Diradare le tenebre

Commento al Vangelo Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo». Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Da piccola,

quando papà mi sgridava, ricordo che a volte mi sembrava di sprofondare nel buio e di chiedermi: “Ha più un senso la vita?”. Poi cresci e i rimproveri dei tuoi genitori li gestisci in modo più sereno, ma quelle nubi nere sanno avvolgerti in altri modi. Ricordo la prima volta che soffrii davvero per un ragazzo, ricordo alcuni litigi apocalittici con le mie amiche e ricordo gli scontri epocali con mia madre. Tutto, quando lo guardi da lontano, sembra piccolo e insignificante, ma lì mentre lo vivi ti può distruggere. Ci sono momenti nella vita in cui guardi in alto disperata e urli o piangi e dentro di te Gli dici: “Dio io non ti sento più, non ti vedo più, non so come ritrovarti”.

Ognuno ha la sua storia, nessuno è più fortunato o meno fortunato, ma tutti viviamo la stessa esperienza, in misure diverse.

C’è chi questa rottura con Dio la vive alla grande, come una guerra mondiale che distrugge tutto. E allora che si fa? Come si squarcia quel buio fitto che ci fa credere che ormai esistano solo tenebre? Si parte sempre, e non v’è scampo, da un atto di umiltà. Che non è una roba teorica, uno stato mentale trascendentale non meglio definito. Si parte dal chiedere perdono, perché se è vero che quello che viviamo (forse o almeno non sempre) non siamo stati noi a causarcelo, è sempre vero che poi se siamo arrivati a perdere la mano di Dio è perché l’abbiamo lasciata noi per primi. Dio continua a tenere il braccio teso verso di noi ma noi li utilizziamo entrambi per portarci le mani al viso, per coprirci gli occhi pieni di lacrime e così perdiamo la bussola. Allora Cristo, che davvero era di un’amore incredibile, pensó bene di farci vedere come se ne esce, dalle tenebre.

Il battesimo è l’unica via, e lo rinnovi ogni volta che cadi e chiedendo perdono rischiari quelle nubi.

Noi dobbiamo fidarci di più dei sacramenti, delle vie di Dio, dobbiamo avere più fede, altrimenti saremo solo dei grandi elucubratori ma con zero concretezza. Se ci fidiamo succedono cose incredibili, i cieli si squarciano per noi, Dio non solo ci dà la mano ma ci prende in braccio e ci solleva a sé, e ci dice: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Dio parla così a ognuno di noi ma bisogna che ci scrolliamo di dosso il male del diavolo, perché questo è ciò che ci separa da Dio, nient’altro. E poi una volta fatto dobbiamo cominciare a pensare a Dio come ad un Padre vero.

Ieri sera vedendo un film ho ascoltato questa frase di una madre ad un figlio: “Togliti tutto il peso dalle spalle e dallo a me, lo tengo io, sono qui per questo.” Questo accade quando abbiamo fede vera, quando crediamo nella confessione come l’unica porticina per la felicità e quando abbiamo la certezza di essere destinati al Paradiso.

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