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Cappuccetto era single

Mi sono chiesta spesso come fa quella teppa di cappuccetto a non riconscere la nonna.
La nonna, quella cosa che sa di amore vero, tenero, profondo, al di là del tempo.
Come fai a non riconoscere proprio lei, l’immagine dell’amore in persona, con cui sei cresciuta da sempre?
Voglio dire, il muso o le orecchie non è che ci azzeccano proprio.
E la voce, quella voce profonda, non può essere l’esile nonnina.
Poi oggi ho visto un’illustrazione: il lupo con il muso sotto le lenzuola e cappuccetto seduta lì vicinovicino che ride felice.
Niente di che, figuriamoci, ne avrò viste a bizzeffe.
Ma oggi è stato diverso.
Ho visto cappuccetto e mi sono sentita così ingenua, così spiazzata come deve esserlo stata lei.
Oggi ero al buio, dentro la pancia del lupo, a chiedermi come ho fatto.
Sono grande, un tre con un altro nunero vicino, eppure a quanto pare, abbastanza piccola da infilarmi ancora la cappa rossa e provare ad una entrare nel fitto del bosco, in cerca di quella casetta che rappresenta un luogo dove amare davvero, dove c’è un cuore come quello di una nonna, che ti accetta, ti aspetta, ti adora senza un perché.
Così, mi ritrovo in questo ventre buio e intanto mi chiedo, “perché anche se ci ripenso non trovo la sedia che la nonna ha rovesciato nel tentare la fuga? Perché mi sforzo tanto ma non mi ricordo se la zuppa c’era o meno nel calderone? Perché non mi sono accorta che il gatto era sparito, il pavimento pieno di impronte di zampe e il comodino rovesciato a terra?”
Così ingenua, pronta a farmi sbranare di nuovo.
E provo ad aprire gli occhi, davvero, ma sono ancora nella pancia del lupo, e non vedo niente.
Sento da fuori le amiche che insistono: “che sarà mai, mica era l’uomo della tua vita”,” ce ne sono tanti, troverai quello giusto”, “come fai a dire che ti piaceva?ci vogliono anni”… . Come se adesso, con queste spiegazioni, fosse più sensato spiegrasi questo capovolgimento.
Ma come si fa a riprendersi, quando sei lì, completamente al sicuro e felice, completamente “presa da quella situazione”, e venirne sbranata all’improvviso? Come si processa una cosa del genre?
“No mi dispiace non è così per me”.
E di colpo ti accorgi del lupo ma è tardi e sei stata fatta a pezzi.
Ho sempre considerato cappuccetto una squinternata, una con la testa tra le nuvole.
Ma quando tra le nuvole è la mia di testa, o peggio, di cuore, chi è adesso la vera imbambolata?
Tu che sei innamorata di un’immagine inesistente, che non è lì perché poi senza avere il tempo di pensare, si rivela in un lupo che ti sbrana. E badate bene, il lupo non è il ragazzo, no. Quello purtroppo rimane pazzesco, più fantastico di prima, più perfetto di quanto lo sarà mai, grazie alla vostra immagine scolpota ad hoc.
Il lupo è la situazione, il “non mi sento di voler andare avanti”, bum, di botto, luci spente, sipario chiuso, e tu costretta nella tua nuova bolla.
E cerchi di dargli un senso a quella voragine: di capire dove hai sbagliato, cosa hai fatto, cosa potevi fare, cosa avresti dovuto evitare.
Ma per quanti sezioni e tagliuzzi pezzo per pezzo, discorso per discorso, messaggio per messaggio, da quella pancia non se ne esce.
Speri di essere digerita al più presto solo per farla finita.
Ma i giorni passano e inizi a capire che ti ci devi abituare a quel luogo, che tanto non se ne uscirà chissà per quanto.
E inizi a sperare nel cacciatore.
Perché so che la vera favola, quella che più insegna ai bambini il senso delle cose, non è fatta di cacciatori-salvatori.
Ma nella nostra vita, nella nostra vita vissuta alla luce della fede, quel lugubre vuoto non avrà mai la meglio.
Perché una luce ti è stata data, e anche se in quel momento non la vedi brillare, anche se ti sembra spenta, quella luce sarà un piccolo segnale, un codice morse che invocherà aiuto anche quando non ne sarai consapevole, anche nelle lacrime, anche nel silenzio del nulla.
Non lo hai visto mai, questo cacciatore, ma sarà Lui a vedere te.
Sai che probabilmente non lo vedrai mai, ma Lui ti può salvare.
Sarà Lui che si chinerà su quel lupo, ne squarcierà le ventra e ti tirerà fuori.
E ti chiedi “perché cacciatore? perché Gesù non sei arrivato prima? Perché non mi hai concesso quasto amore? Che ti costava far innamorare anche lui?Perché mi hai fatto fare a pezzi?perché non mi hai protetta dal lupo prima che mi sbranasse?”.
E se fosse una favola, sarebbe bello pensare che il cacciatore era dietro l’angolo, che stava correndo a salvarci.
Ma Dio non è un cacciatore, non è un fatino dell’amore, non è un dispensatore di magia e pozzioni infatuanti.
Dio è Amore.
Punto.

Se vuoi Amare con la A maiuscola, guarda lui che ci è finito trafitto.
Se vuoi imparare come si attrae, guarda lui che non si è mai nascosto dietro maschere, mai addolcito con finzioni o discorsi facili e ad applausi assicurati.
Guarda a cosa riduce l’amore, a cosa ti inchioda.
E accettalo.
Accetta che quella cosa bella ora ti abbia trafitta, accetta che ciò che avresti donato non è stato colto, accetta che quegli sguardi ora ti lacerino, che quelle parole si conficchino come spine.
E offrilo.
Tutto intero, senza finzione.
“Non ci faccio niente, Dio, con questo dolore, fa che non sia vano”.
E allora magari inizi a pensare che sì, il cacciatore sta arrivando lì per me, che non c’era un prima da sistemare, una frase magica da pronunciare.
Eppure hai un “adesso”.
Un presente, dove il dolore è forte, perché la luce che hai visto prima è stata accecante.
Perché quando la gioia, l’innamoramento, lo senti forte, quando per te è reale, allora sì che è facile non riconoscere il lupo.
Auguro a tutte noi di non farci sbranare, ma piuttosto di non disperare nel ventre vuoto di un lupo, che non può portare a nulla.
Auguro a noi di avere ancora fiducia nel “Cacciatore”, di avere la prontezza di uscire dalla voragine che Lui sta già aprendo per noi.
Auguro a tutte noi di non tirarci indietro,
ma soprattutto, di non aver paura di entrate in quella foresta, di nuovo.
Auguro a tutte noi di non appendere la cappa rossa al chiodo, ma di gioire ancora di fronte ai fiori ed alle farfalle di quella foresta.
Auguro a tutte noi un bel cestino, pieno di cose belle, che sappia di buono, che sappia del nostro cuore, che si possa donare con gratuità vera senza aspettarsi niente in cambio.
Auguro a tutte noi di guardare ancora quella casa persa nel bosco, di avere coraggio e suonarne la campanella, di nuovo.
Che se mai ci sarà bisogno, se avremo paura dentro quella pancia, se saremo state fatte a pezzi, il Cacciatore ci farà uscire anche stavolta.

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