QUARESIMA NELL’ARENA DEGLI HUNGER GAMES #17 SCHEGGE

In quel momento gli ascensori si aprono e appare tutta la combriccola, Effie, Haymitch, Cinna e Portia. “Che succede?” chiede Effie con una nota isterica nella voce. “Sei caduto?”. “No, è lei che mi ha buttato per terra” risponde Peeta mentre Effie e Cinna lo aiutano a rialzarsi. Haymitch si gira rabbioso verso di me: “Gli hai dato uno spintone?”. “È stata un’idea tua, vero? Farmi passare per una specie di stupida davanti a tutto il paese?” replico. “È stata un’idea mia” dice Peeta trasalendo mentre si toglie schegge di ceramica dai palmi delle mani. “Haymitch mi ha solo aiutato”. “Già, Haymitch è di grande aiuto. A te!” dico. “Tu sei una stupida” dice Haymitch, disgustato. “Pensi che ti abbia danneggiato? Quel ragazzo ti ha dato qualcosa che non saresti mai riuscita a realizzare da sola”. […] Cominciamo la zuppa di crema e petali di rosa senza di loro. Quando l’abbiamo finita, sono di ritorno. Peeta ha le mani bendate. Non posso evitare di sentirmi in colpa. Domani saremo nell’arena. Lui mi ha fatto un favore e io l’ho ricambiato ferendolo. Smetterò mai di essergli debitrice?

Hunger Games, libro I, capitolo 10

Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”.

Giovanni 20:27-28

Noi siamo così: sempre sulla difensiva,

sempre pronti a proteggerci da qualsiasi minaccia esterna.
Il nostro stesso corpo è progettato così, il sistema nervoso lavora così.
Sopravvivere, ad ogni costo.
Fin qui niente di eclatante, anche se io personalmente non è che abbia mai visto tutti questi leoni pronti a sbranarmi.
Avremmo dovuto imparare la lezione già da tempo, ma la maggior parte delle volte quello che sentiamo sono sfuriate plateali, toni accesi, nervosismo: le più palesi dimostrazioni che stiamo fuggendo dalla giungla che ci circonda.

E poi c’è Lui: Lui che sulla difensiva non c’è stato mai,

che non ha mai scaricato sugli altri la sua parte vulnerabile, che non si è lasciato dominare da quella natura selvaggia di scontro reciproco.

Sì, certo, ha alzato la voce e rovesciato tutto al tempio, ma cosa ci dice davvero questo episodio?
L’ha fatto per difendersi dal mondo?
Per stress o mobbing?
Perché provocato?
Il Vangelo corregge il tiro di ogni nostra supposizione: per zelo.
Se ci pensate, ciò che è avvenuto lì non ha niente a che vedere con gli altri uomini.

Ma contro il male invece sì.

Gesù ci mostra che davanti al peccato, non si tace, a costo di turbare il tanto decantato “si è sempre fatto così“.
E in questa epoca dove “è sempre andata in questo modo” non solo è stato sovvertito in ogni campo ma proprio rigirato come un calzino, noi spesso ci battiamo per degli equilibri oramai dimenticati, per dei limiti che erano stati imposti dalla nostra ragionevolezza, dei confini sicuri che non erano imposizioni ma l’unica strada verso la libertà.
In questo panorama così ribelle ed emancipante, l’uomo non si è fatto più ragionevole.

E non illudiamoci, non siamo certamente meno schiavi di quanto lo eravamo ieri.

Ma a differenza del passato, il fatto di aprire ogni possibile cancello e lasciarci girovagare nei boschi ci ha reso più violenti, più selvaggi, più feroci e spietati.
Come gli animali che vengono predati, siamo sempre sulla difensiva, abbiamo paura della nostra stessa ombra.
E così, qualsiasi talk show che vediamo sfocia nelle grida, nella mancanza di rispetto, nelle parolacce enfatizzanti, nelle offese, nel voler a tutti costi prevaricare.
Ogni discussione perde la ragione e diventa motivo di sfogo e di prepotenza.
Non ci rendiamo conto che siamo noi a diventare ogni giorno sempre più disumani.

Anche Katniss perde la ragione, sopraffatta da ogni pensiero malevolo che non fa altro che renderla più animale che essere umano: aggredisce Peeta, accecata dalle sue ragioni, senza dargli la possibilità di spiegare, mettendo a tacere ogni possibilità di dialogo.
Lo ferisce, proprio prima dell’arena, arrecandogli uno svantaggio che gli potrebbe costare la vita. Ma anche noi siamo esattamente come lei.
Non guardiamo più in faccia a nessuno quando ci sentiamo circondati dai lupi: solo che i lupi peggiori siamo noi.

Quelle ferite alle mani,

più di una volta noi le abbiamo fatte a Lui: quando urliamo che ci sta distruggendo la vita, quando gli roghiamo contro che non è un Padre buono e tantomeno giusto, che non ci ama, non sa cos’è meglio per noi e quello che ci succede è solo colpa sua.
Quanti spintoni gli abbiamo dato noi?
Quante schegge gli abbiamo conficcato, accecati dalla rabbia?

Eppure, Lui non si è mosso di un passo, anzi, come Peeta, scopriamo ogni volta che quello che ha fatto era proprio per salvare noi: anche lasciarsi trapassare le mani dai chiodi.

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