Con gli occhi(ali) della fede

In seconda media mi ricordo che un giorno guardando alla lavagna strizzai così forte gli occhi che mi fecero male ma non riuscii comunque a leggere nulla di quello che il professore vi aveva scritto. Quel pomeriggio papà mi accompagnò a comprare i miei primi occhiali da vista e il giorno dopo a scuola li provai e ricordo la stupefacente sensazione di chiarezza e nitidità che provai, come era bello non dover strizzare gli occhi ma semplicemente aprirli e vedere. All’inizio un po’ mi vergognavo a portarli in presenza di altre persone, soprattutto dei miei compagni di classe, avevo paura di essere presa in giro. Ero alle medie che è praticamente il momento più terribile di un adolescente, è l’inizio della “trasformazione”, o perlomeno diciotto anni fa fu così per me. Crescendo acquisii maggiore sicurezza (ammetto che dovettero trascorrere ancora molti anni) e iniziai a indossare gli occhiali ovunque, e da un certo momento in poi non li ho più tolti.

Ora sono parte del mio viso, quasi non riesco a vedermi senza. La fede è la stessa cosa.

Accade che ti guardi intorno e la realtà, le persone, le situazioni diventano illeggibili, non riesci a cogliere bene il significato, o meglio vedi solo quello che il mondo ci ha scritto sopra a caratteri cubitali ma tu percepisci che c’è qualcosa di più. È in questo modo che inizia la ricerca di quel qualcosa che scopri poi essere un Qualcuno. Non appena inizi a indossare gli occhiali della fede vedi tutto più bello, più luminoso, è come se per tuta la vita avessi visto solo l’ombra delle cose, e delle persone soprattutto, ora riesci a vedere bene molto altro. Ed è paradossale come la fede pur permettendo di riconoscere, quasi a pelle direi, il male e distinguerlo dal bene, rimarcandone i confini, al tempo stesso è in grado di illuminare il bene ovunque non ci sia solo il male. Il peccato ci ha segnati tutti, fin dall’inizio, quindi ognuno di noi ne porta le ferite, a volte chiuse e altre aperte, pulsanti, che continuiamo ad aprire, così che queste non riescono a rimarginarsi. Ma il bene c’è sempre, perché siamo fatti a immagine e somiglianza del nostro Padre Eterno, e questo non va mai dimenticato. E quando hai fede in Dio riesci a vedere tutto il bene che c’è intorno e nelle persone. E, in modo spettacolare e inimmaginabile, riesci a vedere il bene anche dentro di te, laddove prima scorgevi solo male, peccato, angoli bui, risentimenti e rimorsi.

Questa è l’esperienza viva e vera di una persona che pur nascendo in una famiglia cattolica ha dovuto lottare contro se stessa, contro il peccato che è famelico e non ci lascia mai, per tutta la vita.

Alcuni hanno il colpo di fulmine, non appena conoscono Cristo se ne innamorano, non lo lasciano più, consapevoli che è per la vita eterna. Altri hanno da sempre visto il volto di Gesù come parte della propria vita, ma l’innamoramento è avvenuto per gradi, e a volte ci sono voluti anni prima di realizzare che senza non si può vivere. O meglio, si può vivacchiare, come diceva il Beato Pier Giorgio Frassati, ma sentiremo sempre che ci manca qualcosa, l’insoddisfazione sarà parte costante della nostra vita. Alcuni arrivano addirittura ad amare questa insoddisfazione pur di non fare il salto, quello che ti fa abbandonare tutto e gridare al mondo “Io sono di Dio!”. Perché per quanto combattiamo non potremo mai negare che siamo creature che anelano al Creatore ogni istante della nostra esistenza.

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