Free Guy, Eroe per gioco: la vocazione che non ti aspetti

Free city.

La città dove tutti sono liberi: di rapinare una banca, di usare un bazooka in pieno centro, di mettere sotto con l’auto la gente. Sembra un videogioco violento (e in realtà è proprio quello che è), ma per qualcuno, invece è la realtà. Precisamente per i png (alias personaggi non giocanti), creati da algoritmi, piazzati in giro per divertire gli avatar dei giocatori veri, quelli del nostro mondo. Guy, letteralmente un “tizio” o un “tale”, è un png.

Un bel png aggiungerei e non solo perché interpretato da Ryan Reynolds.

È uno di quelli soddisfatti della propria vita e che, guardando le gioie degli altri, se ne compiacciono senza gelosie.

Guy in fin dei conti è programmato per la felicità, anzi, di più. Il suo algoritmo è ispirato a quello di un ragazzo che cerca l’amore, cerca la donna dei suoi sogni, ma non viene ossessionato dall’insoddisfazione che ricaccia nella disperazione di non trovarla, anzi, ogni giorno si alza e ci riprova perché “non sarà una bella giornata, sarà magnifica!”. Ad un certo punto, in un giorno qualunque, “Guy” sente fischiettare una canzone, e viene folgorato. La ragazza per cui il suo algoritmo è stato programmato è entrata nel videogioco, ha incrociato il suo avatar in una via, ed è amore a primo “fischietto” per lui. È davvero l’amore pieno, quello totale, quello che riesce a liberarci dal nostro egocentrismo.

Il centro dell’esistenza di Guy infatti cambia, il suo algoritmo si auto-emancipa dagli obblighi imposti. L’amore libera Guy dalla routine, dalla programmazione di personaggio png, di soggetto passivo.

Guy ora è libero.

Guy diventa un’intelligenza artificiale.

E prende decisioni, sceglie di volere qualcosa di più dalla sua vita, ma il gioco tenta di ribellarsi: gli altri png sono scioccati da questo nuovo Guy, dai suoi ragionamenti. Guy inizia con piccoli, piccolissimi cambiamenti, per poi fare il salto. Per poter conoscere “una con gli occhiali da sole” (alias un avatar dei giocatori del nostro mondo), deve possedere anche lui occhiali da sole: e ci riesce. Il primo vero atto di “libertà”, scevro dai dettami dell’algoritmo: difendersi per seguire l’amore. Ma quando Guy indossa gli occhiali, solo per poter rivolgere parola alla tipa, è lì che la realtà che ha sempre conosciuto si trasfigura. Entra nel cuore del videogioco: è nella “visuale” dei giocatori reali. Vede “punti salute”, “punti moneta”, un’infinità di accessori e stelline, insegne luminose, ed acquisisce un sacco di capacità stratosferiche: prima fra tutte, il potere delle scarpe che da sempre ha desiderato (per programmazione eh, ma lui non lo sa) e poi tutti i “bonus” accessori che troverà grazie sempre ai suoi occhiali. Insomma, quelle scarpe per cui è stato programmato, desiderate da tutti i giorni in pratica, sono molto di più: l’istinto di Guy non è stato solo shopping compulsivo, ma è la prima vera fonte di salvezza quando cercheranno di ucciderlo per ristabilire armonia nel gioco. Guy vede questa realtà nuova, ma non la comprende. Vede che c’è più di quanto avrebbe mai potuto immaginare, invisibile agli occhi di tutti, eppure proprio davanti a loro ogni giorno. Il ragazzo usa la sua libertà: cerca la ragazza “dei suoi sogni” o meglio dei suoi algoritmi.

Lei, reale, in carne ed ossa, è lì per la sua, di missione: recuperare frammenti del vecchio videogioco nascosti nella città per vincere una causa legale (i codici di programmazione che aveva venduto con il suo socio, sono stati acquistati ed usati indebitamente nel gioco stesso).

Così Guy, o meglio “Camiciola Guy“, il nuovo nome da png “rinato”, fa impazzire il web. Non perché usi la sua libertà per straordinarie imprese.

Piuttosto perché è l’unico personaggio della città che decide consapevolmente di non usare la violenza.

I giocatori, ignari della sua natura di “realtà virtuale”, lo considerano un player che ha deciso di stravolgere le regole, che dà il buon esempio, che dimostra che si può ” giocare” in un mondo senza aggressività. In un videogame di ammazzamenti è sparatorie, dove i png sono lì per essere calpestati e creare soddisfazione nei giocatori, dove l’obbiettivo è sì fare punti, ma anche farli con stile, con vestiti ed auto da sogno, un player che indossa i panni di un semplice png, da impiegato che si riveste di “niente” e non ha bisogno di possedere niente, che sta nel gioco non per le missioni ma per “vivere bene”, vivere a pieno, cercando di rendere il mondo migliore, è qualcosa che stravolge le aspettative di un mondo che cerca nella finzione qualcosa che non può avere (o almeno così crede) nella vita reale. La libidine del “zero regole”.

