Katy, basta anche un pelo meno!

Katy, grazie, ma la prossima volta, anche un pelo meno! E quando dico “pelo”, intendo proprio pelo. La cantante diventata mamma quasi un anno fa ha mostrato i polpacci irsuti che le si erano “accapponati” dopo una esibizione ad American Idol. Ha detto candidamente che non si rade da quando ha partorito perché
Da quando sono diventata mamma l’ultima cosa a cui penso è depilarmi le gambe“. Non posso certo guardare la pagliuzza (o meglio, stare a fare il pelo!) alla Perry, io che ho “una trave nel mio occhio” e spesso mi trovo nella sua identica situazione che definiremo genericamente “livello Yeti”. Ci siamo passate tutte, soprattutto dopo il parto: peli incolti da Silkepil modello “decespugliatore fossi”, doppie punte, ciambelline sui fianchi così dolci che mancano solo la glassa e gli zuccherini, ricrescita che per fortuna ormai è diventata shatush quindi almeno lì siamo a posto. Tutta questa cultura del “mostrare” a tutti i costi per dire che stiamo bene, che non ci interessa, che siamo superiori ed è tutta bodypositivity che scorre, in realtà per me ha molto poco a che fare con lo stare bene davvero, con l’accettarsi, che è spesso qualcosa di molto più complesso, faticoso e delicato del dire semplicemente “guarda, i peli ce li ha anche la Perry!”. Certo, per un attimo mi fa sentire VIP e arrivata, ma poi si scende dal palco e si torna alla vita reale dove ci sarà sempre qualcosa di noi che la gente coi K su Instagram non avrà ancora sdoganato: un nuovo difetto, una nuova imperfezione che non riusciamo ad accettare, un neo che non ci piace e un alluce tremendo almeno fin quando la Katy di turno non lo avrà mostrato in mondovisione per dirci che va bene, è cool. Avere pudore (non solo quando si tratta di tette, scollature e stacchi di coscia) è sempre la più bella forma di rispetto per noi stesse e il nostro corpo, per dire davvero:
“Sto bene non perché mi piaccia coi peli, le occhiaie o le smagliature, non perché ho tutto sotto controllo, sono forte e non mi interessa cosa pensano di me, ma perché questi segni, questo corpo che fatico a riconoscere con le sue imperfezioni può fare cose perfette e bellissime”. A volte ci si può mettere in secondo piano, per amore, per pensare a cose più importanti certo, dice Katy (e sottoscrivo da un lavello pieno di piatti e un pavimento davanti a cui non chiudo gli occhi solo per non uccidermi un piede con le Lego disseminate qua e là), ma a volte c’è da accontentarsi dei pantaloni fin quando non si ha tempo per radersi, dico io.

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