Lorenzo, che in una notte di stelle ci ha insegnato a cadere

Chissà se quella notte, prima di essere martirizzato per Cristo, Lorenzo avrà guardato dalla finestra della cella (lui fu sorpreso mentre celebrava l’eucaristia nelle catacombe di Pretestato il 6 agosto, con papa Sisto e altri tre diaconi, ma fu ucciso quattro giorni dopo, il 10 agosto e presumo sia stato imprigionato fino a quella data). Chissà se le Perseidi passavano già di qua, nel 258 dC, a lasciare stelle cadenti. Chissà che cosa avrà chiesto quel ragazzo di soli 33 anni, guardando quel cielo che sembrava cadere sulla Terra. Siamo solo meteore, pezzi di ghiaccio freddo, ma possiamo infiammare la notte, se ci lasciamo infiammare da un amore piu’ grande. Un amore che illumini anche la vita di altri, che insegni la strada per quel cielo a cui quel ragazzo di 33 anni, venuto dalla Spagna, fino alla Roma di Valeriano, credeva al punto di dare la vita. Cosa avrà desiderato quel 10 agosto, Lorenzo? Forse aveva paura, forse avrà chiesto a quel Cristo di allontanare anche da lui quel calice. Forse avrà chiesto che finisse presto. Forse avrà guardato quelle stelle cadere sperando ne valesse la pena. E aveva ragione. Chi crede in lui diventa luce, chi muore per lui lascia una traccia di speranza luminosa, che attira lo sguardo.
E allora il vero coraggio è lasciarsi cadere, affidarsi anche nella notte buia, nel vuoto infinito che ci circonda, quando vediamo davanti a noi l’orizzonte della morte, la coltre sottile della fine. Perché per noi sarà fine. Ma, se ci affidiamo, Cristo trasfigura anche le nostre cadute, i nostri fallimenti, i nostri salti nel vuoto, morendo a noi stessi, proprio nella linea di confine tra il nostro mondo e il Suo, tra la nostra volontà e la Sua. Non ci lascerà nel buio nella morte, nel freddo della sterile roccia, ma ci renderà fiamma, ci renderà luce, luce vera. Ci infuocherà di Lui, del suo amore per noi, e noi saremo luce nella notte buia di qualcun’altro, speranza per gli occhi fiduciosi di altri mille in cammino.
Non smettiamo mai di guardare il cielo, anche se la notte è buia e fa paura.
Perché noi avremo sempre un cielo che aspetta solo che alziamo gli occhi e nelle notti buie ci accorgiamo che lì, Lui ha voluto donarci la speranza.

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