Dio in fondo al cesto del bucato
Un giorno una persona a me vicina mi disse:
“Ma tu credi in una delle tante religioni, non puoi parlare come se fosse la sola. Perché mai la tua dovrebbe essere quella vera e le altre no?”. Avevo vent’anni e amavo immergermi nei dibattiti, nelle discussioni profonde, col rischio altissimo di alzare i toni. Sono passati dieci anni o poco più e io sono sempre io con la sola differenza che ora mi ritrovo così immersa nella vita che spesso fuggo queste discussioni, non perché non sia più convinta o tema qualcosa, ma perché sono passata dal discutere al vivere, e devo dire che discutere era molto più semplice mentre vivere è tutta un’altra cosa. Ci sono giorni in cui la vita mi rapisce al punto da non avere un secondo neanche per rispondere ad un messaggio di un’amica. Altri in cui se riesco a caricare una lavatrice mi sento un’eroina! È come se la terra, la corporeità, la materia ci ingabbiassero in una morsa stretta e finissimo per dimenticarci che non siamo fatti solo per mangiare ma dobbiamo nutrire la nostra anima con un cibo diverso, che le nostre mani non possono preparare.
E questa fame di infinito ce l’abbiamo ogni giorno.
Ma sapete cosa succede? Che la soffochiamo perché non abbiamo tempo, perché se ammettessimo di aver bisogno di altro, di qualcosa di più, dovremmo trovare questo famoso tempo o fare sacrifici o stringerci per fare spazio. Ma la fatica è dura e se possibile la evitiamo. E tutto questo ci porta ad ammettere che siamo dei pessimi cristiani, che non ce la faremo mai a crescere nella fede, e così ci abbattiamo e piano piano ci raffreddiamo e spianiamo la strada al gran mentitore che ci confonde e ci spinge ad odiare noi stessi così da arrivare ad odiare un Dio che crediamo irraggiungibile. Ma Dio è qui, è vicino alla cesta senza fondo dei panni sporchi da lavare, è nei nostri figli che ci mandano fuori di testa perché non ci ascoltano e ci costringono continuamente a fare esercizio di pazienza e calma. Dio è vicino a noi la notte mentre stiamo sul divano ad allattare e ci si chiudono gli occhi. Dio è in cucina che ci fa compagnia mentre laviamo i piatti sporchi di tre pranzi prima. Posso pure pensare di non essere una buona cristiana, di non avere abbastanza fede, di essere una misera peccatrice.
Ma Signore, da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna.
E io ho bisogno di te, perché pur immersa fino al collo nella melma della quotidianità, so che senza di te cadrei ancora più giù, perderei il respiro, invece tu mi tieni a galla, con la tua parola mi apri i polmoni e, soprattutto, mi fai sentire amata, mi fai sapere che non devo essere meritevole per godere del tuo amore, devo solo amare. E allora piano piano risalgo, piano piano mi riprendo, ritorno a conquistare piccoli momenti di intimità con Dio, cose piccole ma importanti in grado di darmi quell’ossigeno senza il quale non potrei vivere. Perché Signore, se non sto con te con chi potrei mai stare?
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