Lettere dal generale cristeros – 31 dicembre

“Mia cara mogliettina, questa, che avrei voluto scrivere tre giorni fa per fartela arrivare in tempo, è la mia lettera di fine anno”.

È l’ultimo giorno dell’anno,

il generale Gorostieta è partito con i cristeros da qualche settimana e sente una profonda mancanza di casa, di sua moglie e dei suoi figli. A differenza della lettera di Natale, questa ha un tono molto più malinconico e si percepisce la difficoltà di vivere in una situazione di clandestinità, paura e dolore.
Ciononostante, Enrique non pensa altro che alla felicità della sua amata.

“Spero che la presenza dei nostri figli ti rallegri un poco dalla tristezza che starai provando a causa della nostra separazione!
Spero che il ricordo della nostra piccola felicità di cui abbiamo goduto insieme, ti faccia dimenticare i tanti nostri dolori e ti dia la forza per avere fiducia, fede e speranza nel futuro!”.

Pensiamo a questo anno che si sta concludendo, molte vite sono state sconvolte, molte cose che davamo per scontate non lo sono più, c’è stato e c’è ancora molto dolore, molte situazioni difficili, complicate, in uno scenario generale altrettanto difficile e carico di incertezze. Eppure, anche nel peggiore dei momenti, anche in mezzo alla guerra che tutto distrugge, dobbiamo trovare la forza ed avere fiducia, fede e speranza, sempre! Questo fa il cristiano, questo contraddistingue un uomo e una donna di Dio, e questo Enrique ce l’aveva tatuato nell’anima.

Anche lui si domandava: “Cosa faremo domani? Che cosa ci porterà il domani?”. E con una disarmante fede si rispondeva: “Dio conosce il nostro destino!”.
Questa è l’incarnazione di una cara preghiera che tutti amiamo: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, solo Dio basta”.

Enrique dice di aver poco da rimproverare all’anno che sta terminando, e ringrazia per tutto ciò che di bello ha vissuto:

“Felice della dolcezza del nostro ragazzone a cui non è mancata la salute, io l’ho passato cullato dal tuo affetto, felice grazie alla tua fiducia e a tutto il tuo amore e per concludere in fortuna, mi hai dato un altro figlio, che fino ad oggi non è altro che una benedizione di Dio, un altro fiore senza una sola spina”.

Leggendo penso a che rapporto profondo avessero questo uomo e questa donna, perché si percepisce la grande intesa e la totale fiducia di questa moglie nelle scelte del marito il quale non era obbligato a partire per quella guerra sanguinosa, è stata una sua scelta. Forse proprio per questo lei lo amava ancora di più, per il suo profondo senso dell’onore e l’amore per quella libertà che credeva dovesse essere difesa a costo della vita.

“Cosa posso chiedere di più? Abbiamo visto crescere la nostra casa, siamo in salute, ci amiamo di più e ci capiamo di più, che altro vogliamo? Questo che inizia sarà il nostro anno”.

Pur lontano da casa, pur provando certamente l’incertezza che prova chiunque soldato in battaglia, il non poter sapere cosa succederà il giorno dopo, se saranno attaccati, se dovranno attaccare, se qualcuno morirà, nonostante tutto, Enrique non ha altro desiderio che sollevare la moglie da questi pensieri e lo fa guardando con gioia al futuro, perché solo questo si può e si deve fare.
E da grande uomo qual è sa bene quanto queste parole saranno gradite dalla moglie: “Se sapessi quanto mi sono stati d’aiuto il maglione e la sciarpa blu!”.
In questa lettera Enrique accenna alla possibilità di incontrare la moglie ma non approfondisce, non scrive né dove né quando, quindi dovremo aspettare le prossime missive. Le dice che non ha ricevuto sue notizie ma non si abbatte: “[…] ho fede in Dio e credo che tu e i nostri figli stiate bene”.

Conclude con la sua solita dolcezza che stiamo imparando ad amare:

“Abbi cura di te, molto, molto, molto; prenditi cura dei due uccellini e insieme a molti baci per loro ti mando tutto il mio amore e ti assicuro che nell’anno che entra ti amerò ancora di più, se riuscirò a trovarne il modo”.

Chissà che queste parole non smuovano dentro di noi qualcosa, un desiderio, un proposito ad amare in modo più passionale, più forte, più dolce chi ci sta accanto. L’amore coniugale non è un fatto dovuto, ha bisogno di essere continuamente stuzzicato, alimentato, come un fuoco.

Visto mai che domani qualche moglie o marito si ritroverà sopra il cuscino o tra le pagine dell’agenda una lettera d’amore? Chissà!

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