QUARESIMA NELL’ARENA DEGLI HUNGER GAMES #20 “RESTATE VIVI”
Haymitch incrocia le braccia e ci esamina entrambi. “Consigli finali?” chiede Peeta. “Quando suona il gong, toglietevi di lì alla svelta. Non siete in grado di affrontare il bagno di sangue alla Cornucopia. Limitatevi a filarvela, mettete tutta la distanza che potete tra voi e gli altri, e trovate una fonte d’acqua” dice. “Capito?”. “E dopo?” chiedo. “Restate vivi” risponde Haymitch.
Hunger Games, libro I, capitolo 10
“Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”
Matteo 26:41
Io direi che qui siamo spacciati,
o almeno per chi non alza la mano alla domanda di Gesù : “chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita?”.
Contro il male e la morte noi siamo larve: senza forza, senza protezione, inermi.
Sempre Gesù allora corre in nostro aiuto, parafrasando “Piccole schiappe, volete salvarvi? Allora abbandonatevi e morite!”.
“Sempre più spacciati!” dico io.
Ma tralasciando la presa in giro, anche se sembrerebbe un ossimoro, abbiamo altre opzioni?
Pare proprio che ci venga offerta l’unica chance che sia effettivamente alla nostra portata: lasciarci andare a Lui, morire a noi stessi, lasciare indietro tutto, abbandonando la nostra stessa piccolezza.
Vuoi essere grandioso?
Sveglia!
Non sarai mai grandioso in questa tua forma così fragile ed insulsa.
Così Gesù ci suggerisce l’unica opzione che ha un senso: “Abbandonala!”
“Abbandona la tua misera vita e abbraccia quella che ti offro io! “
Così, inizia la trasformazione, ci rivestiamo di una veste nuova.
Poi ci offre scudo e arma, giusto per non essere proprio alla sprovvista, due utilizzi in una sola soluzione: la preghiera!
E quindi ora siamo equipaggiati, gambe in spalla, questa è la strada: “Io”! Io via, Io verità, io vita!
Ma non illudetevi di camminare da soli: da insulsi e miseri come eravamo, ce ne vuole per diventare cavalieri e iniziare a sconfiggere il male!
Penso al male subdolo ed insidioso che ti prende alla sprovvista ogni volta, che sembra avvinghiarti e non lasciarti scampo.
Ecco, qui ci dobbiamo coalizzare, dobbiamo fare un pò di scuola da chi quel male ha imparato a sconfiggerlo, o almeno ad evitarlo.
Maestro in questa arte del “salto della tentazione” è proprio San Filippo Neri: lui, ai suoi ragazzi, non raccontava balle, non li mandava inermi e sprovveduti in prima linea.
“Ragazzi miei” – gli diceva – “davanti alle tentazioni, voi fuggite!”.
Che stranezza, uno schieramento di codardi!
Eppure ricordo fior fior di eroi, figli di Re e sovraintendenti, elfi e nani coraggiosi hanno a loro volta sentito lo stesso suggerimento (che in quell’occasione suonò più come un comando).
Fu uno più saggio di loro, la loro guida fidata, che gridò proprio un identico ritornello: “Fuggite, sciocchi!” (alias “Il Signore degli Anelli”).
E perché questi saggi incitano così calorosamente la fuga?
Semplice: se non sei all’altezza, non farti fare a pezzi!
E bisogna stare sempre all’erta, per non fare una fuga disperata “alla Biancaneve”, con la malaugurata idea di fuggire quando oramai è tardi, quando attorno a noi è tenebra, il bosco è terrificante, le ombre si allungano e diventano spettri, i rami ed i rovi ci trattengono come artigli nel buio e le ragnatele ci impediscono il cammino.
No, anche la fuga ha bisogno di astuzia e di occhi vigili: gambe in spalla alla luce del giorno, anzi, finche vediamo brillare la Sua luce, finché siamo lucidi, finché riconosciamo a chiare lettere il male, senza cadere nei suoi tranelli, senza andare a tentoni.
Allora, quando serve: “Fuggiamo subito..E restiamo vivi!“
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