QUARESIMA NELL’ARENA DEGLI HUNGER GAMES #19 ATROCE

Effie ci prende entrambi per mano e, con gli occhi annebbiati da vere lacrime, ci augura ogni bene. Ci ringrazia per essere i migliori tributi che abbia mai avuto il privilegio di presentare. E poi, visto che si tratta pur sempre di Effie, ed Effie pare obbligata per legge a dire qualcosa di atroce, aggiunge: “Non sarei per niente sorpresa se alla fine mi promuovessero a un distretto decente, l’anno prossimo!”.

Hunger Games, libro I, capitolo 10

“Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece perire tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza, se le sue cose sono in casa, non scenda a prenderle; così chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà”.

Luca 17: 26-33

Effie Trinket,

più di ogni abitante di Capital City, è un personaggio intrigante: difficile da classificare, fuori dagli schemi, è più simile a noi di quanto non pensiamo.
Lei, sempre in tiro, sempre impeccabile e con una gran voglia di “arrivare” nella vita.

Nonostante tutto stima Kat, prova sincero affetto per Peeta e vuole veramente bene ad Haymitch, benché lui sia spesso trasandato, fuori posto, riesca sempre a metterla in imbarazzo vanificando il suo lavoro.

È perfettamente integrata nella realtà di Panem: pronta ad ogni presentazione, attenta ai dettagli, sempre sul punto di piangere e lasciarsi commuovere da ogni novità, come dagli Hunger Games ed i nuovi tributi.

Nonostante la sua superficialità, Effie invece sembra riuscire a connettersi

in modo profondo con i suoi due tributi: prova empatia, preoccupazione, ha davvero a cuore il loro destino.

Magari qualcosa in lei inizia ad incrinarsi, eppure non è abbastanza, non le permette di fronteggiare il sistema, di opporsi.
Del resto, opporsi sembra impossibile, meglio restare aggrappati ad una realtà ingiusta ma che ci vede dalla parte dei vincenti, che ci garantisce vita facile con tutti i suoi comfort e privilegi.

E così scatta il: “Ma non pensiamoci, andiamo oltre! Guardiamo al futuro!”.

Perché è vero, la realtà può essere davvero atroce, a volte.

E se non abbiamo uno sguardo lontano, cosa potrà salvarci dal presente?

Cosa non ci farà annegare?

Gesù ci mette all’erta sulle nostre vite comode, ci insegna a dare uno sguardo all’orizzonte, memori della nostra storia.

Non vuol dire inchiodarci alla realtà, impazzire davanti un presente che non ci piace e che non possiamo cambiare.
Però ci vuole attenti, lesti, pronti a cogliere il cambiamento anzi, ad essere noi, anche nel nostro piccolo, un cambiamento.

A Noè infatti chiese di costruire un’intera arca, ma a Lot chiese solo di non voltarsi ed avere fiducia in Lui.
Ecco, se non siamo in grado di una grande opera di carpenteria – e ci può pure stare eh – ci chiede solo di avere fiducia.

Così Effie, che questa speranza non riesce a trovarla, è costretta a coprire ogni atrocità con qualcosa di ancora peggiore: una coltre di indifferenza verso i destini di chi soffre, di chi è condannato, di chi non ce la farà.

Molti giorni questo velo lo stendiamo anche noi, quando i tg sono troppi, le notizie ci soffocano, la realtà ci atterrisce.
Anche Lot era in una realtà assurda: una catastrofe che stava distruggendo ogni cosa.
Eppure, proprio nel ben mezzo della fine del suo mondo, Dio le si fa vicino e le chiede fiducia.

E magari, se anche noi affiniamo l’udito, potremmo sentire le stesse parole, la stessa promessa che non diventeremo di pietra, come il cuore di Effie.

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