Dare alla luce e donare la luce

cose di lassùAvete mai pensato al fatto che “mondo” in italiano significa “pulito”?

Sembra quasi una contraddizione, una battuta ironica, dire che il mondo è pulito, quando invece ci rendiamo conto di come sia terribilmente macchiato. Al tempo di Maria, secondo la legge ebraica, le donne dovevano attendere quaranta giorni per potersi recare al tempio per la loro purificazione e nel loro caso quel giorno coincise con la presentazione di Gesù. Quaranta giorni per purificarsi, per liberarsi dal sangue del parto e per poter rientrare nel mondo. Siamo oneste, a noi donne quando leggiamo di questo rito di purificazione ci si arriccia il naso, stringiamo le labbra e facciamo una gran fatica a non dire “certo che però all’epoca la donna quante ne doveva subire”. Eppure mi viene da pensare a come questo Spirito Santo che ha ispirato anche i testi del Vecchio Testamento, sapesse che per ogni tempo la Verità si rinnova.

Quaranta giorni per ritornare nel mondo sono il tempo in cui la donna e il bambino vivono una relazione strettissima, intima, nascosta e al riparo dal resto del mondo.

Poi ovviamente questa relazione simbiotica proseguirà per molto tempo ancora, ma ci sono quei quaranta giorni in cui il tempo sembra sospeso. La mamma ha fisicamente e concretamente bisogno di quel tempo, a volte anche di più questo è vero, per accogliere tutta la grandezza di quanto accaduto, per riposarsi e per comprendere il significato più profondo del dare alla luce.

Con il parto la donna accende una candela, offre alla luce suo figlio.

Ma non c’è momento della vita in cui si sente con maggior peso la nostra natura umana, la nostra origine, infatti tutto passa attraverso un travaglio, un dolore forte e acuto che porta poi alla gioia più grande che si possa sperimentare. Oggi il mondo, che è sempre più immondo, è così nemico della vita e quindi della luce, al punto da voler comprimere sempre di più quel tempo d’oro tra mamma e bambino. Alle donne viene chiesto di stare subito bene, di rimettersi immediatamente in forma, di tornare ad essere quelle di prima nel giro di uno schiocco di dita, e soprattutto di tornare a ricoprire il proprio posto nella società, al lavoro, quanto prima possibile. Tutto ciò è contro natura. Dio ci ha creati uomini e donne, fatti di corpo e anima, entrambi importanti ed entrambi fatti per amare. Ecco che se accettiamo questo, capiamo come Dio sapesse bene quanto il parto sia sconvolgente per mamma e bambino, e di come ci sia bisogno di tempo per purificarsi da esso, ossia per rendere puro qualcosa che nel concreto è coperto di sangue e dolore. Tempo per passare attraverso quel dolore inimmaginabile e vedere la luce, accendere la candela e dire al Signore: “Eccomi, sono qui, sono pronta a portare la tua luce nel mondo e ad offrirti questo figlio che è un dono”.

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