DRAGON TRAINER: è all’amore che dobbiamo addomesticarci
Avete presente le favole classiche
come Cenerentola, Biancaneve e la bella addormentata? Succede che quando le leggo a mia figlia di due anni e mezzo, nel punto finale in cui la tipa si sposa col principe rimango sempre un po’ interdetta. Onestamente, ok che sono principi, ma voi vorreste che vostra figlia o vostra nipote si sposasse con uno sconosciuto coronando così il suo sogno? E mia figlia giù a chiedermi “quale sogno?”. Eh, amore della mamma, non lo so! O meglio, probabilmente intendono il sogno della felicità, dell’amore, ma qui lo presentano proprio male. Ehi fate attenzione, chiariamo subito che la femminista moderna, che ha come scopo della vita cancellare ogni benedetta differenza esistente tra uomo e donna, non comprendendo che sono proprio quelle peculiarità a renderci creature uniche, ma col solo intento di giungere ad una sterile uguaglianza, è quanto più lontano dalla mia persona. Quindi il discorso di cui sopra non ha in nessun modo quei tratti, ma ci sono storie, anche per bambini, dove i valori dell’amore e la ricerca della felicità hanno un altro tipo di spessore, e se poi farcisci il tutto con dei terribili draghi volanti, il capolavoro è servito!
Mi sono imbattuta in Dragon Trainer assolutamente scettica, perché diciamocelo l’abito di Cenerentola attira molto di più rispetto a donne con l’armatura stile Xena principessa guerriera.
Eppure gli ho dato una chance e mi sono ritrovata a vedere un film incredibile, di una profondità disarmante. Insomma, lo stupore quando lo incontri ti fa stare bene più di cento principi azzurri! E stavolta, come molte altre volte, devo ringraziare le mie sorelle di Martha, che sanno avere uno sguardo creativo e molto più ampio del mio sulla realtà. Hiccup è un giovane vichingo, figlio del capo, destinato a guidare il suo popolo ma sembra non possedere neanche una delle caratteristiche del buon comandante, prima tra tutti la capacità di uccidere draghi. Sì perché Berk, la città dove vivono, è attaccata continuamente da frotte di draghi che fanno razzia di cibo, e ogni vichingo è addestrato fin da piccolo a combatterli e ucciderli. Ma Hiccup non ci riesce, è come se dentro di lui ci fosse un freno, qualcosa che lo porta a dubitare di ciò che si è sempre fatto. E accade che un giorno si butta nel combattimento e mira verso un drago, uno dei più spaventosi, una Furia Buia, in grado di sputare ghiaccio. Riesce ad abbatterlo ma nessuno gli crede. Il giorno dopo va nel bosco a cercarlo e lo trova, ferito e spaventato. E da lì cambia tutto, la sua vita, ciò in cui credeva da sempre, ciò che gli è sempre stato raccontato come buono e giusto viene meno, perché si trova a guardare negli occhi quella creatura che i vichinghi combattono da sempre, e si accorge di come in essa ci siano i suoi stessi sentimenti di paura. Da questo momento inizia una storia di amicizia così vera da spingere tutto il popolo a cambiare e a considerare i draghi non come nemici ma addirittura come amici. Anche il capo, il padre di Hiccup, riesce a cambiare il suo punto di vista, la sua vita, riesce a dare una svolta impensabile a tutto ciò in cui aveva sempre creduto e per cui aveva combattuto con decisione. Perché accade?
Cos’è in grado di sconvolgere le esistenze al punto da mettere in discussione un’intera vita di punti fermi? L’amore.
Oh ma che banalità, direte voi, tutti i film, e i film di animazione non sono da meno, ne parlano. No cari amici, qui l’amore è proposto come ciò che di più autentico esista. Non vi è solo l’amore romantico, che talvolta sembra finto e superficiale, ma l’amore è narrato come il più grande dono della vita, per il quale si arriva anche a perderla, la propria vita, pur di salvare quella dell’altro.
E come dice il padre di Hiccup, “se c’è amore c’è separazione”, ossia può accadere che proprio per amore si debba lasciare l’altro libero.
Libero di andare, libero di trovare la sua strada, libero di vivere la propria vita. Chiaramente qui non si parla di amore tra sposi, ma di un concetto più ampio, riferito ai figli, agli amici più stretti. E dove accade, purtroppo, che uno dei due sposi si sia allontanato per qualche motivo, vi è un messaggio forte, di rottura completa con il mondo che tutto dice tranne questo: l’altro, quello che rimane, è pronto a comprendere e a riaccogliere chi se ne è andato. Perché l’amore non è solo un mazzo di fiori o un anello, l’amore si concretizza nella promessa dell’eternità. E l’eternità non tiene conto di momenti, mesi, anni. Questo film – che in realtà sono tre, durante i quali vi è una crescita e una maturazione di tutti i personaggi – fa riflettere anche su argomenti grandi e difficili, non ultimo la guerra, che non è trattata con banalità. Vi è una bella riflessione che secondo me vale la pena riportare:
chi fa guerra a qualcuno lo fa con la motivazione pubblica di proteggere il resto del mondo, ma in realtà la prima ragione è quella di imporre la propria supremazia sul resto del mondo.
Credo che il significato profondo non sia tanto quello legato alla guerra tra popoli, o meglio non solo, ma tra persone. Ognuno di noi imbastisce guerre, combattimenti e battaglie, e lo fa raccontandosi che è per un bene superiore, per difendere valori, affetti, persone care. Ma poi dovremmo chiederci se in verità le nostre nobili intenzioni non nascondano un profondo orgoglio che desidera più di ogni altra cosa vincere sull’altro, essere riconosciuto come colui che ha ragione. Vorrei terminare con un ultimo spunto di riflessione che ci viene dato a partire dal primo film e perdura per tutta la saga:
la generosità, la bontà nei confronti di chi ci sembra nemico.
Hiccup dopo aver colpito Sdentato, il drago Furia Buia, corre nel bosco e lo trova, ferito e incapace di volare in quanto con la sua trappola il giovane vichingo gli ha portato via una parte dell’ala della coda, fondamentale per restare in volo. Così accade che Hiccup decide di aiutarlo, di curarlo, e costruisce per il drago una protesi che perfezionerà nel corso degli anni e che permetterà a Sdentato di essere libero. Cosa ci insegna questo? Che c’è sempre spazio per riparare, che non conta tanto lo sbaglio, l’aver ferito l’altro, l’essersi comportati male, ma ciò che davvero fa la differenza è la capacità di riparare. Perché non basta chiedere scusa che ovviamente è il punto di partenza, ma è necessario ricucire quello strappo che abbiamo provocato nella vita dell’altro. A volte ci vuole poco, altre volte ci vuole molto più tempo e fatica. Avrete capito che potrei star qui a parlarvi di questa storia per ore, ma non mi sembra il caso, quindi vi invito tutti, sia con bambini che senza, a guardarvi tutti i tre Dragon Trainer perché ne vale davvero la pena! Buona visione!
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