LO “SGUARDO CHE CONQUISTA” NON È QUELLO GIUSTO
Mi risulta che anche Flynn Rider
ricevette una sonora padellata quella volta che sfoggiò il suo famoso “sguardo che conquista”. Che poi la tipa era quella giusta quindi la strategia avrebbe dovuto funzionare e invece.. quello sguardo lo conosciamo bene noi single, soprattutto quelli che come me hanno superato la soglia dei 25, dopo la quale devi cominciare a fare sul serio che ogni lasciata è persa e senti perennemente il tic tac del coccodrillo e tu sei Capitan Uncino, per intenderci.
La verità è che è dura essere quella/o “rimasta/o”:
perché dietro alle definizioni come single o sposato con me stesso, in realtà ci sono io, che mi sento solo “sospesa” e in attesa di un “finalmente” che non si decide ad arrivare. Ed è come se la vita vera fosse in pausa fin quando non arriva quel fatidico momento che fa valere la pena mentre prima è solo ansia che ogni incontro possa essere quello giusto, ogni uscita, ogni serata, ogni sguardo che conquista lanciato da un tavolo all’altro.
Sarebbe bello invece vedere gli altri non solo come occasioni perse o da cogliere e basta.
Sarebbe bello non mettere in stand by la vita fino a quando… Pensare che ogni serata sia “quella buona” per incontrare “quello/a giusta”, dare al tempo un certo senso di utilità e poter andare a dormire dicendo a te stessa “però anche oggi ce l’ho messa tutta, eh”. Lo so, ti fa sentire a posto: come se dipendesse da te, da quello che dici o che fai (certo, se non ti strafoghi al tavolo dei frittini è sempre meglio, eh), da quanto ti dai da fare a scandagliare questo mondo seppur con la fiducia che “le tue vie non sono le mie vie” anche se, perdonami Dio, ma qui sembra che Google Maps sia proprio impazzito. Sarebbe bello non sentirsi solo “in attesa” come coi centralini che mettono quelle odiose musichette a ripetizione (che ci sarà un girone infernale apposta per chi le sceglie), ma mentre aspetti che arrivi l’operatore, ricordarsi invece che qualcuno già ci ama. Esattamente ora ed esattamente così. E sono stanca di guardare e di essere guardata per quello che potrei essere o potrei dare, di essere vista come una probabilità, un caso da soppesare tenendo conto che tic tac, il tempo scorre e non si può nemmeno più essere troppo esigenti.
Sarebbe bello trovare il proprio Flynn o la propria Rapunzel e guardarli e guardarci con gli occhi di Dio, perché non siamo dei rimasti: siamo dei già amati.
Per non rischiare di prendere una padellata in testa (o peggio ancora un abbaio da ansia da prestazione!) vorrei guardare la persona che sarà “quella” (se mai sarà) con gli occhi con cui Lui mi guarda da sempre: quelli di chi ama senza aspettarsi nulla, senza calcolo dei ritorni e delle probabilità. Quello sguardo lo devo a tutti e, prima di ogni altra cosa, lo devo a me stessa. E comunque, Rapunzel insegna: sempre meglio averla quella padella a portata di mano!
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