Harry Potter: sfatiamo qualche dubbio (e lo difendiamo)
Harry potter si o no?
Le mamme, giustamente, si fanno sempre mille scrupoli, ed è un attimo che al semplice dilemma sciarpa si o sciarpa no per uscire, perché poi il bimbo suda e si ammala, si accosti il “ma è il caso di far leggere Harry Potter?”.
Ci si domanda se la saga della Rowling sia una lettura adatta ai propri figli. E quando dico adatta intendo moralmente accettabile, secondo una visione cristiana.
Negli anni infatti ne sono circolate di voci e c’è chi continua fortemente a sconsigliarla per le più disparate ragioni: dalla Rowling che sarebbe una satanista dichiarata (lo so che avere delle prove in merito è abbastanza complicato, a meno che non sia lei stessa a fare outing, ma se così fosse mi suonerebbe un po’ strana una delle sue ultime uscite. Aver preso posizione contro l’ideologia gender, richiamando su di sé una serie di critiche da parte del mondo dello spettacolo, non mi sembra propriamente un atteggiamento satanista, vedete qui); al fatto che Harry Potter rappresenti una vera e propria iniziazione satanica (io sono una fan sfegatata da quando avevo 11 anni e vi assicuro che ho intenzione di rimanere alla larga da qualsiasi seduta spiritica, non riesco neanche a vedere un horror, figuriamoci!); c’è poi chi dice che crescendo i ragazzi avranno traumi, incubi o quant’altro (io sto benissimo, non dormo è vero, ma la colpa non è di Harry Potter, semmai del nano che dorme di fianco a me).
Credo allora che prima di tutto occorra informarsi ma anche toccare con mano. Prendere i libri (vi concedo anche i film, anche se come per tutte le storie non sono mai del tutto attinenti) e valutare, personalmente, costruendosi una propria idea.
Partendo dal presupposto che il genere fantasy non possa esser considerato anti-cristiano, basti pensare a Tolkien o C.S. Lewis, abbiamo pensato di fare luce sui temi trattati, cercando di capire se i valori trasmessi dalla saga siano in linea con la nostra fede o quantomeno non contrari.
1.Partiamo dall’amore,
il fulcro della storia, l’elemento che lega tutti e sette i libri. La storia inizia con un atto d’amore supremo, i genitori che danno la vita per il proprio figlio e termina con lo stesso atto eroico, come a chiudersi a cerchio, con Harry che, consapevolmente, decide di sacrificare sé stesso per salvare i propri amici. Vi ricorda qualcosa? “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Harry scoperto il modo per distruggere Voldemort, nonostante la paura che prova, affronta la morte, sa che questa non è nulla se servirà a salvare tutti quelli che ama. Ma non lo fa solo per loro. Lo fa per il mondo magico in generale e per il mondo babbano. La sua è una scelta tutt’altro che egoistica. Dal primo libro Harry si ritrova a fronteggiare Voldemort e mai si tira indietro, lo spirito di sacrificio e di abnegazione sono le sue doti migliori. “L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte”, riporta la lapide dei genitori di Harry che richiama la lettera paolina (1 corinzi 15,26). Da una parte c’è la morte, l’unica cosa che teme davvero Voldemort “niente è peggio della morte, Silente” (quinto libro), dall’altra, l’amore, la vera chiave di lettura della storia, l’unica arma che conferisce al protagonista protezione e coraggio per affrontare il proprio destino e sconfiggere il male.
2.La lotta tra bene e male.
Come si può denigrare Harry Potter per questo? La lotta tra il bene e il male è la cosa più concreta che un romanzo fantasy possa raccontare. La nostra vita quotidiana è impregnata di bene e male che si scontrano. Tutti i giorni lottiamo contro la tentazione e tutti i giorni vince il bene o il male, il peccato. Cosa c’è di più concreto? Quando il cappello parlante viene appoggiato sulla sua testa, Harry spera con tutto se stesso di essere smistato in qualsiasi casa fuorchè Serpeverde, quella in cui di solito finiscono i maghi malvagi. Silente, il compassionevole preside di Hogwarts, nasconde in realtà un passato oscuro. Ma pentitosi degli errori fatti in gioventù ha scelto la via del bene. D’altronde chi può considerarsi totalmente integerrimo? L’importante è comprendere i propri errori e rimediarvi. E in questo i personaggi della saga ci danno un grande lezione. Tutti i maghi buoni sono mossi dalla forza di quell’amore di cui parlavamo sopra. L’amore verso la propria famiglia, verso gli amici e verso la comunità magica in generale.
