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Prevenire e conoscere la pedofilia – intervista a Meter Onlus

Non si possono trattare certi temi senza sentire una fitta nello stomaco, senza riuscire nemmeno a sfiorare il pensiero che potrebbe capitare vicino a te, figurarsi proprio a te. Non si può parlare di pedofilia senza chiedere a Dio “perché?”, senza provare rabbia, odio o peggio. Eppure non si può non parlarne, di pedofilia, nella speranza di aiutare associazioni come quella di Don Fortunato Di Noto ad arrivare anche solo un passettino più lontano, dove c’è bisogno, che a volte, purtroppo, fa orrore crederlo, è giusto a un pianerottolo dal nostro.

Quali consigli darebbe ad un genitore per proteggere i propri figli da abusi da parte di estranei?

Non esistono formule magiche o ricette pronte per evitare che un bambino diventi vittima di un pedofilo, ma se ogni genitore trovasse del tempo per stare con i propri bambini secondo i loro bisogni, ci sarebbero sicuramente sempre meno “bambini orfani con genitori vivi” e i pedofili avrebbero meno vittime da immolare per i propri piaceri sessuali. Quindi consiglio ai genitori di vigilare, ascoltare ed esserci perché i bambini vittime di pedofilia hanno una caratteristica che li accomuna: la solitudine. Il pedofilo o chiunque voglia far del male ad un bambino si serve proprio della solitudine presente nella sua vita per colmarla, per diventare amico, per diventare una figura di riferimento, per dagli l’amore che a lui manca, per farlo cadere in un trappola emotiva. Dai dati Meter emersi del Centro Ascolto e di prima accoglienza per le vittime di abuso e pedofilia possiamo comprendere che i casi di abuso si verificano in contesti prossimi alla vittima, gli autori di tale abuso appartengono alla cerchia di persone che ruota intorno al bambino.

Nei casi di abuso e violenza, sia dentro che al di fuori della famiglia, si può parlare di devianza mentale o l’infermità di mente è solo una concessione che gli avvocati riescono ad ottenere per la riduzione della pena?

La pedofilia nel DSM IV è inserita tra la parafilie, ovvero le alterazioni a carico della sfera sessuale. Ma occorre precisare che la pedofilia è un crimine perché le condotte pedofile sono condotte lucide e quindi perseguibili penalmente, quindi non implica deresponsabilizzazione penale. Il pedofilo sceglie “lucidamente” di molestare la vittima, è consapevole della natura criminale delle proprie azioni, per tali motivi si definisce una psicopatologia “lucida”.

Quali azioni si potrebbero implementare ad esempio a livello scolastico per poter individuare e contrastare questi crimini?

Il ruolo dell’educatore dell’infanzia è molto complesso, in quanto si trova a contatto con varie tipologie di bambini e con tutti dovrebbe avere, da una parte un ruolo di sostegno e protezione, dall’altra di controllo. Questa duplice funzione richiede una preparazione adeguata e la capacità di entrare in empatia con i bambini e le famiglie con cui si trova ad interagire. Il ruolo dell’educatore, sia proveniente da un contesto scolastico o da un contesto parrocchiale, risulta quindi fondamentale, in quanto essendo una figura che trascorre molto tempo con il bambino, potrebbe essere il primo ad accorgersi dei cambiamenti comportamentali, rendersi conto se vive qualche situazione di disagio e attivare una rete di servizi che possa intervenire nella risoluzione del problema. Pertanto, consigliamo la formazione al fine di riconoscere i primi segnali di disagio nel bambino e di consultare le nostre pagine social (facebook e instagram) e il nostro sito internet (www.associazionemeter.org ) per scaricare il materiale informativo delle campagne di sensibilizzazione realizzate dalla nostra equipe per gli insegnanti e gli educatori finalizzato all’ascolto del bambino e alla prevenzione dei rischi online.

Quali sono le situazioni maggiormente a rischio e i contesti dove avvengono gli abusi sui minori?

I contesti in cui avvengono gli abusi sono i contesti sociali frequentati dai bambini. Non è possibile stilare un identikit del contesto di appartenenza maggiormente a rischio. La famiglia della vittima non appartiene a classi sociali specifiche e non possiede requisiti unici e inconfondibili. Spesso si tratta di famiglie costituite da genitori troppo concentrati sulla loro carriera e i loro successi piuttosto che sul benessere dei propri figli e della famiglia; che passano troppo poco tempo con i loro bambini; che forse non riescono a percepirne i veri bisogni; che non si rendono conto delle richieste di aiuto che mandano i loro figli e che non mettono in discussione il loro ruolo genitoriale. Il pedofilo, nella scelta della vittima, preferisce bambini affettivamente soli, trascurati e senza amici, quei bambini che possono scambiare più facilmente le sue attenzioni per gesti d’affetto. Con quanto detto non si vogliono condannare quei genitori che per motivi lavorativi stanno molte ore fuori casa, ma si vuole solo dire ai genitori di migliorare la qualità del tempo che passano con i loro bambini, giocare con loro, ascoltare ciò che hanno da raccontare, di mettersi in ginocchio e di guardare il mondo con gli “occhi dell’infanzia”.

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