Lettere dal generale cristeros – 22 dicembre

“Mia amata: questa lettera sarà il tuo regalo di Natale e quello dei nostri figli”.

Enrique era partito con i cristeros per difendere la libertà religiosa del popolo messicano. Aveva trentasei anni e a casa una moglie e quattro figli. Non fu certo facile per lui partire e andare in guerra, quello che lasciava era molto ma quello per cui combatteva era di più.
Mancavano tre giorni a Natale e nella lettera scriveva che siccome non poteva essere lì con loro voleva almeno esserci con quelle sue parole.

“Che cosa posso fare se non cercare di farti arrivare attraverso questa lettera, nel modo più chiaro possibile, qualcosa di quello che provo?”

Un generale, un uomo adulto, con una carriera militare illustre alle spalle, una vita piena e agiata, che scrive del desiderio di esprimere ciò che nasconde il suo cuore. Una rarità, una perla. E prosegue dicendo che il regalo per la sua adorata moglie era questo:

“Benedetta è la nostra unione sulla terra, da quando mi sono consacrato al tuo amore nessuna ombra è passata attraverso la mia anima da poter oscurare la luce dell’affetto per la mia mogliettina. Siamo stati poi benedetti entrambi dall’Altissimo, con uno, due, tre, quattro angeli, non solo perché sono stato fedele al tuo amore come unico della mia vita, ma anche perché il mio amore si è manifestato elevandoti in maniera incommensurabile e, pieno di orgoglio, ho fatto di te la mia Regina, e con piacere darei tutto me stesso, il mio corpo e la mia anima, per te e per la tua felicità.”

Era così innamorato che continuiamo a chiedercelo, ma perché ha lasciato la sua famiglia per combattere una guerra sanguinosa, spietata, pazza come lo è ogni guerra, d’altronde. Perché pur avendo tutto, senza la libertà non si ha niente. Se non si è liberi, di pregare, di recarsi in chiesa, di fare la comunione, di confessarsi, di professare la fede in cui si crede, ogni altra gioia perde sapore e valore.

“[…] (questo è ciò che oggi ti offro come regalo): tuo marito è un uomo casto, anche più di quando era il tuo fidanzato, e ti ama ancora di più di quanto ti amava da fidanzato, e ti venera, ti adora, ti ama, ti desidera e ti rispetta molto molto di più del giorno in cui accettasti il suo amore arrossendo come una sposa di provincia e dicesti un sì che prometteva il paradiso”.

Ci tremano un po’ le gambe e ci si ammorbidiscono gli occhi che, socchiusi, ci fanno immaginare questo uomo innamorato alla follia. Lei per lui è una regina, è il suo paradiso.

“Per i miei bambini […] tramite te mando loro questo dono: tutte le prove che devono affrontare, tutti i dolori che io e te soffriamo, abbiano come unico scopo: lasciare loro un sentiero, tracciare una rotta.”

Enrique è triste, vorrebbe essere con i suoi figli, giocare con loro, abbracciarli, ma non potendo decide di far loro un dono inestimabile, di mostrare la strada per la felicità vera. È una strada impervia, dura, dolorosa a volte, ma è l’unica che sarai felice di aver percorso, è la sola in grado di donare una pace autentica.

“Baciali tanto e non stancarti di impedire, non dico ora ma nei prossimi anni, che perdano fede in questo cammino.”

Enrique scrive come se non dovesse tornare e nel farlo si preoccupa più di ogni altra cosa di chiedere alla moglie di lottare per salvare la fede dei suoi figli, non solo ora che sono ancora piccoli, ma anche, e soprattutto, quando saranno cresciuti.

“Con tutto il mio amore ti bacio sulla bocca.”

Così conclude la sua lettera il generale Gorostieta, bacia la sua donna e ci tiene a specificarle dove così che lei possa immaginarselo.

Ci sono storie, vite, ci sono scelte, momenti. Non possiamo decidere quando e dove nascere ma possiamo decidere cosa fare della nostra vita, di tutto il tempo che ci è stato dato. Ed Enrique decise che non poteva non lottare per la libertà massima, quella che ci lega al Regno dei Cieli, quella che ci rende partecipi dell’immortalità del Padre. Con il pensiero costante a sua moglie, regina del suo cuore, e ai suoi figli, doni del cielo, il generale combatté con i cristeros per tre anni, e venne ucciso poco prima della fine del conflitto.
Ma la sua non fu certo una sconfitta, lui vinceva l’eternità al grido di Viva Cristo Re, al fianco della Vergine di Guadalupe.

Non possiamo scegliere l’inizio e la fine, ma possiamo scegliere quali battaglie combattere e al fianco di quali eroi stare.
Noi scegliamo la libertà, e voi?

*le parti virgolettate sono traduzioni del testo della prima lettera del generale Enrique Gorostieta Velarde a sua moglie Gertrudis Lasaga. M. CUÉLLAR (a cura di), Cartas del general Enrique Gorostieta a Gertrudis
Lasaga. Dos regiomontanos ilustre

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