3.Magia bianca e magia nera.
Uno dei cavalli di battaglia di chi attacca Harry Potter è questa considerazione: la magia non è mai bianca o nera ma semplicemente magia e come tale va condannata. Bè allora sarebbe da bocciare l’opera prima ancora di conoscerla, perché tutta la storia si basa sulla magia. Moltissimi altri racconti, tra cui le fiabe, ruotano attorno al tema magico, che rimane uno dei temi più ricorrenti del genere fantasy. Credo che tutto stia nel leggere la cosa per quello che è, una storia puramente fantastica. E se leggiamo con occhio critico ci accorgeremo che Harry e i suoi amici rimangono sempre alla larga dagli incantesimi di magia nera che nel libro sono definiti come malefici senza perdono. Anche quando fondano l’Esercito di Silente, si allenano sempre su incantesimi di disarmo, ostacolo o simili. C’è un passaggio interessante nel quinto libro in cui Harry, accecato dal dolore e dalla rabbia per la morte del suo padrino cerca di scagliare, senza successo, una maledizione senza perdono su Bellatrix, la quale lo deride dicendogli “devi volerlo, Potter”. Scena simile nel sesto libro quando Piton, respingendo una maledizione da Harry, risponde “non ne hai il coraggio”. Come a spiegare che tali incantesimi sono la firma dei mangiamorte, di tutti quei maghi che vogliono procurare il male. La magia praticata da Voldemort e seguaci, viene attaccata e ostacolata dal mondo magico. Per coloro che praticano le maledizioni senza perdono esiste la prigione di Azkaban. Gli unici a cui è concesso usarla sono gli Auror, preposti dal ministero della magia per combattere le arti oscure.
4.Una volta ho letto che Harry Potter può esser considerata una lettura sbagliata perché c’è una gran confusione tra i personaggi,
non c’è una netta distinzione tra i buoni e i cattivi. In realtà anche questo passaggio mi suona molto concreto. Nella vita reale non esistono persone interamente buone e persone interamente cattive. Sono le nostre scelte, le nostre azioni, le nostre debolezze che ci fanno cedere al peccato e determinano chi siamo. Così per i personaggi del libro. Piton è sicuramente l’esempio più lampante. L’odioso insegnante di pozioni che detesta Harry con tutto sé stesso, che compie atti malvagi e meschini, che tradisce la fiducia di molti e si presta al doppio gioco, alla fine, si mostra per quello che è: un uomo che ha tanto sbagliato in vita, ha scelto la strada più allettante, quella del potere e del male ma questo lo ha allontanato dall’unico amore della sua vita, la mamma di Harry. E’ in memoria di quell’amore che si mette al servizio di Silente per sconfiggere Voldemort, proteggendo Harry anche a costo della sua vita, trovando così la strada della redenzione. Draco Malfoy, l’acerrimo nemico di Harry che, inizialmente per spavalderia poi sotto costrizione si aggrega alla cerchia dei mangiamorte, alla fine dei conti antepone la propria famiglia alla fedeltà verso il signore oscuro. Così fanno anche i suoi genitori. L’attrazione verso il male, la dedizione a Voldemort non sono mai più forti del vincolo familiare.
5.Niente scene di sesso o volgarità.
Anzi, in maniera sottile il messaggio che passa è molto controcorrente: il fidanzamento è lo step successivo alla conoscenza, all’amicizia. I protagonisti finiscono tutti per sposarsi e metter su famiglia, che è uno dei valori più sentiti all’interno della storia. Sicuramente Molly (vedi qui) rappresenta la madre di famiglia a cui non manca nulla, la sua numerosa famiglia le regala molto di più di una prestigiosa carriera.
Ovviamente ogni libro và letto a tempo debito. La Rowling ha cambiato stile e linguaggio nel corso degli anni. Se i primi due libri sono adatti a bambini nella fascia 10-13, anche meno, perché la sua iniziale intenzione era quella di scrivere una favola per ragazzi, certamente dal quarto libro consigliamo di aspettare i 13 anni. Il libro non è certo privo di esseri orridi e spaventosi ma se proposto nei giusti tempi sarà sicuramente una lettura affascinante e coinvolgente.
Per chiudere alla Chesterton, a volte, “c’è più verità e più saggezza nel mondo delle fiabe che nel mondo del preteso razionalismo“.
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