Cantare da Dio come Giorgia

Certe volte, quando passo l’aspirapolvere e mi faccio prendere la mano per il solo fatto di impugnare “un’asta”, improvviso concerti da tutto esaurito (dove l’esaurita, di solito, sono sempre io) e acchiappo l’acuto di “what’s up” di “4 non blondes” (c’era l’orso di mia figlia in prima fila a stracciarsi il fiocchetto che può testimoniare) penso che pure io avrei potuto fare la cantante da grande. Ma poi il tubo si piega, l’aspirapolvere comincia a fare il rumore di un’astronave prima della collisione e la spia rossa mi riporta alla realtà. Così scendo dal palco. Quando però ti chiami Giorgia e al palco ci sei abituata per più dei dieci minuti che ci vogliono ad aspirare il salotto di casa, ci vuole davvero un cuore “pulito”, “scevro” da tutti quei lacci che in un modo o nell’altro vogliono farti sentire arrivata ed irraggiungibile da tutto e tutti, per assaporare quella realtà che invece, lei racconta in modo così chiaro a “Top 10” del 23 aprile, chiaccherando con Carlo Conti. Le è sfuggita questa perla: “Del resto siamo solo interpreti di qualcosa di divino, che ci passa attraverso, e io stessa a volte, riascoltandomi, me ne stupisco”. Che sia la saggezza dei cinquanta che oggi affiora (auguri, Bday girl!), in questa visione del “divino” che ci attraversa direi che dovremmo rispecchiarci anche noi, che di quel “divino” appunto dovremmo fare il pieno almeno ogni domenica in anima e corpo. Soprattutto, dovrebbe ricordarci che non bisogna avere la voce d’usignolo di Giorgia per sperimentarlo tutti i giorni (quindi possiamo risparmiare alla family il “concertone” sotto la doccia di oggi!), ma basterebbe davvero lasciarsi attraversare, abbassare le difese e farsi passare da parte a parte dalla luce che ci cambia, che cambia la nostra voce e la rende un po’ più “Sua” e un po’ meno nostra (e Signore, già che ci sei, magari anche un po’ più simile a quella di Giorgia non guasta!).

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