A pieni polmoni

Quando un bimbo viene al mondo

c’è un fatto, in teoria estremamente semplice ma fondamentale, che gli permette di vivere: il primo respiro. Il piccolino ha vissuto il travaglio con la mamma, la sensazione di trovarsi in un luogo stretto non più adatto a lui, il bisogno vitale di uscire, il passaggio attraverso un tunnel e, finalmente, la luce, spesso accecante, là in fondo. Un cammino decisamente più impegnativo rispetto allo sguazzare nel liquido della pancia a cui si era abituato, ma necessario per vedere quella luce, che non è quella del neon puntato sopra la sua testa in sala parto, ma la luce degli occhi e del sorriso della mamma che, nonostante il travaglio, nonostante il dolore, nonostante i segni ancora presenti sul suo corpo di quell’esperienza così ciclonica, guarda il suo bambino con gioia e dolcezza e lo accoglie nel mondo.

Quando Gesù andò dai suoi poco più di una settimana dopo essere stato flagellato, torturato e inchiodato ad una croce, non ci andò tutto nuovo e ripulito, ma con i segni evidenti e permanenti della sua passione.

Ci saremmo aspettati forse che facesse loro un predicozzo su quanto era successo, su come erano stati codardi, sul tradimento, invece no perché Gesù ci insegna un modo nuovo di vivere: il perdono che tutto cancella e che muove lo sguardo, i pensieri e le azioni in avanti, mai indietro. Così Gesù, come una brava ostetrica che aiuta un bambino a venire al mondo, soffia sui discepoli e lascia loro il dono dello Spirito Santo.

La vita passa attraverso un soffio, un respiro.

Ogni volta che facciamo esperienza del perdono emettiamo un nuovo primo respiro vitale che ci permette di vivere e di aprire le porte altrimenti chiuse del nostro cuore. Gesù ci insegna questo oggi: non importa cosa tu abbia fatto fino a quel momento, non importa quanto grande sia stato il tuo peccato, la sola cosa che conta è che tu chieda perdono. E questo non perché Dio è orgoglioso e vuole che ti prostri, ma Dio conosce i cunicoli del nostro cuore e sa che abbiamo bisogno di ricevere quel soffio vitale per tornare alla luce. Fino a quel momento siamo come in apnea, soffocati dalle nostre colpe, impauriti da ciò che abbiamo vissuto e impossibilitati ad aiutare e amare il prossimo. Quindi non resta altro da fare che entrare in quel confessionale perché quello che ci aspetta una volta usciti è vita nuova, è rinascita, è aria fresca che entra nei polmoni.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *