Non dalla tempesta, ma nella tempesta

Un giorno di tanti anni fa, forse il più brutto, mi ricordo che pensai: “Dio, ma come, proprio qui, in questa casa, dove sei stato messo sempre al centro, anzi sopra ad ogni cosa, tu lasci che si scateni la tempesta che tutto distrugge?”. Volevo un Dio giusto, uno che qui sulla Terra dividesse i buoni dai cattivi, che proteggesse i suoi da ogni male e spostasse le nuvole nere più in là. Volevo un giustiziere, l’ho sempre voluto. La mia fede era piccolina, non che ora sia una quercia, sono decisamente molto lontana da questo, ma una cosa l’ho capita ed è stata forse la chiave per non perderla, la fede:

Dio non ti salva dalla tempesta ma nella tempesta.

Dio non fa una magia per far scomparire tutto, ma ti cammina accanto mentre fulmini e saette si abbattono tutto intorno a te, non ti lascia solo nemmeno un istante. Ma la cosa più rivoluzionaria e impopolare da dire è che spesso è la tempesta stessa a salvarci. Spesso il vero cambiamento inizia con una croce grande, insopportabile, che ci ritroviamo a portare e ad abbracciare. Accade proprio che quel legno ci plasmi, e faccia sì che la nostra vita prenda una forma nuova, una direzione diversa. Accade che la croce ci salvi, che proprio quel grande dolore, quella enorme prova, quella perdita, quel sacrificio, siano la cosa migliore che potesse capitarci in quel momento. Perché questo è scandaloso? Perché la nostra epoca ci vuole proni al dio piacere che cancella ogni dolore e accetta solo ciò che fa stare bene. Un benessere tutto epidermico, che si arresta sulla superficie e non arriva mai sotto. Ogni aspetto umano è stato direzionato verso questo: zero sofferenza. Quindi si capisce bene come tutto ciò che invece implica la sofferenza come parte della vita sia visto malissimo e venga ricacciato lontano dallo sguardo. In questa follia generale siamo arrivati a pensare che sia meglio morire piuttosto che vivere, che una vita ha valore in base allo stile di vita che può avere. Quindi laddove è impossibile eliminare la sofferenza si arriva ad eliminare l’esistenza che la anima. Davanti a tutto questo diventa ancora più difficile fidarsi di Dio, istintivamente vorremmo fuggire, metterci al riparo da tutto e non dover attraversare la tempesta. Ma il fatto è che anche se ci nascondiamo, se chiudiamo gli occhi, la realtà non cambia, sta tutta lì.

Abbiamo quindi due possibilità: stare con Dio o stare da soli.

Se scegliamo la prima scopriremo verità sconvolgenti, come che il giogo è dolce e che più ci immergiamo nella tempesta, più il profumo di paradiso si farà presente. Dio prendici per mano, sii la nostra ancora di salvezza nelle notti di temporale e rendici capaci di scelte coraggiose, nobili e che ci fanno di noi soldati fedeli ed esemplari. La vera rivoluzione accadrà quando ci renderemo conto che il nostro esserci fidati di Dio ha fatto sì che chi ci sta intorno abbia visto una possibilità di sopravvivenza laddove vedeva solo morte e desolazione. La nostra vita diventerà così un piccolo faro in mezzo al buio più oscuro e verrà plasmata dall’unico scopo che conta: amare e dare la propria vita per chi si ama.

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