Saliro’, saliro’…

Commento al Vangelo

Quando apri gli occhi la mattina ci sono quei pochi secondi durante i quali non sei ancora pienamente cosciente, sei sospeso fuori dalla tua vita. Durano un istante e poi tutto ti piomba addosso velocemente e pesantemente. E ricordi tutto, ricordi cosa è accaduto il giorno prima, ricordi chi è morto, ricordi chi ha avuto un brutto incidente e ora si trova in ospedale, ricordi che sei stata a quella visita e che il medico ti ha detto quella cosa che ti ha cambiato la vita. E tutto questo, tutti gli eventi che non puoi controllare sono essi stessi vita, anche quando la sconvolgono sono vita, anche quando sembrano distruggerla sono parte di essa. E quello che ci fa impazzire di questi eventi è che sono incontrollabili, accadono senza che noi possiamo farci nulla. È questa imprevedibilità che ci sconvolge, è la nostra impotenza ad atterrirci.
E allora che senso ha tutto questo? Dov’è il significato divino del dolore e della sofferenza? Se io sono solo uno spettatore inerme che senso ha la vita? Il senso sta tutto nelle parole di Gesù: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro”. Perché Cristo ci riporta sempre all’essenziale: la vita eterna e la strada per arrivarci. Allora lui ci dice che qualsiasi cosa entri in noi, qualsiasi brutto evento abbiamo potuto vivere, qualsiasi esperienza ci abbia travolti come un treno in corsa, tutto questo non ci renderà impuri, non sporcherà la nostra anima. E continua dicendo: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male”. Tutto, la nostra salvezza, dipende da noi, da come noi decidiamo di reagire, di elaborare quel dolore, di trasformare la nostra ferita. Gesù ci dice che il peccato non ci capita, non è incontrollabile, non è imprevedibile. No, il peccato è una nostra decisione, è una nostra libera scelta, altrimenti, appunto, non è peccato.
Ed è qui che si céla tutto il senso del dolore: io non posso evitarlo, non posso sfuggire alle cose brutte che accadono e basta, ma posso decidere come agire poi, posso scegliere di trasformare quel male in bene, posso scegliere di rispondere all’odio con l’amore, posso scegliere di rispondere al tradimento con il perdono. Perché se è vero che non abbiamo potere su molte delle cose che entrano in noi, è altrettanto vero che il peccato non è una delle cose che mi sono accadute per caso, ma è sempre qualcosa che io ho scelto, potendo scegliere al tempo stesso il bene.
E tutto questo, ogni cosa, accade perché siamo liberi, incredibilmente liberi di modificare in ogni istante il corso delle nostre esistenze facendo delle piccole e continue scelte, dalla mattina alla sera, scelte che messe insieme costruiscono quella scala che sale su in paradiso. E non è un caso se il paradiso lo immaginiamo sopra di noi e l’inferno sotto: perché salire, andare in alto richiede una fatica superiore a scendere in basso. Ogni scelta di bene richiede uno sforzo in più rispetto ad una scelta del male. Scegliere di non perdonare, di rimanere sulle nostre posizioni è molto più semplice di scegliere di rinnegare se stessi, di farsi piccoli, di accogliere l’altro che ci ha feriti. Ma quelle scelte che tempestano le scale che portano in cielo brillano più di un diamante e sono luminose come fari, in grado di dare un segnale e guidare chi ci sta intorno e sta costruendo la sua di scala.

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