Guy mi ricorda un nostro “San”, uno di questo mondo, un San che si chiamava Francesco.

Una vita piena, una vita dove sì, magari si soffre, magari c’è un fondo di insoddisfazione, vuoi per amore, per il lavoro, per le ambizioni che ci portiamo dentro, ma dove ci si rialza ogni volta perché è vero, anche oggi è “meraviglioso”.

E c’è di più, perché Camiciola verrà messo a conoscenza di tutto e mentre sta per impazzire, il suo amico png, lo rimette in sella:

“Buddy, se non siamo reali non vuol dire che niente conta più niente?” “Io sto seduto qui col mio migliore amico, che ha bisogno che gli dia una mano. Se non è reale questo, non so cosa lo è.”

Non importa che realtà sia la tua, l’amore sarà sempre reale.

Wow. Cioè, voglio dire, wooow!

Cosa possiamo dire noi cristiani di questa realtà?

Anche per noi è un videogioco, una “missione” che ci prepara alla vita vera (non come Guy, che rimarrà sempre un png). Obiettivo: guadagnarsi il paradiso, o meglio, vivere nell’amore vero della fede. Con quegli occhiali che trasfigurano ciò che ci sta intorno e che ci rendono capaci anche di cose straordinarie. Ecco chi sono i santi.

Sono coloro che si sono “svegliati”, i png liberi dall’algoritmo che il mondo vuole imporci, e non riusciamo a scavallare, dando colpa alla nostra storia, alla nostra ” programmazione” che ci lega in una routine ripetuta, in atteggiamenti che stanno sulla difensiva, che ci rendono omogenei alla massa.

Camiciola è il Santo di oggi.

Quello che fa scalpore per la sua libertà.

Quello che se l’è conquistata per essersi votato all’amore.

Quello che scopre qualcosa di più immenso e ne è spaventato, ma lo accoglie “come un bambino” anche se non lo comprende a pieno.

Che lo pone davanti ai suoi limiti, alla sua incompletezza ed incapacità di capire fino in fondo.

Che sì, lo rende solo “finto” e programmato.

Ma lui sceglie di trovarci la ragione della bellezza che lo circonda.

Quello che fa della semplicità qualcosa di straordinario perché sceglie di viverla a pieno.

Quello che fa nascere domande ad ogni player che lo incontra, che dona una sana inquietudine.

Che è leader non perché impone, ma perché trasmette quel “sale”, quella “luce” pura che incanta gli animi ed è seme di cambiamento nei cuori.

Camiciola Guy affronterà la prova più dura: sapere che la ragazza che lui ama non può ricambiarlo, perché letteralmente di un altro mondo, e conoscere la fine della sua realtà. In tutto ciò, la disperazione non ha il sopravvento, e vince l’amore. Non come in un “Romeo e Giulietta” del 2021, ma amore puro, globale e non individuale, che si dona anche senza essere ricambiato. Un amore che si fa presenza per tutti quelli che ha intorno. La sua libertà salverà il Free city. La sua nuova persona “libererà” la ragazza dalla sua “dipendenza” da un amore virtuale impossibile:

“chi ha scritto il mio codice è là fuori, io sono solo una lettera d’amore”.

Questo capolavoro ve lo consiglio, perché è l’esempio moderno di Santità che sa ispirare, ma senza scomodare la parola Fede, che ai più spaventa.

È l’esempio più puro di vocazione, vissuta non come “questo obiettivo è la mia vita” ma come “questa strada mi porta al compimento di me, perché fatta d’amore, anche se non si volge come immagino”.

Non importa cosa cerchiate, cosa il nostro “algoritmo” per tanti motivi ci spinge a desiderare, cosa crediamo sia la nostra “vocazione”, il nostro scopo. Le cadute, possono essere trasfigurate. Le ferite che copriamo con strati difensivi, possono essere di nuovo aperte alla novità del futuro, e non sempre sulla difensiva, non ancorate al passato solo perché rassicurante. Camiciola è pieno, è vocazione vera: stravolta e trasfigurata dall’amore.

Che ogni giorno non sia solo una bella giornata, ma “una giornata meravigliosa” verso l’avventura della santità.

Che non siamo un “tale” qualunque, ma siamo tali e quali a colui che ci ha scritto come lettere d’amore per coloro che ci circondano.

Anche se siamo “solo” dei png. Un film buono come un gelato che fa sembrare il gusto del caffè “sofferenza liquida”, per dirla alla Guy.

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