COME QUANDO SI ASCIUGANO I PAVIMENTI

Commento al Vangelo Lc3,15-16. 21-22

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Quando ero piccola

ricordo che il momento migliore della settimana era il sabato pomeriggio. La scuola era finita, la casa aveva tutte le finestre spalancate perché mia madre faceva le pulizie e i pavimenti erano tutti bagnati, quindi io dovevo stare seduta sulla poltrona o sopra il letto dei miei genitori finché non era tutto asciutto. Poi si andava alla messa delle 18,30 perché la domenica mattina mia madre doveva cucinare e preparare per il pranzo con tutti i fratelli. Quelle poche ore del sabato pomeriggio erano piene di pace, io mi sentivo bene, e devo dire che quella sensazione ce l’ho ancora. Che abbia ripetuto troppe volte “Il sabato del villaggio” alle elementari? Possibile. Che davvero l’attesa sia migliore del compimento della stessa? Non sempre, questo è certo, ma di certo è nell’attesa che si gioca tutto.

L’attesa è il tempo della speranza, dell’immaginazione, della passione.

Ovviamente se ciò che attendiamo è qualcosa di brutto, di spiacevole, di cattivo, è un altro discorso, ma se invece attendiamo qualcosa di bello, di buono, di gioioso, o comunque di importante, allora l’attesa è di sicuro un tempo fertile. È nell’attesa che possiamo cambiare la nostra vita, è nell’attesa che possiamo decidere di essere migliori.

La vita, di fatto, è una lunga attesa.

La gravidanza è un’attesa. Il sabato pomeriggio è attesa. Il fidanzamento è un’attesa.E la vera domanda è: cosa decido di fare di questo tempo? Posso scegliere di buttarlo via, di sprecarlo in cose inutili, dannose, cattive, oppure posso decidere di fare del mio meglio per rendere omaggio ad ogni istante di quell’attesa, cosicché non sia stata vana.N

Anche la fede è attesa

perché se non lo fosse significherebbe che in realtà non abbiamo fede. Ma se c’è, questa fede, allora tutto cambia perché tutta la vita diventa un sabato pomeriggio da vivere con l’animo di chi ha capito che niente finisce qui ma che proprio questo tempo di attesa, più o meno lungo, è un grande dono. Anche quando ci sembrano di gran lunga di più i lunedì mattina che i sabato pomeriggio, anche in quel caso è un dono, perché senza quei lunedì mattina – ma pure martedì e mercoledì mattina, perché non è che siano tanto meglio – non apprezzeremmo abbastanza i sabato pomeriggio. Senza i dolori, senza le perdite, senza le difficoltà ci sentiremmo immortali, invincibili, onnipotenti, rischiando di credere che non abbiamo nessun bisogno di credere nella vita eterna perché è questa vita ad essere eterna. Invece non è così, non è per niente così,

nessuno di noi è immortale, invincibile e onnipotente,

e la vita ce lo ricorda nei modi più diversi, così da ricordarci che siamo noi i figli e Lui il Padre eterno, non il contrario. E se questo non basta, fermiamoci un secondo a contemplare le parole del vangelo di oggi: “Gesù […] stava in preghiera“. Fanno tremare le gambe, perché se pure il figlio di Dio si fermava a pregare forse è il caso che io riveda le mie priorità e ricominci tutto da zero, ora, subito, immediatamente. Che la vita sia per tutti noi un lungo sabato pomeriggio e che Dio ci doni la grazia di saper accettare e affrontare con coraggio anche i lunedì mattina più bui, senza i quali la domenica, quando arriverà, non avrebbe il giusto senso.

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