Senza di te…non si può fare! – riflessioni dalla catechesi di Don Fabio Rosini

cose di lassù“Sai perché ti ha creato Dio? Perché senza di te non si può fare.

Ci sono persone che solo tu puoi amare. Ci sono cose che solamente tu potrai fare. Cose che solamente tu potrai dire. Sentimenti che solo tu potrai provare.” (Don Fabio Rosini, Catechesi tenuta nella Basilica di S.Giovanni in Laterano il 22 aprile 2014 in preparazione della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II)

C’è quell’età, di solito l’adolescenza, in cui inizi a pensare seriamente a cosa vuoi diventare, a cosa vuoi fare da grande. Ti domandi qual è la tua vocazione, cosa ti chiama a fare Dio Padre? Piano piano la risposta prende forma, tu ti incammini, fai delle prove, sbagli, ti fermi, riparti. Ma anche gli sbagli e le frenate hanno tutti lo scopo di portarti lì dove devi andare, così che tu possa arrivarci carico di esperienze e cambiato. Siamo tutti protesi a “fare”, cosa studiare, dove lavorare, in quale città andare a vivere, che casa comprare. Ma mai ci fermiamo a pensare alla reale natura della chiamata che Dio ha per ognuno di noi: quella ad amare. E no cari, non è uno slogan hippie, affatto, è molto di più. Dobbiamo fermarci e comprendere che non conta tanto se io faccio il carpentiere o l’astronauta, ciò che permette all’umanità intera di andare avanti è il mio amare l’altro e il fatto che solo io possa amarlo in quel modo, solo io e nessun altro, perché nessun altro è stato, è o sarà mai come me. Ah come mi sento brava! Beh non è proprio così semplice. Immaginate per un attimo che vostra sorella, la vostra amica o vostra cognata per esempio non sia mai esistita, mai. Quindi pensate a quante esperienze, a quante parole, a quanto amore in meno ci sarebbe stato nella vostra vita. Certo, anche quanti dispiaceri, rabbia, brutti momenti in meno, direte voi, perché si sa che non tutte le relazioni sono semplici o seguono una rotta lineare nel solo verso della pace. Tuttavia, ognuno di noi è indispensabile a Dio perché può amare l’altro nel modo in cui solo lui sa fare. E la nostra vocazione non è solo quella di capire questo e metterlo a frutto, ma anche farlo capire a chi ci sta accanto, a chi è depresso, sfiduciato, a chi non ha mai fatto un incontro di fede e sei tu il suo incontro, e se non lo comprendi in fretta potresti essere responsabile di un ennesimo mancato cambiamento nella vita di quella persona. Ehi come sei esagerata, direte voi! Fermatevi a pensare alla vostra vita e ai grandi cambiamenti che l’hanno segnata: quante volte tutto è successo grazie a una cosa piccola accaduta attraverso una persona? Quante volte anche solo uno sguardo, una parola, un momento di ascolto hanno dato un senso ad un momento che stavate vivendo. E, al tempo stesso, voi non avete idea di quanto ogni cosa che fate e dite influisce sugli altri. Tutto questo, la storia, la vita, ogni cosa non sarebbe possibile senza ciascuno di noi. Capire questo ci dà solo una minima idea di quanto ogni essere umano sia indispensabile e di come ognuno abbia la possibilità di cambiare la vita dell’altro in un modo unico e inimitabile. Tutto è volto verso di Lui: che io sia un meccanico, una ballerina o un carabiniere, ogni cosa che faccio, ogni parola che dico, ogni mia scelta è fatta per muovere me e gli altri verso di Lui. Ecco perché la tristezza, la depressione, i momenti in cui ci diciamo “non valgo niente, non servo a nulla, nessuno mi vuole bene” sono sempre e solo tentazioni del diavolo, a lui piacerebbe tanto che noi ci immergessimo in quel mare di autocommiserazione che porta al nulla cosmico, perché così diventeremo davvero come pensiamo di essere. Invece noi dobbiamo sempre pensare che Dio ci ha voluti fin da prima di creare l’universo. È una cosa pazzesca! E mai i nostri piccoli cervelli potranno comprenderne la grandezza, tuttavia non importa, dobbiamo crederci e soprattutto dobbiamo trasmettere questo a chi ci sta intorno: tu sei unico e importante, tutto quello che farai nella tua vita nel senso dell’amore potrai farlo solo tu, hai una grande responsabilità e Dio si affida a te per amare Giovanni, Francesca ed Emanuele nel modo in cui solo tu sai fare. Si potrebbero fare milioni di riflessioni in merito, io ne faccio solo una per concludere: voi genitori che per parlare di amore ai vostri figli mettete loro in mano un preservativo, sappiate che non state facendo i genitori ma siete tranquillamente sostituibili da un distributore automatico. A voi Dio ha affidato delle piccole persone che stanno crescendo e a voi ha affidato il compito di trasmettere loro l’amore di Dio, infinito, immenso, incredibile. Se voi proponete ai vostri figli un modello di amore finito, piccolo e insignificante, sappiate che avete perso una grande occasione: quella di dire loro quanto sono importanti, inestimabili e che sono fatti per la vita eterna! Abbiate coraggio, il coraggio di amare, di un amore che non pensa mai a sé ma che guarda all’altro sempre come a una creatura di Dio. Perché tutte queste parole e questa riflessione, direte voi. Perché il tempo che viviamo ne ha bisogno, perché la cattiveria è molto più infettiva e pericolosa del virus che stiamo combattendo. Abbiamo bisogno, tutti, di rivedere l’altro – il marito, la sorella, il cognato, l’amica, il vicino di casa – sotto una nuova luce, altrimenti perdiamo il senso del vivere su questa terra. Io esisto per amare, non per odiare-giudicare-distruggere-disprezzare-invidiare. Quindi, amici, dritti alla meta e se ci perdiamo lungo il cammino ritorniamo alle piccole cose: preghiamo nel cuore Dio, chiediamo la grazia di farci innamorare di Lui e poi tutto ritroverà il suo posto. Buon cammino!

