L’AMORE È LA CHIAVE

Commento al Vangelo Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Quando ero piccola

mi ricordo che la prima volta che mi capitò di entrare in casa di una mia compagna di scuola rimasi a bocca aperta. La mia di casa era molto diversa, non c’era un divano, era qualcosa di non necessario quindi un lusso e non potevamo permettercelo. Alle pareti niente quadri ma solo il crocifisso e l’immagine della Madonna Addolorata. Ricordo che un po’ invidiavo chi aveva case belle, grandi, confortevoli. Poi, crescendo, mi resi conto di come non fossero l’arredamento o i metri quadrati a dare valore ad una casa, a renderla piacevole, bensì l’aria che si respira dentro. Crescendo scoprii che ci sono case piccole, senza divani, ma abitate da persone buone, generose, che tengono la porta sempre aperta, quella del loro cuore, si intende. E allora ho capito che il nostro attendere fuori a determinate case, fare file lunghe, spendere tempo prezioso ad aspettare di essere accolti, dice di noi molto più di tutte le nostre parole.

Dovremmo farci questa domanda: quali sono le “case” che frequento? Dove trascorro la maggior parte del tempo? Quali sono i luoghi da cui sono fortemente attratto, che mi portano lontano dalla mia vita reale, dalla mia famiglia, da mio marito e da mia moglie?

Le risposte potrebbero essere dolorose, tristi, penose, ma credo che tutto parta dall’essere onesti con noi stessi. Credo che la forza di uscire dalla fila in cui siamo e di dirigerci verso la casa dalla porta stretta la possiamo trovare soltanto guardando in faccia le nostre debolezze, le nostre cadute, i nostri peccati più o meno mostruosi e accettando che c’è soltanto un Dio che può depurare quel mare inquinato, che può disinfettare e guarire quelle ferite che tendono pericolosamente alla cancrena.

La salvezza è una scelta, non ha nulla a che vedere con il caso o con la fortuna.

La salvezza sono io che vado da Dio e gli chiedo di perdonarmi anche se io non riesco a farlo, anche se io mi faccio schifo, anche se io non credo di meritarlo quel perdono. Non importa, prima di ogni altra cosa io devo scegliere di essere perdonato, poi la guarigione sarà lenta, o magari non sarà mai totale, non lo so questo, ma poco importa. La sola cosa importante è sforzarsi di passare attraverso quella porta stretta, e per riuscirci non basta di certo il nostro minimo.

Non basta la messa alla domenica, una preghierina ogni tanto quando ho tempo e quando ci sto con la testa, non basta non bestemmiare se poi sono sempre arrabbiata con il mondo, giudico chiunque mi si trovi a tiro e credo di detenere la verità dei cuori di tutti.

Non basta neanche essere frequentatori assidui di Dio, sedere sempre in prima fila, essere quelli che tutti riconoscono come i “primi”, i VIP della Chiesa. Evidentemente Dio è totalmente disinteressato a queste dinamiche molto umane.

Lui però ci dice bene cosa dobbiamo fare,

ci dice che la porta è stretta, dobbiamo fare di più, dobbiamo lasciare fuori tutto e portare dentro solo l’essenziale. 

Quindi, come sempre, ripartire dal basso, dedicare le nostre energie e tutte le nostre forze a chi ci è stato messo accanto, a chi ha bisogno di noi, a chi ci è stato affidato. Curare la nostra piccola casa rendendola un luogo di amore, di perdono, di comprensione. Far respirare ai nostri figli l’aria che vorremmo loro cercassero sempre nella vita, e non quella da cui scappare. 

E tutto questo va fatto ora, in questo istante, perché il tempo della scelta è adesso, il tempo della misericordia di Dio è ora, qui, in questo preciso momento. Quindi se ti sei accorto di essere davanti alla porta sbagliata, a quella che ti sta rovinando la vita, a quella inutile, allontanati, non badare ai sensi di colpa, alla vergogna, ma corri verso Dio, ci penserà lui a te. 

Ora, soltanto, corri.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *