TU, SOFFIA

Commento al Vangelo Lc 1, 1-4; 4, 14-21

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Me lo ricordo come fossi ieri

anche se sono passati ormai vent’anni: eravamo alle prove per il giorno della cresima e il parroco, un sacerdote di un ordine di frati da poco arrivati nella nostra comunità, stava dividendo i compiti da svolgere durante la cerimonia. Bisognava decidere chi avrebbe portato le offerte, chi avrebbe letto. Insomma, accadde l’irreparabile: il parroco scelse un ragazzo, che all’epoca io e le mie amiche non avevamo particolarmente in simpatia, per leggere la prima o la seconda lettura, non ricordo precisamente, mentre noi, io e la mia migliore amica, facemmo la preghiera dei fedeli. Scandalo! Colpo di stato!

Ci arrabbiammo terribilmente.


A ripensarci ora ovviamente mi viene da ridere, oltre che da provare un po’ di vergogna, soprattutto perché quel ragazzino mingherlino poi è diventato uno degli amici più cari.
Ma aldilà del comportamento da adolescenti pettegole, quello che ci era molto chiaro era che le letture erano qualcosa di importante, solenne, decisivo. La Parola di Dio è una cosa grossa e leggerla ad alta voce davanti a tante persone è un privilegio e una grande responsabilità. Non vi nascondo poi che il mio sogno è sempre stato quello di poter leggere il vangelo, ma questo è un altro discorso.

Il fatto è che la Parola di Dio ha un potere indescrivibile,

è capace di agire in modi insospettabili e incomprensibili. La Parola di Dio ti scava dentro, si insinua tra le pieghe del tuo cuore e pure quando pensi di essere così lontano da Dio Lui salta fuori con una parola che aveva conservato dentro di te e che non sapevi neanche di possedere.
Se ci pensate la rivoluzione di Gesù Cristo è avvenuta tutta attraverso la parola prima di tutto.

La parola, sia essa parlata o scritta, ha una qualità unica: la libertà.

Perché mentre le azioni spesso obbligano l’altro a fare ciò che vogliamo, la parola lascia liberi. Possiamo decidere di ascoltarla o meno. La Parola di Dio è solo un suono al vento senza la nostra partecipazione, senza la nostra volontà. E questo è qualcosa di davvero rivoluzionario, ci dà la portata dell’amore di Dio. Perché quando si ama non si può tacere la verità, si deve dire il bene ma si deve al tempo stesso lasciare l’altro libero, di capire, di fare propria quella parola, di radicarla nella propria vita in un modo unico.
Ed è qui che dobbiamo imparare a non giudicare mai l’altro, perché nessuno di noi può sapere tutto, può conoscere completamente l’altro e sapere che cosa sta facendo di quella parola. A volte ci viene da dare giudizi duri, definitivi, peggio di un boia che taglia teste senza rimorso. Ma noi che ne sappiamo quanto soffre l’altro? Quanto è duro il suo cambiamento? Quanti rami secchi sta recidendo dalla sua vita per poter far posto alla Parola?

Dio ci insegna la libertà massima,

ci insegna a lasciare liberi tutti, anche mariti, mogli e figli, persone sulle quali pensiamo di poter rivendicare qualche diritto. Ecco, non è così, mai. Nessuno è proprietario di pezzi dell’altro e il solo modo di amare è lasciare liberi. E il nostro solo dovere è seminare tutta la vita frammenti della Parola, ovunque, in ogni momento, con chiunque, e lasciare che sia la Grazia a farli germogliare.

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