Foto di Free-Photos da Pixabay 

2 commenti
  1. Roby80
    Roby80 dice:

    Tutto ciò che scrive don Rosini è profondamente vero.
    Un`unica cosa: un genitore deve seguire la vita interiore di un figlio e la sua crescita, ma anche metterlo di fronte alle sue responsabilità: l`affettività e la sessualità sono un tutt`uno, non siamo esseri disincarnati, e se un figlio/figlia vive all`interno di una relazione d`amore la sessualità è giusto metterlo davanti alla responsabilità di non procreare quando non si è pronti o di prendersi malatattie sessualmente trasmissimibili dandogli un preservativo o portando dalla ginecologa la figlia per la pillola.
    Nel mondo cattolico la sessualità è ancora molto un tabù…I giovani hanno rapporti pre matrimoniali anche in coppie stabili e da un lato c`è la necessità di educare ad una sessualità che sia l`espressione corporea di un relazione, del sentimento, dell`amore, dall`altro lato c`è la necessità all`educazione dell`uso degli anti concezionali poichè generare una vita necessita consapevolezza ma non tutti I rapporti sessuali sono necessariamente generativi.

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    • marthamaryandme
      marthamaryandme dice:

      Dio ci ha fatto dono della libertà, e il nostro amore verso i figli deve donarsi allo stesso modo, lasciandoli quindi liberi.
      Il dialogo sulla sessualità è un argomento cruciale, per la crescita e la maturità dei ragazzi, smettiamo di pensarla come un tabù.
      Coltivare il dialogo aperto e non giudicante fin dall’infazia getterà le fondamenta per un confronto sano e maturo in età adolescenziale, anche sulla sessualità che non deve essere mai tacitata, anzi va compresa dai ragazzi, supportata dalle informazioni e dalla testimonianza di vita e soprattutto di fede dei genitori (che spesso sottovalutiamo!).
      La sessualità impone ai genitori di mettere i figli davanti alle loro responsabilità, di farli crescere e maturare.
      Spiegare ai ragazzi che troppo spesso facciamo l’errore di pensare che il sesso, essendo facile, sia per tutti e per tutte le età.
      Spiegare che il sesso non è per quando si sentirà adulto, ma per quando riuscirà a sostenere le conseguenze della sua azione, in questo caso, gravidanza compresa.
      Perciò è importante che la famiglia parli di sessualità e la inserisca in una cornice di procreazione, oltre che di amore.
      Parlare non solo di sesso ma anche del sacrificio della castità, della gioia unica (come unica è l’opportunità di donarsi vergine) del dono di se stessi nell’Amore con la A maiuscola, e della sacralità del godimento del sesso nel matrimonio.
      Qui si gioca la vera responsabilità, la vera prova di libertà del genitore e del figlio.
      Poi, nella libertà delle scelte, va giustamente e doverosamente affrontato anche il concetto della responsabilità.
      Che non deve mirare solo ed esclusivamente ad eliminare le conseguenze delle proprie azioni, ma deve imparare a mettere in azione, in modo attivo e non passivo (lasciando che i giovani siano solo ricettori di pillole e preservativi, come vorrebbe la società di oggi).
      Spingere ad attuare le azioni giuste, cioè di scegliere ed agire responsabilmente, in modo adulto, soprattutto in questo ambito dove sono coinvolte altre persone.
      Quindi dialogare sui metodi contraccettivi, permettere ai figli di informarsi e di responsabilizzarsi, perché no, anche di procurarsi contraccettivi, invece di fare noi la scelta per loro.
      Sarà educativo anche responsabilizzarlo al gesto dell’acquisto, perché non si “nasconda” più dietro al genitore ma affronti le sue scelte in modo maturo, adulto e responsabile.
      Se tutto questo avviene, e non solo l’acquisto del contraccettivo, come spinge a credere la nostra moderna è libera società, allora sì che staremo gettando insieme a Dio le basi per la crescita di un Suo figlio maturo, responsabile e veramente libero di scegliere.

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