The Vampire Diaries e quel dolore che (per fortuna) non possiamo spegnere

Paradiso.
Purgatorio.
Inferno.

I novissimi, ciò che attende l’uomo al termine della sua vita.

Oggi nessuno ci crede più, non si parla mai di morte e di quello che viene dopo. È interessante come forse solo i film e le serie televisive abbiano il compito di ricordarci che non siamo immortali, che la nostra vita è fragile e che oltre a preoccuparci di cosa mangeremo a pranzo e a cena, sarebbe il caso che tenessimo in considerazione l’eternità.

Quando le mie amiche insistevano perché guardassi The vampire diaries io le zittivo dicendo che sicuramente mi avrebbe fatto paura, perché dai, se proprio devo pensarmi come parte di quel mondo io mi vedo bene a fare la ragazza a cui si ferma la macchina in mezzo ad una strada deserta e buia tra la nebbia più fitta, con poche speranze di non essere uccisa da un vampiro in giacca di pelle.
Ma quando ho iniziato questa serie ne sono stata irrimediabilmente rapita. Certo, sono una donna, una femmina col radar per le storie d’amore tragiche ed epiche, e sicuramente TVD ne è pieno, ma non è solo per questo.

Tutto ha luogo a Mystic Falls, una cittadina in cui se pensi di prendere in affitto una bucolica casetta stile americano con le assi di legno a vista e il portico, metti pure in conto che quasi certamente ti troverai ad avere come vicini un vampiro, una strega o un morbido licantropo che ti intratterrà nelle notti di luna piena.
La protagonista, Elena Gilbert, è reduce da un incidente stradale in cui hanno perso la vita i suoi genitori, e la sua strada incontra quella dei due fratelli Salvatore, Stefan e Damon. Va bene, dai lo ammettiamo, già solo quest’ultimo basterebbe come buona ragione per immergersi totalmente nella visione delle otto stagioni, come fossero un cremoso cono al cioccolato fondente e yogurt delle Alpi gustato in una calda sera d’estate, perché Ian Somerhalder è decisamente il re dei coni gelato!
Tuttavia, noi vi vogliamo proporre una lettura diversa di questa serie televisiva, una riflessione alternativa, che prescinde da qualsiasi ovvia considerazione su TVD.
I vampiri sono esseri immortali in grado di compiere atti terrificanti, come uccidere per nutrirsi di sangue umano, e quando lo fanno sono guidati da un istinto fortissimo, animale, che non si preoccupa di nulla se non di soddisfare le proprie egoistiche voglie. Vi viene in mente nessuno? Direi che quotidianamente ci muoviamo in un mondo di vampiri. Magari non abbiamo i canini troppo lunghi o non riusciamo in quel trucchetto di muoverci da un punto all’altro stile Beep Beep di Willy il Coyote. Ma ne ho vista di gente con lo sguardo scuro pronta a scagliarsi alla gola degli altri, oppure abili manipolatori in grado di confondere e spingere le persone a fare qualcosa solo per il proprio tornaconto.

Siamo tutti vampiri, e spesso siamo di quelli cattivi, senza scrupoli.

E che succede quando sei così, quando fai del male a tutti e tutto questo male ti travolge? Beh, puoi decidere di spegnere tutto, tutti i sentimenti e le emozioni, di togliere il volume, così da non sentire più il senso di colpa, il dolore, il lutto, la paura. Ma se spegni tutte le emozioni brutte e negative, insieme ad esse spegnerai inevitabilmente anche quelle buone, come la compassione, l’empatia, la gentilezza, l’amore. Diventi un mostro, peggio di quello che eri prima.

E non vi è scampo, se decidi di riaccendere le emozioni queste ti travolgeranno. Non c’è altra soluzione se non quella di accettarle, di viverle, di attraversarle e imparare a conviverci. A cosa vi fa pensare tutto questo? Al purgatorio in terra, che significa iniziare a scontare le pene dei propri peccati qui sulla terra, mentre ancora siamo in vita, così da sperare di riuscire a raggiungere prima il paradiso, o la Pace, come lo chiamano nella serie.
Il mondo di oggi non solo nega inferno e paradiso, ma combatte qualsiasi tentativo di redenzione che passi attraverso il dolore dei propri peccati, così da eliminare ogni via di salvezza.
Il punto è che quando commettiamo peccato, qualsiasi peccato, il senso di colpa arriva sempre, in un modo o nell’altro, viene e porta con sé tristezza, depressione, inadeguatezza, e via dicendo. Più peccati commetti e più riesci a silenziare il senso di colpa, diventi quasi immune, finché, se sei fortunato, non tocchi il fondo della tua umanità e le ferite sono così profonde che finisci nella disperazione.
Stefan e Damon, i fratelli vampiri protagonisti della serie, rappresentano due tipi di peccatori ideali.

Stefan è quello che non cade mai,

combatte i propri impulsi interiori con tutto se stesso, ma nel momento in cui si lascia andare ad un solo errore è perduto irrimediabilmente, la sete di sangue lo travolge e non è in grado di controllarsi, deve arrivare appunto a toccare il fondo per poter risalire e ricominciare, seppur perennemente spaventato dalla sua capacità di fare il male, come fosse qualcosa che lo possiede e contro cui non può fare nulla.

Damon è il cattivo ragazzo, è colui che vive quotidianamente nel peccato ma lo fa con moderazione,

è in grado di controllarsi, si è dato dei limiti che riesce a non superare. È consapevole della sua vita, del modo in cui la conduce, e dice di stare bene così.
Stefan ha un senso di colpa che lo schiaccia se lasciato libero, mentre Damon non sa neanche cosa sia.
Il punto è che per noi che non siamo vampiri e non viviamo a Mystic Falls, è decisivo comprendere l’importanza del senso di colpa. Sentirsi colpevoli di aver commesso un peccato non solo ci spinge a cambiare, a fare scelte diverse, ma è una conseguenza del peccato stesso e non va eliminata ma capita e accettata.
I vampiri vengono distrutti dal senso di colpa perché i peccati da loro commessi sono mortali, enormi, terribili, e il senso di colpa privo di uno scopo porta alla disperazione più nera.
Invece un cristiano sa che c’è speranza, sa che chiedendo il perdono di Dio riuscirà a muovere i suoi passi verso la direzione opposta al peccato, e sa che portare dentro di sé il dolore dei peccati commessi non è una condanna ma un mezzo per la salvezza, per il disprezzo dei peccati.
Il male genera male, e quando lo si è commesso le conseguenze sono incontrollabili. Pensiamo a quando sparliamo di una persona, a quando diffondiamo brutti pensieri sul conto di una persona, poi ci pentiamo e andiamo a confessarci, ok, ma le conseguenze di ciò che abbiamo fatto non si fermano. Il senso di colpa ci aiuta a capire la gravità del male commesso, ma se abbiamo Dio nel cuore, se crediamo alla sua Parola, non lasceremo mai che pensieri brutti e disperati si impossessino di noi, ma sapremo convivere con la consapevolezza di ciò che abbiamo fatto o detto.

Non spegniamo mai il dolore perché è ciò che più di tutto ci avvicina alla nostra essenza e all’essenziale.

Fonte immagine Wikipedia

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