Angelina, meglio inutili ma amati

Definisci “utile”.
Tipo i soldi che ancora mia nonna mi regala al compleanno anche se ho superato i trenta. I fendi nebbia. Quel coso che attacchi al wc e lo igienizza a ogni risciacquo. L’abbonamento a Disney plus quando hai davanti cinque ore di auto coi figli.
Le cose utili ti risolvono dei problemi.
Ecco perché credo che le persone non possano rientrare in questa categoria. Le persone assistono i malati anche quando non possono curarli. Le persone restano con una mano sulla spalla anche quando non possono asciugare le lacrime o sistemare la situazione. Le persone danno da mangiare pur sapendo che domani è un altro giorno e speriamo qualcuno provveda. Le persone fanno donazioni senza sapere se andranno davvero a buon fine. Le persone amano anche quando ci sono milioni di difetti per andarsene.
Le persone non sono “utili” per definizione. Le persone però amano. E per questo, sono indispensabili anche quando non hanno soluzioni al dolore, quando non trovano il calzino che è proprio lì davanti, quando sperano senza poter fare altro, quando restano, quando l’Alzheimer toglie loro tutto, quando sono in un letto e dipendono dagli altri. Eppure possono ancora fare. Ancora ricevere. Ancora amare e essere amate.
Ecco perché, nonostante apprezzi il lavoro di filantropia di Angelina Jolie (io vorrei solo fare la metà delle cose dei fai tu, Ang ed essere sexy la metà dentro a una tuta da apicoltore), non condivido del tutto la sua ultima affermazione nell’intervista per Vanity Fair:
“Penso che una vita non sia degna di essere vissuta se non è di alcuna utilità per l’altro da noi”.
Capiamoci: è bellissimo spendersi per gli altri e tutto quello che non diamo in questa vita è perso. Però sganciamoci dall’ottica dell’utilità. Siamo quei “servì inutili” di cui parla il Vangelo. Altrimenti dall’amore per il prossimo alla vana gloria e ai deliri di onnipotenza è un attimo. È un attimo passare dal fare per gli altri al fare per sé stessi.
Di certo, Angelina, ora anche ambasciatrice delle “Woman for bees”, associazione nata per
formare giovani apicoltrici e renderle imprenditrici autonome (ve l’ho detto che la tita da apicoltore è il must have della prossima stagione? Donne avvisate…), è animata dai migliori intenti. È bellissimo vedere quanto si spenda per gli altri e vorrei avere il potere e i K su Instagram per fare la metà di ciò che fa lei (invece sono solo madrina dei sofficini Findus decongelati per cena al momento).
Ricordiamoci però che l’utile non è la misura per valutare i nostri sforzi. Anche quando ci spendiamo per gli altri siamo quei “servi inutili”, perché senza nessuna logica o tornaconto, nemmeno personale, perché saremo “servi per amore”.

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