GET READY

Commento al Vangelo Mt 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Alcune settimane fa la terra ha tremato.

Noi marchigiani siamo abbastanza abituati alla cosa, non che questo ci renda più tranquilli ma preparati direi di sì.
Io e la mia famiglia ci trovavamo ancora a letto. Erano da poco trascorse le 7.
Io e mio marito ci siamo svegliati in fretta, abbiamo preso in braccio i bambini e siamo corsi a ripararci sotto l’arco della porta, ricavata da un muro portante.
Sensazioni già provate, emozioni vecchie e meno vecchie che affiorano alla memoria.
Puoi pure essere un veterano dei terremoti ma quando la terra trema di notte mentre tu stai ancora dormendo, sarai sempre preso di sorpresa, sarai sempre lento a reagire, sarai sempre impreparato e debole.

Se ci pensiamo bene, può chiamarsi terremoto come tumore o incidente, ma di fatto sono centinaia le situazioni in cui potremmo trovarci ed essere impreparati.

Se c’è qualcuno che pensa di poter essere sempre pronto forse è molto miope o un illuso.

Il fatto è che Dio non ci chiede di essere pronti

con le valigie in mano o di trascorrere le notti svegli così da non essere sorpresi da nessun evento inatteso.
Dio parla della nostra anima, lui ci ricorda che in ogni fase della nostra vita, in ogni momento deve esserci chiaro che tutto ci porta in un solo posto: il paradiso. O il purgatorio. O l’inferno. In ogni caso la meta è una, che noi ci pensiamo o meno. E quale sia delle tre sta a noi, sta tutto a noi.

Siamo noi che scegliamo: luce o tenebre?

Certo che iniziare l’Avvento in questo modo così brusco ci sembra quasi che stoni con il Natale. Ma non c’era un Bambinello? Non si trattava di attendere la gioia di una nascita?
Forse che Cristo quel giorno avesse urgenza di far capire ai suoi, e poi a noi che leggiamo, che la nostra vita è tutto un lungo periodo di Avvento? Abbiamo il tempo di una esistenza per prepararci ad incontrarlo, ma non sapendo quando ci chiamerà lui ci dice che dobbiamo essere sempre pronti. Allora oggi, prima domenica di Avvento, la domanda che deve risuonare in noi è: sono pronto a presentarmi a Dio?
E con i nostri bambini, che ci osservano, facciamo pure il calendario dell’Avvento se vogliamo, ma soprattutto parliamo loro del senso di questo tempo, di ciò che davvero è il Natale, parliamo loro di Gesù.

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