Mamma delle mamme: Santa Gianna Berretta Molla

Gianna amava la montagna,

amava arrivare su in cima alla vetta, lì dove il cielo è infinito e sembra di essere così vicini a Dio. Gianna amava l’arte, la musica e la pittura, dipingeva quadri ed era anche molto brava. Gianna era sorridente, allegra, felice, le piacevano le cose belle e le piaceva viverle. Gianna aveva sogni grandi che la portarono a desiderare di partire missionaria in Brasile, per poter curare i poveri malati. Ma la sua salute cagionevole glielo impedì e lei non si abbatté, anzi, proseguì fidandosi di quel Dio che l’aveva sempre guidata e di Maria che l’aveva sempre sostenuta, soprattutto nei momenti peggiori, come quando erano morti entrambi i suoi genitori ed era rimasta sola con i suoi fratelli. Gianna era appassionata e viva, e quando quel sacerdote la invitó ad un incontro dell’Azione Cattolica quell’8 dicembre le sembrò proprio un segno della sua mamma celeste l’aver conosciuto quel ragazzo che meno di un anno dopo sarebbe diventato suo marito. E poi il matrimonio, i figli, uno, due e tre, come gemme colorate che adornano un diadema. Tutto proseguiva nella gioia, si potrebbe dire una vita normale, serena, fatta di cose ordinarie.

Finché non giunse la scoperta di una nuova vita che era nata da poche settimane nel grembo di Gianna e insieme a questa un tumore benigno all’utero.

Gianna si sottopose all’intervento ma aveva un solo punto fisso sul quale non transigeva: i medici dovevano fare il possibile per salvare la bimba. Riuscirono entrambe a superare l’intervento ma non fu una gravidanza spensierata, Gianna era preoccupata, forse dentro di sé sapeva che non era finita lì la sua battaglia. E infatti era un venerdì santo quando la ricoverarono per indurle il parto e il sabato mattina nacque la sua quarta figlia. Nel pomeriggio di quella vigilia di Pasqua Gianna iniziò un calvario che sarebbe durato precisamente una settimana, fatto di grande sofferenza, fisica e psichica, ma di una disarmante fiducia in Dio e nella Vergine. Gianna morì a 39 anni nella sua casa, dove chiese di essere portata una volta saputo che non c’era più niente da fare per la sua vita.

Gianna è una santa quanto mai attuale.

Io me la immagino impegnatissima a pregare per tutte quelle donne accecate da un’egoismo, prodotto di questo mondo, che le porta a credere di poter uccidere i propri figli nel grembo così, senza conseguenze, non immaginando che non c’è nulla di più segnante per una donna, anche quando si crede convinta. Poi me la immagino lì ad accogliere tutti quei bimbi abortiti perché malati o presunti tali, bimbi angeli del paradiso. Ed infine, Gianna, ti penso intenta a stringere nel tuo abbraccio quelle mamme che si trovano a partorire nella solitudine, nella povertà estrema, lontane dai propri cari, spaventate e stremate, che non hanno nessuno o nessuno che le ama davvero. Perché la fede è anche e soprattutto questo, certezza di non essere mai soli anche quando lo si è profondamente, perché lassù in Cielo c’è chi ci ama di un amore eterno, basta solo fidarsi.

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