Del Natale non puoi ingozzarti un giorno solo
Vi è mai accaduto di arrivare alla sera del 25 dicembre e pensare:
“Ma oggi che ho fatto?”. A me sì, è successo e potrei dire che non so come sia potuto capitare ma in realtà lo so benissimo, e sicuramente lo sapete pure voi.
Succede che ti svegli tutto felice perché a Natale si è felici e basta, non c’è scampo, poi magari non sappiamo neanche bene perché ma siamo tutti felici, sarà la famosa magia del Natale. Se sei bambino corri sotto l’albero a scartare i regali, se invece sei un po’ più grande corri lo stesso sotto l’albero perché se non hai da scartare ne hai certamente da smistare prima che uno apra il pacco con la borsa dell’acqua calda indirizzata alla nonna invece che lo scavatore col braccio meccanico. Poi, dipende un po’ dalle tradizioni familiari, ci si prepara e si va alla messa di Natale. Da noi è alle 11 e se sei bravo sai che per andare tranquillo è il caso di presentarsi almeno alle 10,30, altrimenti quest’anno non entri neanche.
Durante la messa fai il pieno di quella sensazione di pace e vittoria sul mondo,
proprie di un Dio che nasce che poi è proprio il tuo Dio quindi ti senti un po’ come un testimone al matrimonio del suo migliore amico. Se non fosse che basta mettere un piede fuori dalla porta per dimenticarsene, perché corriamo a casa che c’è da scaldare i vincisgrassi e il pollo arrosto con le patate. Va bene che quest’anno il Natale sarà giusto con i nonni, a chi va grassa, però è sempre Natale e la prima regola è che a Natale “se magna”. Il pomeriggio si trascorre tra torroni, panettoni, Varnelli, sambuca, caffè, punch, di nuovo torroni e panettoni, con un sottofondo di Michael Bublé. Arriva sera, siamo pieni come tacchini del ringraziamento americano e ci addormentiamo guardando “Mamma ho perso l’aereo”. Ci svegliamo la mattina del 26 e pensiamo “Ma ieri che ho fatto? Quasi neanche mi sono accorta che era Natale. Per fortuna che oggi è Santo Stefano e vado di nuovo alla messa, visto mai che riesco a recuperare un po’ di quello spirito natalizio che mi sono persa per strada”.
Il fatto è che il 25 dicembre può tranquillamente essere come il 3 di maggio o il 12 di settembre,
un giorno come un altro. Quello che fa la differenza siamo noi. Natale è la nascita di Gesù, ma se non c’è una gravidanza, ossia un’attesa, un cammino, non può esserci nessuna nascita. Abbiamo bisogno di prepararci altrimenti non succederà nulla e se cercheremo una sensazione, un sentimento, una magia nell’aria di certo ci perderemo il meglio. Perché quando Gesù nasce per te vuol dire che tutta la tua vita acquista un nuovo significato, ogni tuo respiro, ogni tuo pensiero, ogni tuo desiderio è un battito d’ali diretto in Paradiso, se lo vuoi. Gesù Bambino è un Re che ti mostra il Regno dove vivere per sempre, un luogo stupendo, inimmaginabile, hai solo da volerlo scoprire. Questo cammino, questa gravidanza, non inizia con il primo giorno d’Avvento, ma è tutti i giorni, tutti i giorni siamo chiamati a cercare la grotta, tutti i giorni c’è una stella cometa che ci mostra un pezzo di strada. Noi dobbiamo solo metterci in cammino e fidarci di Lui.
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