Valentino pronto alla pista più spericolata?

Com’è, Vale, quando prendi una curva larga e sei in testa, ma ti sorpassano in due e tocca recuperare? Com’è quando ti staccano sul rettilineo perché la moto non va e non si sa dove sta l’inghippo? Com’è quando l’asfalto è scivoloso e la chicane sbagliata ti costa l’intera gara? Eccola, la genitorialità: la pista più insidiosa che conosca. Puoi aver fatto delle prove da primo posto, ma in gara l’imprevisto è dietro l’angolo. A volte ti tocca partecipare e basta: il podio è lontano, ma tu devi comunque arrivare. Per loro. Non puoi rinunciare mai, solo mettercela tutta anche nei giorni che il motore fa i capricci o ti hanno sbagliato la gomma e la fatica è doppia mentre vedi che c’è chi fila via liscio come l’olio verso la coppa di “genitore del giorno”. Ecco, nessuno come te può capire che spesso, non basta la ragione. Non bastano le prove, i calcoli, le previsioni: ci vuole cuore ( e quando la figlia sbatte su uno spigolo senza aprirsi la testa, direi anche tanto cu…). Tanto. Essere genitori è così: non si possono solo soppesare i vuoti e i pieni della vita, le mancanze, le aspettative, le soddisfazioni, le difficoltà, i momenti più o meno giusti, se c’è sole o pioggia. Si corre.
È vero quello che hai detto recentemente in un’intervista a L’Espresso: fai un figlio e non sarai più solo.
Almeno fino a quando non sarà lui a mettere dei paletti (mia figlia tre-enne già si gira indispettita e mi dice “io vado in camera, tu resta qui”, con tanto di corteo di peluches), ma pure in quel caso, non ci sarà moto abbastanza veloce per portarti lontano da quello che diventerà un pensiero fisso, il primo pensiero: hello, ansia, my old friend. E lo so che in tutte le interviste parli di “ragazza giusta”, che magari con questi lockdown ci si annoia e oltre a mettere in fila per ordine alfabetico i barattoli delle spezie già che ci siamo allineiamo le priorità, che l’età avanza e certi pensieri diventano invadenti, che nella solitudine il vuoto inizia a farsi sentire e anche la malattia rimette in prospettiva le cose importanti. C’hai riflettuto, complice l’isolamento da Covid, come hai raccontato:

“Vorrei un bambino. È un po’ che ci penso, credo di avere trovato la ragazza giusta. Uno o due figli: si può fare. Anche perché dopo passano gli anni e ti annoi, così invece ne vale la pena”.


Non dico che quelle sopra non siano buone ragioni, certo, siamo adulti e le cose bisogna farle con la testa. Ma un figlio non si ragiona. Un figlio vale la pena sempre, anche quando è un fuori programma che ferma la corsa al o stravolge la corsa. Non vale la pena solo quando tutto il resto è in ordine. I risultati ormai ci sono tutti e anche i soldi, l’eta’ o due case. Certo, ci vuole anche responsabilità e una buona dose di consapevolezza: concordo che non si dovrebbe cercare un figlio in tante occasioni (e quando ti arriverà ti assicuro che in ogni caso ti sentirai così inadeguato che a posteriori magari non l’avresti fatto) o col primo che passa. Eppure conosco storie di mamme che si dichiarano “salvate” da queste gravidanze, inaspettate ma preziose come paracaduti nel bel mezzo del loro tuffo nel vuoto che stava per togliere loro la vita. Racconti di sedicenni che non hanno creduto nemmeno un istante di averci rimesso gli anni migliori, davanti alla vita dei loro figli (come troppo spesso vogliono farci credere). Coppie che, per amore dei figli, scelgono di mettersi in discussione, di farsi aiutare, di ricominciare e riscoprirsi di nuovo: che hanno trovato nella famiglia la loro felicità, imparando ad amarsi e crescendo insieme ogni giorno pure se non erano “la coppia perfetta” da film di Sparks. Sai Vale, non sei tu che devi essere pronto per un figlio: sono i figli che ti cambiano e che, se li ami davvero, ti fanno fare cose a cui no, non saresti comunque pronto, mai, nemmeno dopo mesi di lockdown e riflessioni e liste dei pro e contro (PS, se l’hai fatta la lista, metti tra i pro l’omogeneizzato yogurt e pera. Ne vale la pena). Il silenzio ci mette davanti ai nostri vuoti, ci fa scendere dalla giostra rumorosa con mille lucine che ci accecano e ci fa capire che qualcosa, forse, manca. Anche a chi ha tutto come te. È giusto fermarsi fin quando siamo in tempo per rimettere in ordine la nostra vita, ma non è solo questione di decidere il quando e il come diventare genitore. È questione di affidarsi, di correre comunque vada, di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, di aprirsi alla vita in tutti i sensi. È di quel “dare la vita” che abbiamo bisogno per dare senso ai vuoti, ma non solo darla a qualcuno, a un figlio, ma donare prima la nostra, dare la nostra esistenza per qualcuno, a qualcuno, che è qualcosa di molto più adrenalinico di qualunque piano noi potremmo mai avere per la nostra corsa.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *