni, ma è un incontro che colma, che ti permette di riempire anche tutto il resto perché “il mio calice trabocca”. La sua pace è un intero, non qualcosa di faticosamente raggiunto sottraendo tanti pezzi che non si finirebbe mai di elencare.

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