FRUTTI INDIGESTI

È appurato che noi umani non abbiamo un rapporto idilliaco con la frutta.

Guarda tu che macello ogni volta che una ragazza (Eva o Biancaneve) addenta una mela rossa, voglio dire.
Motivo per cui, nella mia dieta, ogni volta che mi viene mezzo pensiero di mangiarmi chesso’, un kiwi, inserisco invece un bel biscotto di mosto con spalmata di Nutella.
Questo giro è toccato alla pesca (alias “pesca-esselunga”).
Ma forse, più che togliere le pesche scomode dagli spot televisivi (e dalle diete) bisognerebbe pensare a togliere le fette di prosciut..ehm, le pesche, dagli occhi. Dagli occhi di noi, che non sappiamo più immedesimarci nemmeno per mezzo secondo nella realtà degli altri. Soprattutto se è una realtà che fa male.
Con gli spot si può sempre cambiare canale.

Ma con la vita?

Possiamo far finta che non sia successo niente, divorziare e restare amici, ma anche restare sposati e tirarci piatti e parole pesanti (che non è il divorziato o il divorzio qui, a fare la differenza, poteva esserci qualunque matrimonio o convivenza in quello spot), possiamo sorridere a loro e parlarci a mezze parole noi, quelli “grandi”.

Possiamo dire che non cambierà niente o fingere che vada tutto bene. Possiamo continuare a promettere che li ameremo come prima quando i fatti (divorzio, ma anche continuare a mantenere matrimoni di facciata senza la volontà di prendere in mano le cose) dicono che invece, loro, le loro esigenze, i loro diritti, perfino le loro emozioni, vengono dopo le nostre.

E allora togliamo ogni tanto queste pesche dagli occhi

e, dato che serve così tanto a giudicare dal tono dei dibattiti, rimettiamone di più negli spot televisivi.

Che non voler vedere ciò che loro vedono, negare ciò che loro sentono coi nostri “non è cambiato niente”, “stiamo tutti meglio” spesso fa stare bene solo noi. .
Che negare emozioni e sentimenti, anche quando sono scomodi, anche quando accade l’irreparabile, è la più grande ingiustizia che possiamo fare nei loro confronti.

Se anche il diritto a una famiglia felice viene meno, almeno lasciamo loro il diritto al dolore e alla paura.

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