Il grande potere del “Come stai?”
Quante volte domandiamo distrattamente “come stai?”.
E quante volte rispondiamo “bene grazie”. Un miliardo di volte. Un milione di queste lo domandiamo senza l’interesse della risposta, così, giusto per iniziare una conversazione. Un altro milione rispondiamo “bene” anche se non è per niente vero. Ma anche se scontata questa domanda, quanto bene può fare? Spesso, quando ci si vede, dopo il consueto “ehilà, ciao” iniziamo a sciorinare punto per punto i progressi, gli urli, pianti, i discorsi strampalati dei nostri figli con tanto di paranoie, ansie, paure al seguito di noi madri. E ci dimentichiamo di chiedere, alla mamma-amica di fronte a noi un “tu invece, come stai?”
Perché quando si è madri sembra di essere solo madri.
Sembra non ci sia più spazio per altro. Una volta sentii dire che gli uomini quando si incontrano parlano di lavoro o di calcio, ovvio. Le donne parlano di figli. Magari anche di cucina, ma i figli sono l’argomento all’ordine di ogni incontro. E come fai a non parlare di figli se quando finalmente dopo mesi riesci a organizzare un’uscita tra amiche ma di fatto non sei capace di finire una, dico una frase, in maniera sensata e compiuta senza il continuo “Mamma devo fare la pipì – mamma, Alessandro mi ha rubato il gioco- mamma conta tu a noscondin” e ancora “mamma- mamma- mamma”. Serve davvero uno sforzo immane, altro che le fatiche di Ercole. E quel “come stai” va a farsi benedire. Poi torni a casa e ci ripensi che tu volevi davvero chiedere alla tua amica qualcosa che riguardasse lei e non il suo di bambino, ma nel caos generale ti sei dimenticata appunto. Pian piano, correndo dietro giochi sparsi ovunque e cambi di pannolini, ci dimentichiamo che non siamo solo mamme.
Siamo amiche e a volte quella semplice frase può aprire un varco nel cuore dell’altra.
Magari quell’amica aspettava quel tuo interesse nel sapere se va tutto bene per iniziarti a raccontare qualcosa di lei, che la preoccupa o che la fa anche solo sorridere. La frase più banale di tutte può diventare così un semplice stratagemma per aprirsi ad un dialogo più profondo. Quel ricordarsi che siamo prima di tutto donne e anche amiche, a volte può davvero salvere un’amicizia o quanto meno renderla più forte, più sincera. Elena Gilbert dice “quando qualcuno ti chiede come stai, non vuole una vera risposta”. E il più delle volte è proprio così.
Interroghiamoci sul nostro interesse verso chi ci sta più vicino, prima ancora di pensare alla pace nel mondo.
Iniziamo ad amare concretamente il prossimo che è nostro fratello o l’amico che vedo spesso, che tante volte dó per scontato proprio perché c’è sempre stato. Sarebbe bello iniziare ad avere a cuore i problemi, le preoccupazioni di chi ci circonda, a trovare una mezz’ora per parlarne assieme così da alleggerire il carico emotivo. Perché spesso diciamo che dobbiamo amare il nostro prossimo ma poi ci dimentichiamo che prossimo è proprio quello che vediamo spesso o quello che vive con noi, il marito insomma. Ma sulle volte che ci dimentichiamo di essere mogli perché troppo prese dall’essere madri, credo non basterebbe la Bibbia per contenerle tutte. E questa è un’altra storia.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!