Smalto sbeccato e preghiere per l’Afghanistan

Oggi mi si è sbeccato il semi-permanente. “Che sfortuna, proprio quando ho l’estetista in ferie e mi tocca aspettare fine mese”. Mi sono guardata allo specchio. Quante donne afghane si saranno staccate il semi permanente, oggi. Quante staranno arrabattando boccette per la casa per tingere quel biondo platino di cui si erano innamorate senza uscire. Quante si sono guardate allo specchio stamattina e non si sono riconosciute. Quante hanno dovuto smacchiare l’hijab riposto in un armadio.
Di certo, tutto ciò non riguarda solo le donne. Penso ai padri che non sapranno difendere i figli dalla violenza, che tenteranno ogni giorno di strapparli a quel “pensiero unico” che detta legge. Penso ai disabili, ai bambini. Guardo il mio smalto sbeccato e non posso non pensare a loro. La mia vita così occidentale continua. Dalla parte giusta del mondo. Quella in cui tutti, con sotto gli occhi le immagini di gente che cade dagli aerei e bambini che piangono in strada, vorremmo fare qualcosa. Qualcosa di concreto come passare l’acetone nel sullo smalto e cancellare le sbeccature di una realtà così dura.
Certi giorni il male ci sfiora più da vicino. Certi giorni i giornali e i social lo urlano più forte. Tutti i giorni ci sono silenzi che chiedono giustizia, ma noi siamo troppo presi dal rumore della nostra vita che scorre. È giusto? È sbagliato? È la vita. Ma c’è qualcosa di davvero concreto che possiamo sempre fare. Non solo il like a un post di denuncia o una donazione.
Pregare è concreto. Pregare è r-accogliere un grido di aiuto. Pregare non sono solo parole da snocciolare e per cui non ho mai tempo. È la mia vita. Così piena di superficialità, di cose futili, di gioie, di smalto da sistemare,
Sono io che mi metto al servizio di Dio: in ogni luogo mi trovi, in ogni modo, con ogni mezzo per me possibile, in ogni attimo stia vivendo.
È “ora, nel modo che posso”.
Abbracciando una croce o un rosario, una bibbia o una lacrima che non riesco a trattenere, donando una fatica, un “fioretto”, una giornata difficile o un ruolo che mi spossa e mi “prosciuga”.
È ” ora, nel modo che posso!”.
Abbracciando una gioia, una lode che mi esplode nel cuore, respirando a pieni polmoni una bella giornata, la quiete profonda, come non se ne vedeva da anni.
R-accogliamo questa chiamata, anche ora.
Questo smalto sbeccato, che oggi mi porta dove non sarei mai voluta essere, può diventare concreta preghiera.

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