Sussurri di felicità

Commento al Vangelo Mc 1, 40-45

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: “Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro”. Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Ti accade qualcosa di bello, bellissimo, ma che dico, incredibile, miracoloso!

E cosa fai? Non vai a gridarlo al mondo intero? Non corri a inviare messaggi a tutta la rubrica? Non scrivi subito un post su ogni social che la mente dell’uomo ha prodotto? Ed ecco che arriva Gesù, ci dà una bella randellata, ci ammonisce severamente, ci caccia addirittura, e con quello sguardo che io riservo a mia figlia quando prende la bottiglia dell’acqua da 1 litro e la svuota nel bicchierino di Winnie the pooh, ci dice: non dire niente a nessuno, vai invece in Chiesa e inginocchiati, prega, ringrazia e vedi di essere degno di questo dono. Il nostro mondo di fronte a questo è incapace di capire, è come se andasse in errore, come quando ti va in blocco la caldaia mentre ti eri appena ricoperta di bagnoschiuma.

Perché oggi giorno si è, solo se si mostra di avere, si è felici solo se si immortala il momento con uno scatto e lo si pubblica su un posto dove tutti, soprattutto estranei, possono ammirare questa felicità.

Avremmo bisogno di una purga, di un percorso disintossicante per uscirne, per ricominciare a vivere in modo normale. Sì, normale. Lo so che non si usa più questo termine, è praticamente scandaloso. Chi sei tu per dire cosa sia normale? Scherziamo? Invece tutti sappiamo cos’è normale perché ce lo abbiamo scritto dentro, è la nostra natura, è la nostra coscienza. Oddio un altro termine obsoleto. Gesù ci insegna che la felicità non grida, ma parla, a volte addirittura sussurra perché le manca il respiro.

La felicità è discreta, non si mostra in pubblico, ma si riserva per i più speciali.

E non è un caso che oggi sia San Valentino. (Sì, pure noi madri, con i capelli perennemente pieni di nodi e le dita che emanano ad ogni ora del giorno e della notte quel tipico profumo di pongo, anche noi ci teniamo a festeggiare San Valentino. In semplicità, è chiaro, ma non si perde mai un’occasione per dire ti amo e per fare un dolce al cioccolato). Infatti l’amore è quello che forse più di tutti oggi soffre di questo morbo del “mostro ergo sono”, e finisce proprio che a forza di mostrare si trasforma in qualcosa di mostruoso. Coppie che al ristorante (era una volta!) siedono l’uno di fronte all’altra, belli, vestiti al top, lui col capello lucido, lei col trucco perfetto, e non si guardano perché entrambi immersi nel rispettivo apparecchio telefonico, e questa scena immobile e muta si interrompe solo per quei cinque secondi, il tempo di farsi una foto da pubblicare in diretta per mostrare a tutti quanto ci si ama. Dobbiamo spegnere tutto, resettare ogni cosa, ricominciare. Ogni momento è buono per rendersi conto che si sta vivendo male, che si sta sprecando ciò che di bello ci è concesso.

Mancano pochi giorni all’inizio della Quaresima. Tutto ci parla di silenzio, di pazienza, di saper godere di ciò che abbiamo non nella misura in cui gli altri ce ne riconoscono il valore, ma in quanto tale. Gesù ci insegna che i miracoli non sono eclatanti, ma avvengono quotidianamente nella riservatezza delle nostre case, delle nostre famiglie. Tutto ci riporta sempre lì, all’essenziale. Dobbiamo saper bucare la superficie e scendere nel profondo. Se non impariamo a rendere grazie e ad essere grati di quello che ci accade di bello, senza doverlo per forza gridare al mondo, ci perderemo la vera essenza, finisce che perderemo noi stessi. Gesù invece ci mette sulla strada giusta, lo fa in modo severo perché sa che questa è una lezione importante, che cambia lo sguardo sulla realtà. Riprendiamoci l’intimità della gioia e ritorniamo a gustare il sapore di un regalo scartato nel tepore della nostra casa.

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