Preghiere infilate come perle – monastero WiFi
Ce la infila così Padre Maurizio Botta
dentro la sua catechesi a San Pietro. Ce la infila così e senza girarci troppo attorno ci dice: “sono veramente pochissimi i luoghi dove non si può pregare o meglio i momenti in cui non possiamo pregare. Possiamo pregare in fila al semaforo o alla cassa di un supermercato“. Ma come? In una società in cui parliamo solo di cose profonde anzi profondissime, di foto belle anzi bellissime, di attimi eccitanti anzi eccitantissimi (e vi risparmio la musica leggera anzi…) Padre Maurizio Botta ci riporta a qualcosa di totalmente avulso dalle nostre idee di “preghiera” come tempo separato. Una preghiera semplice, anche frugale alle volte, fatta di piccoli attimi rubati a una giornata che non può avere la meglio su di noi, sulla nostra anima. E mi vengono in mente le parole delle nonnine bisbigliate nelle chiese vuote con le buste del mercato piene che c’è da correre a fare il pranzo, mi viene in mente l’Angelus della mia nonna mentre era intenta a spadellare o rammendare l’ultimo strappo sui miei jeans.
La preghiera semplice sì, ma costante. La preghiera infilata nelle giornate di mia nonna era incastonata nello scorrere delle ore.
Forse lo scandiva proprio a pensarci bene. Iniziamo a scendere dai grandi piedistalli in cui cerchiamo preghiere perfette, efficaci come il VivinC e piene di “sentire” come direbbe Don Epicoco (no, cioè, l’ha detto davvero!) . Incastoniamo nelle nostre giornate monotone e tutte uguali semplici pensieri, giaculatorie, come pietre piccole, ma preziose, sulle pareti di uno scrigno e consegnamolo, prima di andare a dormire, al Signore: lo scrigno della nostra giornata.
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