Quaresima con Tolkien #5 – ORTHANC la torre nera

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“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. […] Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Vangelo Lc 11, 29-32

<<[Gandalf:] “Ma Isengard è un cerchio di rocce a picco che recingono la valle come un muro, e nel centro si erge una torre di pietra chiamata Orthanc. […] Cavalcai attraverso l’arco mentre il cancello si richiudeva silenziosamente alle mie spalle; d’un tratto, senz’alcun motivo, ebbi paura. Ciò nonostante continuai a cavalcare sino ai piedi di Orthanc, giungendo alla scala di Saruman. Egli mi venne incontro e mi condusse in alto nella sua stanza. Al dito portava un anello. […] Mi portarono sul pinnacolo di Orthanc, e mi lasciarono lì solo, nel luogo ove Saruman soleva osservare le stelle. Non vi è altra discesa che una stretta scala di parecchie migliaia di gradini, in fondo alla quale la valle sembra lontanissima. In passato era verde e bella, ma ora guardando vidi che era piena di pozzi e di fucine. Lupi ed Orchi dimoravano ad Isengard, perché Saruman stava radunando grandi forze per conto proprio, quale rivale di Sauron e non ancora quale servitore. […] [Saruman:] “Finito il tempo degli Elfi, la nostra ora è vicina: il mondo degli Uomini che dobbiamo dominare. Ma abbiamo bisogno di potere, potere per ordinare tutte le cose secondo la nostra volontà, in funzione di quel bene che soltanto i Saggi conoscono. […] Questa è dunque la scelta che si offre a te, a noi: allearci alla Potenza. Sarebbe una cosa saggia, Gandalf, una via verso la speranza. La vittoria è ormai vicina, e grandi saranno le ricompense per coloro che hanno prestato aiuto. Con l’ingrandirsi della Potenza anche i suoi amici fidati s’ingigantiranno; e i Saggi, come noi, potrebbero infine riuscire a dirigerne il corso, a controllarlo. Si tratterebbe soltanto di aspettare, di custodire in cuore i nostri pensieri, deplorando forse il male commesso cammin facendo, ma plaudendo all’alta mèta prefissa: Sapienza, Governo, Ordine; tutte cose che invano abbiamo finora tentato di raggiungere, ostacolati anziché aiutati dai nostri amici deboli o pigri. Non sarebbe necessario, anzi non vi sarebbe un vero cambiamento nelle nostre intenzioni; soltanto nei mezzi da adoperare’. […] L’Anello Dominante? Se potessimo comandarlo, la Potenza passerebbe nelle nostre mani.” […]>>

Il Signore degli Anelli, La compagnia dell’Anello, libro II, cap. II, “Il Consiglio di Elrond”

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, dicono.

Dovremmo poterci fidare dei saggi, di coloro che hanno il compito di guidarci, ma capita che anche le guide si perdano e chi resta a indicarci la via? Era meglio aver fatto conto solo su noi stessi, sulle prove provate, sulle nostre forze, poche, ma buone. Eccoci, sempre alla ricerca di santi, santoni o di segni, per non sprecare tempo, per non sbagliare. “La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Il problema è che Dio può anche mandare Giona, ma sta a noi decidere di credere.

E più siamo arrivati in alto più è difficile abbassarsi ad ascoltare qualcuno, fosse anche Gesù venuto tra noi. Magari fossimo almeno come il re di Ninive: “egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere”. Invece spesso la nostra superbia, anche quando in buona fede, costruisce muri invalicabili attraverso cui la Luce non filtra più. Quanti ne tiriamo su? Alti, altissimi. E ogni mattone ci allontana sempre di più dalla realtà e ci chiude nella nostra verità. Diventiamo inarrivabili, nel nostro ego. Saremo diventati saggi? Forse, ma lo avremo conosciuto davvero o Lui sarà ancora laggiù, alle fondamenta, che cerca di parlarci? Questa è Orthanc, una torre inespugnabile piena di misteri e di segreti che solo i saggi conoscono, una costruzione altissima che aveva una natura rigogliosa attorno, ma che chiudendosi nelle sue certezze, l’ha trasformata in una valle di mostri e distruzione. Essere superiori, da superior -oris, comparativo di supĕrus, vuol dire «che sta sopra», ecco dove ci porta rinchiuderci nella “Torre Nera”: vogliamo il comando, vogliamo dominare sugli altri, sulle idee e sulle loro coscienze, come i capi del sinedrio. Sulle strade dei nostri ragazzi, quando da educatori abbiamo il malsano desiderio di volere a tutti i costi che ci diano retta e riconoscano i nostri insegnamenti. Sulle scelte dei nostri figli, che noi abbiamo la presunzione di sapere anche meglio di loro. Sulle menti dei nostri mariti, quando vorremmo guidarli dove diciamo noi e scegliere per loro. Su di noi, quando quella croce vorremmo lasciarla lì dov’è, fregarcene e fare a modo nostro, a qualsiasi costo. Chiusi lì non sappiamo più cosa sia la libertà. Quella che invece è stata donata anche a noi. Oh, ma certo, ne sappiamo più di Quello lassù, noi, sappiamo come deve andare la nostra vita, cosa dobbiamo diventare, cos’è meglio per tutti, conosciamo il fine “superiore” e pazienza per i mezzi oscuri, come dice Saruman.

Troppo spesso scambiamo l’evangelizzare col convincere invece che con l’annunciare.

Dobbiamo essere capaci di scendere dal trono come il re di Ninive, dalla Orthanc che abbiamo costruito, prima che sia troppo tardi. Da mezzi, parole e azioni malvagie non può nascere il bene, anche se abbiamo studiato tutto il catechismo e fossimo saggi davvero. Orthanc è un luogo pericolosissimo per noi bravi cristiani che abbiamo fatto tutti i compiti a casa: è un attimo fare la scelta di Saruman. Da lassù non vedremo che Dio invece ci ha già mandato un segno e non servono torri da cui gridare, convincere o difendersi: quel segno è un uomo, è alla nostra altezza e alla nostra portata. Vuole che lo seguiamo, liberi, non vuole dominarci.

<<Egli è grande fra i Saggi. È il gran maestro del mio ordine e capo del [Bianco] Consiglio. La sua scienza è profonda e vastissima, ma il suo orgoglio lo è altrettanto, e qualsiasi intromissione lo indispettisce. Lo studio degli anelli elfici, piccoli o grandi che siano, è di sua competenza. Ha compiuto indagini interminabili alla ricerca del segreto della loro origine e fattura; ma quando furono discussi gli Anelli durante una seduta del Consiglio, il poco che ci svelò della sua erudizione parve in contrasto con i miei timori. E così i miei dubbi si assopirono, ma rimasi irrequieto: continuai a osservare e ad aspettare.>>

Il Signore degli Anelli, La compagnia dell’Anello, libro I, cap. II, “L’ombra del passato”
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