Dio è sicuro, e tu?

Commento al Vangelo Mt 28, 16-20

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Se c’è una cosa che adoro di Gesù,

è che a lui non è mai importato se gli apostoli fossero totalmente convinti, fedeli, sicuri. Non voleva dei fan o un pubblico che lo acclamasse, lui voleva degli uomini, solo di quello aveva bisogno. Voleva uomini veri e liberi che, seppur con dei dubbi, con delle incertezze, avessero colto la bellezza del vangelo, della sua parola, e volessero portarlo al mondo intero. Questo a me che sono così piena di domande, insicurezze, spesso di contraddizioni e errori, mi conforta tantissimo. Perché Dio è davvero Padre e manda suo figlio per farcelo capire umanamente. Dio è Padre nel momento in cui non si cura per niente di quel nostro substrato di muffa, di pensieri sbagliati, di dubbi insensati, di ridicole incertezze, a lui non interessa tutto questo perché sa che siamo uomini e donne, quindi siamo fatti così. A lui interessa quello che c’è sotto, conosce la nostra volontà, il moto che spinge il nostro cuore e la nostra testa, e sa che seppur imperfetti siamo ricchi di boccioli pronti per aprirsi. Allora fa quello che farebbe ogni padre, viene da noi, ci viene vicino, ci mette una mano sulla spalla, ci guarda negli occhi e ci tranquillizza, ci assicura che ci amerà sempre, che già ci ama e che non solo ci perdona per le nostre mancanze ma si fida a tal punto di noi da inviarci come messaggeri, come portavoce. Che gran dono, che gran responsabilità. Ma come, proprio io? Proprio io che per finire un rosario, ma che dico un rosario, una decina senza perdere la concentrazione ci metto mezz’ora perché nel frattempo penso alla montagna di panni da lavare/piegare/stirare? Proprio io che mentre sono a messa mi perdo a pensare ai documenti da portare al commercialista per la dichiarazione dei redditi? Proprio io che sono capace a malapena a tenere insieme quel microsistema che è la mia famiglia?

Cioè tu davvero, Dio, invii me per il mondo a farti da portavoce? Ma ne sei sicuro?

Sì, ne è sicurissimo, ne è così certo perché sa che tu non sarai mai solo, mai, anche quando ti sentirai una formica nel deserto, quando ti sembrerà di combattere contro i mulini a vento, lui ti darà le armi per squarciare il velo di paura che ti impedisce di vedere la méta. Ti busserà in testa per ricordarti di alzare lo sguardo verso Dio Padre che è nei cieli che veglia costantemente su te; ti farà vibrare il cuore per non farti dimenticare che anche Cristo ha vissuto quelle tue stesse emozioni e che ci ha dato un modello di vita da seguire per non perderci tra i rovi; infine, ci invierà una scintilla, un fuoco da conservare nel nostro cuore, un lumicino in grado di darci quello scatto di cui abbiamo bisogno per partire, per affrontare la giornata, la vita. Noi dobbiamo solo farlo entrare, quell’alito santo, farlo entrare in noi, senza paura di essere indegni ma con la fiducia, la speranza e la certezza di essere figli.

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