Sempre aperto

Commento al Vangelo Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

“Maestro, dove dimori?” “Venite e vedrete.”

Quando ero ragazzina, dopo la cresima scelsi di continuare a frequentare gli incontri del sabato in parrocchia. Se qualcuno mi chiedesse il perché io non saprei rispondere, l’unica cosa che ricordo è che a quell’età, tredici anni circa, mi interessava non perdermi nulla della vita, volevo fare mie tutte le esperienze che mi si presentavano, e quella per esempio mi sembrava un’occasione buona per stare con gli amici e fare discorsi importanti, impegnativi, da grandi, come piacevano a me. La fede, direttamente, non c’entrava nulla, e i miei genitori non mi dissero né di andare né di non andare.

C’era altro nell’aria e questo altro si concretizzó con una coppia di giovani sposi che guidava questo gruppetto di ragazzi e che aveva un sacco di voglia di ascoltarci e di parlare, e faceva tutto con un entusiasmo che io non avevo mai conosciuto.

Sono trascorsi quasi vent’anni, in mezzo sono successe tante cose, ci sono state persone che sono venute e se ne sono andate, ma quella coppia di amici, ora genitori di sette ragazzi, ci sono sempre stati, e ci hanno insegnato tanto. Ci hanno mostrato cosa significa vivere con Cristo in famiglia, ci hanno trasmesso il desiderio di non mollare mai, anche quando sembra che la tempesta sia indomabile, tu cristiano puoi fare la differenza. Ma più di ogni altra cosa mi hanno mostrato com’è una casa dove dimora Cristo. Infatti la loro casa è stata sempre aperta, a chi aveva bisogno di parlare, di una parola di conforto, di un consiglio davanti ad un bivio. E in quella casa lo abbiamo sentito tutti il profumo di Gesù e di Maria.

Quei due sposi avevano fissato lo sguardo su Cristo, ecco perché poi chi li incontrava aveva voglia di cercare la Verità.

Il tempo che viviamo è mostruoso sotto certi aspetti, e non parlo della pandemia e di tutto ciò che vi ruota intorno, ma di donne smembrate in parti utili alla produzione di figli destinati alla vendita, bambini-non-persone che rappresentano unicamente l’oggetto del desiderio di adulti egoisti. Sembra un incubo, eppure è la realtà, e per chi ha figli piccoli lo spettro di quello che sarà normale in questa società tra dieci anni spaventa eccome. Chi è genitore ha una responsabilità enorme e ora più che mai non può demandare l’educazione dei figli ad altri soggetti terzi, perché in gioco c’è molto. Consigli? Risposte? Nessuna. Ma Cristo in più di duemila anni ce lo ha mostrato infinite volte, non sono i discorsi a convertire i cuori, non sono le parole a creare cambiamenti profondi. Sono gli incontri, le esperienze, le persone vissute, le presenze autentiche a segnare le vite. Gesù alla domanda dei discepoli su dove vivesse risponde “venite e vedrete”, perché dovevano prima di tutto fare un atto di volontà e scegliere di andare e solo poi avrebbero visto con i loro occhi la sua casa. La fede è tutta un atto di volontà, non ci viene imposto neanche per un secondo di credere in Dio ma dal momento in cui di Lui fai esperienza diretta, non puoi più negarLo. Certo, puoi scegliere di ignorarLo ma vivrai consapevole che stai solo rimandando la resa dei conti con la tua coscienza che batte furiosa e ti riempie di scossoni. Ecco che chi educa oggi, ma come in ogni tempo, deve preoccuparsi pochissimo di fare bei discorsi e moltissimo di vivere da cristiano, in ogni aspetto, così da essere testimone forte e che profuma di Gesù e di Maria. Perché le parole purtroppo, anche se escono da un cuore buono e fedele, possono essere inquinate da un tono di voce giudicante, che vuole fare la morale e bacchettare, e anche quando non lo si vorrebbe questo può succedere. Ed è lì che si creano strappi profondi, quando un’anima fragile e in ricerca si sente giudicata può succedere l’irreparabile. Quindi stiamo sereni, perché più vivremo la nostra fede tenendo lo sguardo fisso su Cristo senza preoccuparci di essere testimoni e più lo saremo per chi ci guarda e vede in noi la strada da seguire.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *