Family first: cosa mi ha ricordato la vicenda Megxit

Tra moglie e marito non mettere dito.

Anche se lei non mi sta simpatica, ammetto: è  femminista in un senso che non capisco, è tipa da #metoo e avoglia a  parlare di famigghia. Perché io sono più una da team Kate, diciamolo.

Anche se sono reali e quella corona io, non me la toglierei neanche per pulire il bagno (ammesso che Meg lo faccia da sola, eh).

Anche se fosse stata una scelta dettata dall’infelicità per non essere quella prima donna a causa della linea di successione sfavorevole, come hanno suggerito molti pettegolezzi un po’ cattivelli. Dal suo non voler essere l’eterna seconda, sempre paragonata a Kate, o dal reclamare carriera e indipendenza in barba alla posizione privilegiata che tutte noi invidiamo (ma sappiamo tutti cosa fare delle corone degli altri, fin quando non pesano sulle nostre teste).

Anche se questa scelta sembra, da fuori, cattiva nei confronti di lui e frutto di una voglia di allontanarlo dalla sua famiglia (che, ragazzi, l’annuncio a nonna su Instagram però non è stato proprio carino, considerando l’età, il fatto che sarà avvezza agli hashtag quanto io a Fortnite e come minimo avrà dovuto cacciare dalla reale saccoccia gli occhialoni e per ingrandire la foto e capirci qualcosa ci è pure scappato il like).

Anche se lui l’avesse fatto solo per amore di lei, come lo zietto d’annata: l’ennesima divorziata americana che ancora una volta, (e la storia sa troppo di dejavù), porta zizzania nella Royal Family. Anche se non avesse fatto proprio tutti i conti, se non avesse capito quanto costi davvero questa separazione, in termini economici (neanche tantissimo da quel che ho letto, a quanto pare), ma soprattutto affettivi (di sicuro, né la famiglia, che risaputamente e per ovvi motivi di ruolo, non ama gli scandali o le alzate di testa di questo tipo, né gli inglesi, li vedranno più come prima. Il fatto di essere stati già tolti dalle cere reali di Madame Tussaud la dice lunga).

Anche se è una trovata di marketing e sono stati abbagliati dal successo digital del loro matrimonio tanto da voler prendere in mano la loro “carriera” di influencer e la loro immagine, sottraendosi alla Royal Rota (il cartello delle testate che hanno esclusiva su fatti e immagini della famiglia reale che no, non sono quindi di diretta proprietà e disponibilità degli interessati).

Anche se lo avessero fatto per rivendicare loro intimità familiare, per crescere il figlio lontano dai vincoli della corona e come dicono loro.

Anche se lo avessero fatto per nessuna di queste ragioni, se si rivelasse una scelta sbagliata in futuro, se (e spero per loro di no, eh) se ne dovessero pentire: tra moglie e marito non mettere il dito. Pure se sono Royal.

Io oggi voglio provare a non mettere il dito, anzi, a non puntarlo contro nessuno, neanche seguendo le mie preferenze/antipatie personali. Voglio provare a credere alla buona volontà di questa scelta e spero sia stata fatta non per un capriccio o per partito preso, ma per amore della famiglia. Voglio ricavarne un remind anche per me e poi sarà il tempo a giudicare la vera bontà della scelta di Meghan e Harry.

Quando diciamo quel “sì”, la nostra famiglia viene prima:

la felicità di nostra moglie, l’equilibrio nella coppia, ciò che crediamo migliore per nostro figlio. La serenità della nostra famiglia viene prima e siamo noi a dover fare le scelte necessarie per fare in modo che tutto funzioni. Nessuno dice che sia facile o che se uno dei partner plagia, malmena, allontana col raggiro dal perentado o si comporta male con l’altro allora uno debba subire. Tralasciamo i casi border per un attimo. La nostra vita è piena di occasioni molto meno al limite, ma che comunque ci chiedono una scelta. E non penso solo alle rinunce, ma anche alle concessioni fatte con fatica, perché la suocera abbiamo voglia di vederla il meno possibile, magari. Se ti trovi una moglie che per motivi ragionevoli e con buon senso, per il bene di un progetto comune, ti chiede di scegliere o di fare un sacrificio possibile, tu hai promesso di scegliere lei. E’ vero che se tu ami e rispetti la tua famiglia, di solito anche il coniuge lo farà, ma a volte i familiari non sono di aiuto e forse, neanche l’etichetta della corona.

Spero davvero che quella dei duchi di Sussex sia una scelta condivisa e non di odio (come , è vero, lo ammetto, il mio lato gossipparo e non proprio Meg addicted mi invita a pensare), spero che il dialogo aperto tra coniugi, un bisogno sincero di uno e non il partito preso verso l’istituzione o i parenti sia il vero “motivo” dietro al loro gesto, anche perché, se così fosse, non ci sarebbe vero dialogo, né rispetto da entrambe le parti, sarebbe davvero essere succubi di un ricatto emotivo e la crisi  e il “rinfaccio” non tarderebbero ad arrivare purtroppo, sarebbero solo posticipati. Nonostante questo, Meghan e Harry hanno, consci delle conseguenze, preso una decisione per il loro progetto comune, hanno messo prima la loro famiglia, come è giusto che sia. Non hanno la privacy che abbiamo noi quando decidiamo che basta, alla suocera che chiama a tutte le ore e si mette sempre alla porta, bisogna dare dei limiti o che ci trasferiamo perché nostra moglie ha avuto una opportunità di lavoro all’estero. I panni sporchi non tutti hanno la fortuna di lavarli in casa: c’è chi ha gli occhi di tutti (e le dita) puntate contro, ma non per questo non deve avere la forza di mettere prima ciò che è giusto. Il tempo ci dirà qual è la verità dietro questa storia, se è solo un capriccio di lei, se lui le rinfaccerà tutto, se la scelta è sbagliata e solo subita, non condivisa e fatta per soddisfare una cattiva intenzione. Nel caso, saranno dolori più avanti…ma per ora, mi sento di trarre solo una lezione e un remind per me stessa: ricordiamoci che tocca a noi fare quelle scelte, anche dolorose spesso, che ci costano qualche cena in meno (o in più?) o uscita saltata (o concessa anche se ci scoccia?), ma mettano davanti al resto la famiglia che ci siamo costruiti, che mettano la sua felicità anche prima di una corona dorata, se necessario.

 

DISCLAIMER: l’immagine è solo a scopo editoriale e non di nostra proprietà. Fonte web.

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