Si parte!

Commento al Vangelo Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Ai vostri posti.

Pronti. Partenza. Via! Ogni anno me lo riprometto, voglio vivere questo periodo d’Avvento nel migliore dei modi, voglio che sia un periodo intenso, voglio sentirmi davvero vicina a Gesù. Poi puntualmente mi perdo, i giorni passano, ci sono lavatrici da fare, lavastoviglie da caricare, pavimenti da pulire, pranzi e cene da preparare. E capita che in alcuni giorni la sola preghiera che rivolgo a Dio è quella prima dei pasti, con un occhio a mia figlia che vuole grattare il parmigiano dentro il bicchiere dell’acqua e un altro alla frutta da mettere a bagno. Siamo distratti, confusi, annebbiati. Non sappiamo bene come conciliare la vita, la concretezza delle nostre esistenze, con ciò che sta sopra le nostre teste. Arriva Gesù a spiegarcelo, lui che ha speso ogni istante della sua vita a mostrarci la strada per la felicità. Gesù ci dice di vegliare, di stare svegli, di essere pronti.

Dobbiamo essere come delle sentinelle ma mai inermi o fermi, dobbiamo muoverci, vivere testimoniando la grazia. Quale grazia?

Quella di essere cristiani, di aver conosciuto Cristo e di sapere per cosa siamo fatti,per cosa siamo venuti al mondo. Siamo stati fatti per splendere come stelle nel firmamento ma lo possiamo fare solo con Cristo, solo se lo portiamo con noi ogni secondo della giornata, qualsiasi cosa facciamo. Il fatto è che Cristo ci chiede molto, lui vuole che siamo pronti, puliti, lavati e stirati per l’incontro col Padre ma vuole che tutto il tempo che viviamo non sia un tempo morto, in cui stiamo immobili su noi stessi, attenti a non sporcarci. Cristo vuole tutt’altro, ci vuole costantemente rivolti verso il prossimo, anzi direi il “più prossimo”, proprio quello che ci sta accanto e desidera ardentemente che mostriamo la bellezza della fede a tutti. Ma Cristo è così esigente che vuole ancora qualcosa in più, ci chiede di essere equilibristi, di eccedere nelle opere tanto quanto eccediamo nella preghiera.

Perché se le opere sono un atto di carità verso il prossimo, la preghiera è ciò che più di ogni altra cosa ci tiene legati a Dio.

Senza di essa la fede crolla. Togli la preghiera e il castello rovinerà su se stesso. Eccolo il segreto di un buon avvento, iniziamo con la preghiera, proseguiamo con i sacramenti e andiamo avanti con le opere di bene che vanno dal fare la spesa per qualcuno che è chiuso in casa e non può uscire al raccontare a tua figlia, mentre è seduta sul water, la storia del principe Filiberto e della principessa Vittoria per la decimillesima volta, sempre con lo stesso pathos.

Mettiamoci in viaggio, senza darci obiettivi irrealistici tipo leggere la Bibbia in tre settimane, ma facendo bene ciò che dobbiamo fare, arricchendo le nostre giornate di preghiere, parole buone e atti di carità.

Eliminiamo qualsiasi forma di mormorazione verso l’altro, alleniamoci alla pazienza, diveniamo sentinelle sveglie e attente, capaci di animare ogni loro azione con la vitalità cristiana. E, infine, mettiamo Gesù Bambino al centro, di tutto, delle feste, dei regali, delle decorazioni, degli addobbi, dei nostri pensieri e dei nostri discorsi. Vedrete che così facendo questo sarà un Avvento rinnovato, profondo, radicalmente vivo e vero.

Buon Avvento a tutti!

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