Quaresima con Tolkien #7 – MINIERE DI MORIA, reame nanico di KHAZAD-DÛM

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“Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?”

Dal libro del profeta Ezechièle, Ez 18,23

<< “La via della quale vi parlo conduce alle Miniere di Moria”, disse Gandalf. Gimli solo alzò il capo; un fuoco covava nei suoi occhi. Tutti gli altri, all’udir quel nome, furono invasi dal terrore. Persino agli Hobbit rievocava leggende di oscura paura. “La via può condurre a Moria, ma come possiamo sperare che conduca al di là di Moria?”, disse cupo Aragorn. […] Si erano inoltrati nelle Miniere a notte già calata. […] “Non ho alcun ricordo di questo posto!”, disse Gandalf, esitando incerto sotto l’arco. Alzò il proprio bastone nella speranza di trovare qualche segno o qualche iscrizione che potesse aiutarli nella scelta; ma nulla del genere apparve. “Sono stanco di decidere”, disse, scuotendo il capo. “E suppongo che siate tutti stanchi come me, o più stanchi ancora”.[…] “E facendo la sentinella ho preso una decisione”, disse. “Non mi piace l’atmosfera della strada centrale; e non amo l’odore della strada sinistra: vi è un’aria malsana lì dentro, o io non sono una guida. Prenderò il sentiero sulla destra; è ora di ricominciare a salire”. […] Frodo riprese leggermente animo, pur sentendosi sempre oppresso, e udiva ancora a volte, o credeva di udire, lontano dietro la Compagnia e oltre il fruscio e l’affrettarsi dei loro piedi, un passo che li seguiva e non era un’eco. >>

Il Signore degli Anelli, La compagnia dell’Anello, libro II, cap. IV, “Un viaggio nell’oscurità”

C’è un tempo in cui abbiamo paura,

in cui la nostra vita si complica o dobbiamo farci carico di quella degli altri. C’è un tempo in cui cerchiamo in tutti i modi una via di fuga. Persino un saggio come Gandalf può perdere la strada, una volta entrato nelle buie profondità della montagna. Così è costretto ad affrontare anche la paura di sbagliare: deve scegliere la via, pur avendo la certezza di non conoscerla, senza sapere dove porti, guidato dall’istinto, cercando di capire cosa sia meglio per tutti. Sembra dirci questo anche il brano del Vangelo di Matteo: “…se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”. Ecco, non possiamo indicare nessuna via se nemmeno noi la conosciamo, ma Cristo ci indica lo stesso un percorso possibile. Non è facile, fa paura al nostro orgoglio, spesso lo mettiamo in dubbio e ci chiediamo se davvero condurrà da qualche parte, oltre al “perché devo essere io?“.

Eppure Gandalf sa che deve essere lui a decidere, a fare il primo passo verso l’uscita, anche nell’incertezza.

Moria oramai è solo un dedalo di gallerie piene di morte e cadaveri, ma Gandalf sa che c’è di più. C’è un tempo in cui le scelte le facciamo a naso, prendendo una strada per esclusione, la meno peggio, confidando nella provvidenza e indossando una maschera di coraggio, per non turbare chi ci circonda, sperando che funzioni. Gandalf invece sa bene che ogni volta che ci troviamo ad un bivio abbiamo due scelte: noi o gli altri. La libertà infatti apre sempre due strade: l’amore e l’egoismo. Non avrebbe scelto liberamente Gesù la sua passione se non ci avesse amati tutti. Non avrebbe scelto liberamente Maria di dire il suo sì, se non avesse amato immensamente quel Dio, che prometteva di donarle la gioia più grande al mondo e subito dopo, di sopportare anche lei lo strazio della croce. Perché la libertà, Dio ce l’ha data non per farci un regalo di benvenuto su questa terra.

Il motivo della libertà è l’Amore e amare comporta la responsabilità di prendere il destino degli altri con noi.

Destra, sinistra, fuori da Moria o dentro per sempre? Fa paura. Però quando usiamo la libertà solo per noi stessi, è lì che diventa sterile e perde significato. Gandalf usa la sua per salvare i compagni dal Balrog, per dargli una possibilità di fuga, per dare una speranza alla Terra di Mezzo. Si dona, senza riserve, fino alla morte. Gandalf ci mostra la via più difficile: quella del lottare, quella del prendersi cura, quella del sacrificarsi per chi si ama, quella dell’affrontare le più grandi paure anche se è solo quando la sconfitta si tramuta in salvezza, e la debolezza in forza, che abbiamo la certezza di aver scelto la strada giusta. La strada giusta può farci incontrare quell’Uomo che si vuole far carico del peso, può farci cadere e rialzare sotto lo sguardo di quella Madre che ci accompagnerà sempre, può mostrarci chi veramente diventerà nostro fratello, fino alla fine. Così Gandalf, invece di perdere se stesso, trionferà come “il Bianco”: abbatterà un Balrog dei tempi antichi, uno dei Maia corrotti al servizio del Male, puro fuoco ed oscurità. E Frodo, troverà in quelle miniere qualcosa di più prezioso della forza o del coraggio: la misericordia, l’umiltà di capire che non abbiamo tutte le riposte, ed a volte dobbiamo affidarci a chi è più saggio di noi, a Colui che sa guidarci ed insegnarci il vero senso della parola “libertà”.

<<[Frodo:] “Merita la morte”. [Gandalf] “Se la merita! E come! Molti tra i vivi meritano la morte. E parecchi che sono morti avrebbero meritato la vita. Sei forse tu in grado di dargliela? E allora non essere troppo generoso nel distribuire la morte nei tuoi giudizi: sappi che nemmeno i più saggi possono vedere tutte le conseguenze. Ho poca speranza che Gollum riesca ad essere curato ed a guarire prima di morire. Ma c’è una possibilità. Egli è legato al destino dell’Anello. Il cuore mi dice che prima della fine di questa storia l’aspetta un’ultima parte da recitare, malvagia o benigna che sia; e quando l’ora giungerà, la pietà di Bilbo potrebbe cambiare il corso di molti destini, e soprattutto del tuo. >>

Il Signore degli Anelli, La compagnia dell’Anello, libro I, cap. II, “L’ombra del passato”
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