Tamberi e Barshim: senza noi non si può fare!
Il Signore fa “miracoli”, ma non senza di noi!
È come quando moltiplicò i due pani e i pesci: qualcuno qui pani e pasci li aveva portati, li aveva “sudati” con fatica, ma non erano ancora abbastanza.
Una sola sfida mondiale e due ragazzi d’oro, con l’oro nel sangue, con l’oro nello sguardo, con l’oro nel coraggio delle cadute e dello sconforto, con l’oro nella determinazione ma soprattutto con l’oro nel cuore.
Gimbo a quella finale porta già la divisa per la premiazione, il gesso infame, su cui alla sua ragazza Chiara Bontempi ha chiesto di scrivere “road to Tokio”, mentre era devastato in ospedale a guardare le olimpiadi di Rio strappategli via da quell’infortunio.
Gimbo lo sa.
Qualcosa di immenso sta per accadere.
Lo aspetta, lo aspetta da troppo oramai.
Al messaggio della futura moglie rispondere: “Non preoccuparti, al resto ci penso io, tu goditi la gara”.
E che gara! Straordinaria, tinta d’oro fin dall’inizio.
Sono in due: due campioni e due amici uniti negli anni da questo sport, da questa scelta di vita, dalle vittorie e dalle sconfitte, ma soprattutto dallo stesso inferno.
Stesso infortunio.
Chi strapperà la medagli a chi? Chi infrangerà il sogno di chi?
Chi renderà vani anni di preparazione, di speranze, di sogni?
Quale amico potrebbe fare questo?
Ora ci vorrebbe un miracolo!
Ci vorrebbe un miracolo per finirla con un vero lieto fine, per due ragazzi che se lo meritano.
Se solo si potesse…
“Potete continuare con il salto aggiuntivo”, inizia a spiegare ai due il giudice di gara.
E se pensiamo al miracolo, per renderlo reale, ora tocca agli uomini!
Tamberi si appoggia alle sue ginocchia, ha lo sguardo fisso negli spalti ma più che altro nel vuoto.
Barshim invece guarda il giudice fisso negli occhi, è deciso e pacato: ” Possiamo avere due ori?”
“Due ori?Si può fare? È impossibile!” mi dico io ignorante sportiva che guarda la gara incredula.
Ma è già sotto gli occhi di tutti il “miracolo” c’è: un finale come non lo si vedeva da 125 anni, una parità che si direbbe irraggiungibile.
Che si fa?
Gianmarco alza gli occhi verso l’amico.
I suoi occhi sembrano diventare grandi e accesi da una scintilla che fa divampare un fuoco immenso dentro di lui.
Il giudice inizia la sua risposta: “È possibile”. E sta per continuare ma non c’è più nessuno ad ascoltarlo perché i due amici si sono girati per guardarsi meno di un secondo, un’occhiata silenziosa in cui c’è tutto.
Eccitati alle stelle, Barshim prova a dire qualcosa di fugace e rapidissimo ma Gimbo non risponde nemmeno, è passato forse un secondo o due dalla risposta del giudice e vediamo due ragazzi magnifici che si “schiaffano” la mano, una di quelle prese da giuramento di sangue, da salto nel fuoco! E che fuoco!!
Gimbo gli salta subito addosso e urla!
“..dipende se decidete entrambi siete campioni” conclude il giudice, ma non c’era niente da concludere, era già scritto nel loro cuore, l’oro.
Avremmo potuto immaginare minuti interminabili, dialoghi difficili, sguardi persi e confusione.
Invece è durato qualche secondo.
Amicizia, lealtà, competizione..ma soprattutto amicizia!
Due ori, due gioie perfette ed inarrivabili, condivise nella maniera più spettacolare: in uno sguardo, in un abbraccio liberatorio e pieno, finalmente pieno.
Di tutto, bello, brutto, sogni, pianti, ma pieno di immensità, quella che hanno raggiunto in due, come commenterà Barshim:
“Two in better than one!”.
Due ori raggiunti insieme, a distanza di uno sguardo, senza parole: non ci sono parole nell’amicizia, nell’amore di due “fratelli” di destino che hanno lottato nel fuoco e sono tornati come fenici.
Il commento di Gimbo è qualcosa di speciale, da leggere tutti i giorni per imparare l’umiltà di chi si trova nella cresta del mondo ma non perde la testa, di chi riconosce i suoi meriti ma anche il valore di chi ha al suo fianco. Anche se suo pari, anche se era lì nella stessa arena, Gimbo non si è vantato, per lui quell’amico di avventure e sventure è un campione.
“Quando il giudice ha cominciato a chiederci se conoscevamo come funziona il regolamento, non l’abbiamo neanche fatto finire di parlare: ci siamo guardati un attimo e ci siamo subito abbracciati. Non è stata una decisione: nessuno dei due avrebbe tolto all’altro la gioia più grande della vita.
Siamo passati dallo stesso problema e se dovevo condividere la medaglia con qualcuno era con lui. Per me è qualcosa di incredibile, lui è il più forte di tutti i tempi e se le meritava. Io ho realizzato un sogno. Non vedo l’ora di raccontarlo ai miei figli. Se li avrò. Altrimenti lo racconterò ai suoi!
Abbiamo fatto qualcosa di magico e non dormirò mai più”.
Raccontiamolo anche noi, ai nostri figli, di come si diventa campioni del mondo insieme. Come per fare i miracoli ci sia Dio, e agli uomini non serva molto, se non metterci il cuore: il grande cuore degli uomini.
In foto:Gianmarco Tamberi su uno dei momenti più belli di questa Olimpiade: la decisione di condividere l’oro con il suo grande “amico-rivale” Mutaz Essa Barshim
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