È BELLO QUI

Commento al vangelo Lc 9,28-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Quando mia figlia è felice,

non so perché, spesso le viene voglia di costruire case, capanne, ripari. Le piacciono le tende, sebbene non siamo ancora riusciti a portarla in campeggio, dice sempre che questa estate vorrebbe andare in tenda in mezzo ad un bosco. È uno dei suoi desideri più resistenti, perché di norma gli altri durano poche ore, come è normale a quattro anni o giù di lì. Quando leggo di Pietro che dice a Gesù “Dai, costruiamo tre capanne e restiamo quassù che si sta proprio bene!” penso sempre ad un bambino che pieno di entusiasmo non desidera altro che costruire la sua bella tenda fatta di bastoni ed un lenzuolo.

Ma, diciamolo, pure noi presunti adulti sogniamo

di costruire capanne in spiagge paradisiache, e di solito lo facciamo nei momenti più difficili, stressanti, quando la realtà è così pesante che fuggirla almeno con la mente ci dà un po’ di sollievo. E quello, per Pietro e gli altri amici di Gesù, era di certo un periodo strano. Gesù aveva rivelato loro che presto avrebbe dovuto soffrire molto, ed essi non riuscivano a capire pienamente le sue parole, erano angosciati, e quando si sono trovati su quel monte di fronte a Gesù trasfigurato si sono sentiti così felici, pieni, appagati, che non desideravano altro che rimanere lì per sempre.

Tutti vorremmo cristallizzare dei momenti:

io ricordo che mentre ero in viaggio di nozze un giorno pensai che sarei rimasta lì per sempre molto volentieri. Oppure penso ai primi giorni dopo essere diventata mamma: succede una cosa strana, nuova, quella creaturina che non avevi mai visto prima ti ha rubato il cuore con uno sguardo e ogni volta che lo tieni in braccio pensi che non vorresti fare altro per tutta la vita.

Ognuno di noi ha i propri momenti, istanti di gioia pura

che vorremmo dilatare, estendere all’infinito. Ma si sa, la vita non è questo, o almeno non solo, e anche se fosse bello, poi ci rendiamo conto che senza la vita vera fatta di fatiche, difficoltà, dolori, non riusciremmo ad apprezzare pienamente le gioie. Il viaggio di nozze finisce e si torna alla vita vera, quella fatta di un giorno dopo l’altro, fatta di lavoro, casa, ritardi, faccende, cene da pensare e cucinare, mutande da lavare, tovaglie da smacchiare e immondizia da portare fuori. Non solo, arrivano i momenti in cui non riesci a ricordare neanche perché hai sposato quell’uomo, ti sembra così irritante certe volte che vorresti rispedirlo alla suocera e tornare su quella spiaggia paradisiaca da sola. Oppure succede che mentre tu vorresti solo stare ad abbracciarti il tuo bimbo, invece non sono trascorsi neanche tre mesi dalla sua nascita e già devi rientrare a lavoro, succede il mobbing che ti logora talmente tanto la psiche da causarti mal di pancia costanti.

Tutte queste nuvole ci vengono incontro e noi ci passiamo in mezzo,

senza poterle evitare, senza poter fuggire o fare niente. Abbiamo paura, paura di perdere quello che avevamo, paura di affrontare quello che ci aspetta, paura di non vedere tanto è fitta la nebbia. Pietro, Giovanni e Giacomo immersi in quella nube sentirono la voce di Dio, ed ebbero ancora più paura. Perché sebbene ci lamentiamo tutti di questo Dio che non ci risponde mai, manco fosse un call center, nel profondo temiamo la sua voce che potrebbe indicarci la strada più difficile da percorrere. La voce di Dio disse agli apostoli di ascoltare Gesù, nient’altro. Una cosa semplice, dopotutto. Perché quello era il loro compito, ascoltarlo attentamente, così da poter poi raccontare a tutti la vita del Figlio di Dio. Loro si spaventarono molto, ma avevano Gesù accanto che li tranquillizzò, disse loro di alzarsi e non temere. Quello che successe su quel monte quel giorno è quello che accade nella nostra vita ogni giorno: c’è tutto, c’è la gioia spensierata,

il desiderio di fuggire da una realtà che ci fa soffrire,

c’è la paura del dolore, lo smarrimento. E poi c’è la svolta, c’è quello che cambia tutto, c’è il senso del cristianesimo: Gesù che viene lì accanto a te che stai con la faccia a terra dalla paura e ti conforta, ti aiuta ad alzarti, a rimetterti in piedi e ti consola, ti assicura che non devi avere paura. Quante volte può succedere questo? Sempre, ogni volta che la paura ci travolge Lui é lì, noi dobbiamo solo stargli vicino, stare accanto a Lui, e non avremo nulla da temere, e pure quando la paura ci fa lo sgambetto e non riusciamo ad evitarla Gesù sarà lì, sempre, anche se fosse la milionesima volta che ci rialza, Lui lo farà sempre. Dobbiamo solo crederci, avere fede.

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